Alta Pusteria 

La docente: richieste salite da 23 a 70

Alta pusteria. Uno dei casi più eclatanti, con richieste nell’ordine dell’ottanta per cento, si è registrato in Alta Pusteria, come spiega un’insegnante, prima esclusa e poi inserita nel servizio d’em...



Alta pusteria. Uno dei casi più eclatanti, con richieste nell’ordine dell’ottanta per cento, si è registrato in Alta Pusteria, come spiega un’insegnante, prima esclusa e poi inserita nel servizio d’emergenza. «Io ho un bambino piccolo – spiega la prof. - mio marito fa un lavoro essenziale e io lavoro da casa con la didattica a distanza, esclusa fino a sabato dal diritto al servizio. Perciò non ho fatto domanda. Ma il modello per accedere al servizio d’emergenza richiede che solo uno dei genitori precisi la propria posizione professionale ed è sufficiente che l’altro spieghi di non essere in grado di prendersi cura del figlio. Dietro a una motivazione del genere, ci può stare di tutto, da una reale, critica impossibilità a un’esigenza momentanea al semplice desiderio di prendersi del tempo libero».

Di fatto, continua la docente, «ad esempio, a Monguelfo-Tesido (dove confluiscono anche scuole della Val Casies), da novembre a oggi i bimbi inseriti nel servizio d’emergenza sono passati da 23 a 70». Basterebbe verificare le autocertificazioni, dare un’occhiata alle motivazioni dichiarate e (anche a campione) vedere se corrispondono a bisogni effettivi, ma qui scatta un cortocircuito: «L’Intendenza – spiega l’insegnante – sostiene che sono i dirigenti a dover/poter controllare i moduli, ma i dirigenti rispondono che no, loro non li controllano, tanto più che i moduli stessi non richiedono la precisazione di dettagli facilmente controllabili (ad esempio relativi alle professioni dei genitori). Ho sentito di dirigenti che, di fronte ai numeri del servizio d’emergenza, hanno commentato che tanto vale riaprire le classi».













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