L'emergenza

Troppi infermieri non vaccinati, in affanno le case di riposo

A San Martino in Badia la carenza di personale ha costretto a chiudere il reparto per chi soffre di demenza. A Ortisei mancano dieci operatori e dieci letti restano vuoti, non potendo assicurare l’assistenza agli eventuali ospiti


Ezio Danieli


ORTISEi / BADIA. Alle case di riposo di Ortisei e di San Martino in Badia, le mancate vaccinazioni anti Covid fra il personale (che solo in parte ricorre al tampone ogni tre giorni per poter lavorare) si riflettono in riorganizzazioni non sempre agevoli dei servizi.

Nel capoluogo della Gardena mancano dieci operatori e dieci letti restano vuoti, non potendo assicurare l’assistenza agli eventuali ospiti. A San Martino, invece, sempre per la carenza di personale vaccinato, è stato chiuso il reparto riservato a chi soffre di demenza e gli ospiti sono stati trasferiti in altri due reparti riorganizzando i compiti degli operatori.

Nella residenza per anziani San Durich a Ortisei, 6 dipendenti sono stati sospesi, per altri due si valuta la situazione e altri due membri del personale sono a loro volta senza il green pass verde. Il totale degli operatori non in regola con il Green Pass è di 10 persone, un numero che corrisponde a un terzo del personale. Il totale dei posti letto disponibili nella struttura è 75, ma come detto 10 di questi non sono occupati e non si programma a breve il loro utilizzo.

“È impossibile fornire nel modo e nella quantità di prima dell’emergenza Covid le forme di assistenza previste - dicono alla casa di riposo - e questo perché dobbiamo rinunciare ai dipendenti che ancora non si sono sottoposti al vaccino e non sono in possesso del green pass. I volontari non mancano per fortuna e svolgono un prezioso ruolo, ma non possono sostituire un’assistenza qualificata di tipo professionale”.

Il servizio di assistenza domiciliare aiuta dove può, ma a sua volta non può garantire un’assistenza completa. “Dobbiamo lodare il modo in cui il personale sta affrontando la situazione - proseguono alla casa di riposo - Dopo i difficili mesi della pandemia, ora manca personale dopo le sospensioni già attuate. Tutti gli operatori e i volontari affrontano grandi sfide: non è facile coprire i turni, garantire il periodi di ferie rappresenta una difficoltà organizzativa, c’è una mancanza di lavoratori qualificati. Avremmo bisogno di più persone che lavorano con noi”.

“Vorremmo che i politici trovassero soluzioni su come coprire al meglio la richiesta e il bisogno di assistenza per la terza età - dicono ancora a Ortisei - Questa situazione va a scapito di molte persone: famiglie, residenti, personale, dirigenti”. Alla casa di riposo le visite agli anziani ospiti sono possibili esibendo il green pass e rispettando le precauzioni previste per rispettare le misure di sicurezza. Gli stessi ospiti possono anche muoversi liberamente all’interno della struttura.

Alla “Ojöp Frëinademetz” a San Martino la situazione non è migliore. Come detto, è stato chiuso il reparto di demenza con gli 8 ospiti trasferiti in altri reparti. Anche qui tutto risale alle mancate vaccinazioni di una ventina di operatori, che conseguentemente non hanno il green pass indispensabile per accedere al posto di lavoro.

“Alcune di queste persone si fanno il tampone ogni tre giorni e possono quindi operare a fianco degli anziani. Ma quanto potrà durare questa situazione?”, si chiede Giovanni Mischì, presidente della casa di riposo, che è fortemente preoccupato “perché la situazione si riflette sull’organizzazione della casa di riposo e sulla funzionalità dei servizi che dobbiamo assicurare ai vari pazienti. La chiusura del reparto demenza è stato il primo provvedimento cui siamo stati costretti, a malincuore. Purtroppo, perdurando la situazione attuale c’è il rischio di altre limitazioni nei servizi, anche se faremo di tutto per evitarle”.













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