«L’appalto da 17 milioni?  Saremmo andati in rosso» 

Il Collegio dei costruttori edili replica con le cifre alle perplessità del Comune «Ci sono prestazioni aggiuntive che non figurano nemmeno nel capitolato»


di Massimiliano Bona


BRUNICO. «L’appalto deserto da 17 milioni di euro per il nuovo palaghiaccio di Brunico? È semplice: nessun costruttore è talmente autolesionista da presentare un’offerta sapendo poi di andare in perdita»: con queste parole ha preso posizione ieri il presidente del Collegio dei Costruttori edili, Michael Auer, che ha replicato con i numeri alla presa di posizione del Comune, deluso dal fatto che un progetto così importante debba essere «congelato» in attesa di trovare una ditta disposta a costruire l’arena dei Lupi gialloneri. Tra l’altro in val Pusteria l’hockey su ghiaccio è lo sport che vanta il maggior seguito di pubblico e il malumore tra i tifosi sta crescendo. «Come collegio costruttori - spiega Auer - siamo sempre contenti quando c’è una nuova gara di appalto. Si crea lavoro e le nostre imprese hanno sempre dimostrato che con la qualità e competitività possono partecipare e vincere. Il problema, qui, è un altro. Non è con la congiuntura economica che si può liquidare la vicenda». Prego, presidente, ci spieghi. «Il progetto non è realizzabile per nessuna impresa che voglia anche solo coprire i costi. La qualità deve essere riconosciuta e premiata: questo vale in edilizia come in ogni altro settore. Al Comune avevamo spiegato anche a dicembre che c’era il serio rischio che il bando, anche con i prezzi ritoccati, andasse deserto». Secondo Auer sono molte le aziende interessate a mettere la loro firma sul nuovo palaghiaccio. «È anche una questione di prestigio».

I conti dei costruttori. La prima gara, nel luglio 2018, è stata suddivisa e appaltata in lotti. I lavori di costruzione ammontavano a 11,99 milioni di euro (inclusi gli impianti fotovoltaico e di refrigerazione e il sistema di drenaggio). Dopo il ritiro del bando in autotutela, il lotto per gli impianti elettrici, di riscaldamento, sanitari e di aereazione, stimato in 2,532 milioni, non è stato più appaltato. La seconda gara è stata fatta per lavori chiavi in mano per un «general contractor», senza una suddivisione in lotti. L’appalto ha una base d’asta di 16,899 milioni, inclusi i 2,532 per gli impianti elettrici, di riscaldamento, sanitari e di aerazione. «Nella ridefinizione dei prezzi, dal primo al secondo bando, c’è stato un aumento di 2,377 milioni di euro. Nonostante questo adeguamento dei prezzi la base d’asta è troppo bassa. Inoltre in entrambi i bandi erano previste prestazioni aggiuntive (impalcature, ecc.) che non erano considerate nell’analisi dei prezzi e il vincitore dovrebbe farsene carico gratuitamente. A queste condizioni il Comune non troverà nessuno». Forse chi ha stilato il bando dovrebbe valutare se sono stati commessi o meno errori di valutazione partendo proprio dai prezzi.

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