Montagna

Pedaggi sui passi dolomitici? Per ora non se ne parla

Opposizioni in pressing «per arrivare in tempi brevi a un turismo di qualità». L'assessore provinciale Alfreider: «Lavoriamo per limitare gli accessi digitalmente, come si è provato a fare a Braies»


Massimiliano Bona


DOLOMITI. Pedaggi sui passi, almeno per ora non se parla. Bocciata in Consiglio provinciale una mozione in questa direzione mentre è passata di misura (17 voti a 16) l’idea di «rendere chiaramente riconoscibile con cartelli posti lungo il perimetro l’area del sito Unesco, segnalando al contempo che si tratta di un’area sensibile».

Un piccolo passo avanti verso una maggiore tutela ma anche un intelligente mossa di marketing. La mozione presentata dai consiglieri Unterholzner, A.Ploner, Faistnauer, F. Ploner, Köllensperger e Rieder è stata emendata da Unterholzner (Enzian) e Knoll, Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit), Mair, Leiter-Reber (Die Freiheitlichen) e Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol).

Le premesse della mozione sono in parte condivisibili. Josef Unterholzner ha sottolineato che dopo l’attribuzione nel 2009 del riconoscimento dell’Unesco per le Dolomiti «la missione di tutelare questo ecosistema così sensibile era stata ed è spesso dimenticata». Ad oggi «non esistono per quest’area di 135 mila ettari, strategie orientate al futuro e decisioni in questa direzione da parte dei responsabili politici, del turismo e della Fondazione Dolomiti Unesco. A ciò si somma l’assenza di scelte coraggiose per quanto riguarda la mobilità, e - nonostante i buoni propositi espressi a suo tempo da Alto Adige Marketing - di campagne di sensibilizzazione per trasformare il turismo di massa in un turismo di qualità». La mozione chiedeva poi di prendere da realtà come la svizzera Zermatt «rinunciando alla mobilità gratuita».

Per l’assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider sul tema si sta lavorando su più fronti. «Serve un cambio di paradigma e sono necessari tempo e preparazione. Si è riusciti a intervenire con una norma di attuazione, in modo da rendere possibile un pedaggio anche su una strada di collegamento come quella del passo Sella, ma va considerato che ci sono partner da considerare al di là del Passo.

Da parte del Governo c’è maggiore attenzione, lo stesso ministro Giovannini era soddisfatto della proposta dell’Alto Adige e si stanno studiando le possibilità di modifica relative alle zone sensibili con l’appoggio dell’onorevole Schullian. Si sta lavorando anche per limitare gli accessi per via digitale, come si è provato a fare a Braies, ma bisogna fare attenzione ad altre disposizioni, quali ad esempio la privacy. Si lavora a regolamentazioni di questo tipo anche per il Passo dello Stelvio. Ci sono contatti con la Lombardia, ma ci vogliono tempo e pianificazione. L’obiettivo è di dare alle persone la possibilità di raggiungere queste località senza usare la macchina ed evitando intasamenti nel fondovalle. La mozione va respinta, mancano i presupposti giuridici».

Maria Hochgruber Kuenzer (Svp), referente altoatesina nel Cda Dolomiti Unesco, ha chiarito che la Provincia di Bolzano ha sempre messo in primo piano la particolarità dell’area. «È stato segnalato che sono necessari nuovi programmi per tutelare l’area, ma l’Alto Adige ne è solo una parte. Nel frattempo, sono state installate insegne ai limiti dell’area protetta per sensibilizzare di più sulla questione».

Paul Kölensperger (Team K), ricordando di aver firmato la mozione originaria, si è detto favorevole alla proposta, ritenendo «il pedaggio un passo importante per tutelare l’area sensibile Dolomiti Unesco, al fine di evitare il traffico e puntare a mezzi di trasporto più sostenibili».

Hanspeter Staffler (Verdi) ritiene che la proposta andasse nella direzione giusta. Ha ricordato che «nel 2009 nessuno pensava che la messa sotto tutela avrebbe attirato tanti turisti, promuovendo il contrario di quanto si voleva fare. I problemi sulle strade e i passi dolomitici ci sono da anni, e le proposte elencate possono andare bene, «tuttavia un sistema che prevede un pedaggio non aiuta a ridurre il traffico, e manca un riferimento alla limitazione, come a Braies, dove si stanno ipotizzando limiti di accessi giornalieri».













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