Sgarbi insiste sul Posta: «Un crimine abbatterlo»
Lo storico hotel a Dobbiaco. Attacco in video conferenza sulla pagina Facebook del Mart Il critico ha chiesto anche le dimissioni del sindaco Rienzner. La replica: «Chi è Sgarbi?»
Dobbiaco. “Crimine”, “delitto”, “scandalo” sono le parole che Vittorio Sgarbi usa per descrivere l’abbattimento dell’hotel Posta in centro a Dobbiaco, previsto e in via di realizzazione sulla base di un progetto che, dopo un lungo iter, ha ricevuto nei giorni scorsi la concessione edilizia.
“Non si distrugge un monumento che ha più di cento anni”, ha ripetuto Sgarbi nel corso della video conferenza stampa accesa ieri sulla pagina Facebook del Mart di Rovereto, di cui è presidente. Il tema era la chiusura del museo e la ricerca di una modalità di relazione alternativa con gli appassionati d’arte, ma buona parte del collegamento è stata dedicata al Posta e alla sua vicenda, ritratta come “segno di inciviltà e di morte”, “delitto contro la civiltà” e anche “crimine conto l’umanità”. E secondo lo stesso Sgarbi, “al momento più importante della stessa apertura del Mart che certo mi sta particolarmente a cuore”,
Il critico ha ricordato “le 4.500 firme raccolte da una petizione per salvare lo storico complesso”, ha elencato gli interventi di Italia Nostra e dello storico dell’arte bolognese Francesco Vincenti e ha spiegato di essersi rivolto fin qui “invano a Soprintendenza, al presidente provinciale Kompatscher e all’assessore Bessone (competente anche per il patrimonio, ndr)”. Ci riproverà, chiedendo al governatore “di verificare i passaggi che hanno portato a rendere possibile l’abbattimento dell’hotel: e non mi risponda che si tratta di un edificio privato”. Il Posta non è stato tutelato da un vincolo architettonico e Sgarbi ha promesso di ribussare anche alla porta della Soprintendenza, “perché il vincolo è obbligatorio, è nella legge di tutela”.
Intanto, ha invocato “le dimissioni del sindaco di Dobbiaco” e ha dato uno scrollone alle giacche dei consiglieri provinciali “che fin qui non sono intervenuti mentre si perde qualcosa che è un valore di tutti i cittadini”.
La sua battaglia Sgarbi ha annunciato poi di portarla avanti chiamando in causa la magistratura “per l’accertamento di eventuali omissioni”. Nel nome della bellezza “che, citando Dostoevski - ha aggiunto il presidente del Mart - salverà il mondo ma che non viene certo salvata così” . E la facciata in stile austroungarico dell’albergo destinato a diventare un moderno contemporaneo contenitore di spazi residenziali e commerciali accede anche allo spazio delle citazioni nobili.
Infine, per il critico quelli che si scandalizzano, si risentono o comunque non approvano le sue parole e i suoi toni farebbero meglio a scandalizzarsi “per ciò che appunto sta succedendo a Dobbiaco” .
In attesa delle risposte dai vertici provinciali, il sindaco di Dobbiaco Martin Rienzner ha replicato insistendo sui tempi lunghi del progetto per il futuro del Posta: “L’hotel è chiuso da 10 anni e da almeno 8 si conosce il suo destino. Il piano per l’abbattimento della struttura ha attraversato tutti i passaggi previsti e richiesti. Non capisco perché Sgarbi non ha detto nulla prima e si fa vivo adesso”. Rienzner dice di “accettare le critiche, ma questa storia sta diventando anche pesante. Non è che si è detto “Tiriamo giù il Posta” e in tre settimane si è fatto tutto”.
Insomma, si è seguito un percorso e si è arrivati a una conclusione. Quando poi si fa notare a Rienzner che Sgarbi ha chiesto le sue dimissioni, il sindaco oscilla tra polemica e diplomazia e, se da un lato sbotta “Chi è Sgarbi per chiedere le mie dimissioni?”, dall’altro rinvia “a consiglio comunale e cittadini: sono loro eventualmente a chiedere che me ne vada”. Rienzner ieri non era collegato alla diretta Facebook con Vittorio Sgarbi: “Non lo seguo”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA .