L'appello

«Salvate le mura del ’500 affiorate a Dobbiaco» 

Tracce di un’antica residenza sono venute alla luce nel cantiere di un nuovo stabile. Il tutto non lontano dalla piazza dove ha fatto discutere il recente abbattimento dell’hotel Posta (foto Johanna Kofler)


Fausto Da Deppo


DOBBIACO. Dopo la vicenda dell’hotel Posta con la facciata in stile asburgico, abbattuto per far posto a una nuova costruzione, Dobbiaco torna palcoscenico di un confronto fra antico e futuro, fra bisogno di contemporaneità e desiderio di salvaguardare il passato. Con relative polemiche.

Si scava in via Gustav Mahler, a un paio di centinaia di metri dalla centrale piazza Parrocchia e dal cantiere del secolare albergo per cui si è recentemente battuto anche Vittorio Sgarbi.

E lì, dove c’era una piccola abitazione con giardino, è spuntato un reticolo di muri antichi.

Johanna Kofler, “vicina di casa” dello scavo e appassionata di arte e archeologia (anche lei in prima linea nella “battaglia” in difesa del Posta), si è subito interessata e l’interesse è diventato presto una presa di posizione: perché quei muri non vadano sacrificati in nome di un altro progetto di attualità: “una costruzione con undici appartamenti”, si è informata e riferisce la signora. Che ha messo al corrente dello scavo, con foto e riferimenti storici che identificano quella zona “fra le più antiche di Dobbiaco”, Antonio De Rossi, docente ed esperto di architettura montana del Politecnico di Torino.

Kofler ha anche sollecitato intervento e scavo da parte dei tecnici della sovrintendenza provinciale ai beni archeologici e ha le idee chiare su quanto è affiorato fin qui: “Si tratta - è la sua descrizione del sito - di un edificio che può risalire a 5-600 anni fa. Le mura hanno conci angolari e altri particolari che evidenziano una costruzione elegante, forse una residenza nobiliare, con un perimetro quadrato di 18 metri di lato”.

Ce ne sarebbero tracce anche nel catasto austriaco di metà Ottocento, poi l’abitazione fu travolta, come l’intero paese, dall’alluvione del 1882 “e il pianoterra che possiamo ammirare con gli scavi in corso - spiega ancora l’appassionata - è sprofondato al livello delle cantine di oggi”.

Il rischio segnalato da Johanna Kofler è che i ritrovamenti imprevisti nel cammino che dovrebbe portare alla realizzazione del nuovo edificio residenziale possano venire immortalati e archiviati in una serie di fotografie e poi rimossi, perché, spiega la signora, “appartenendo a un’epoca non abbastanza antica non possono essere ricompresi sotto la tutela dell’ufficio beni archeologici della sopraintendenza”. E non sarebbe, insiste Kofler, una fine augurabile per “un segno comunque antico della storia locale, sopravvissuto a tutto, a guerre e disastri ambientali nel corso di un percorso di secoli”.

Il sindaco Martin Rienzner non dà nulla per scontato: “Aspetto sopralluoghi, valutazioni tecniche e conseguenti indicazioni da parte della sovrintendenza”. E se questa dovesse dire “che le mura non si toccano, si dovrà tenerne conto per il progetto in corso”.

Intanto, documenti alla mano, Kofler ha consultato il docente torinese e da lui aspetta la perizia che possa salvare le mura. “Perché - dice ancora Kofler - non dovrebbe finire come il posta, cancellato da uno scavo che è già arrivato a far spazio a due futuri piani interrati, tutto così vicino al campanile e alla chiesa”.

A tenere l’hotel sulla piazza non sono serviti né una raccolta di firme, né “il ricorso presentato da Sgarbi a inizio dicembre in Procura a Bolzano”. In via Mahler “bisogna far qualcosa prima che sia troppo tardi”.













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