Uxoricidio di Versciaco, la vittima aveva preparato la valigia
In corso il processo a Bolzano. Il fratello di Fatima: “Era infelice, viveva da sola nella casa in cui il marito la chiudeva a chiave tutto il giorno: una prigione per lei”
BOLZANO. Nella casa di Versciaco dove, la mattina del 30 gennaio 2020 venne trovata morta a letto Fatima Zeeshan, pakistana di 28 anni incinta all'ottavo mese, i carabinieri trovarono l'armadio vuoto: nessun vestito della donna era appeso all'interno. Tutti i suoi indumenti erano riposti in una borsa da viaggio, chiusa. Non solo, ma la cassaforte dell'appartamento era aperta e la donna, che non lavorava, aveva nel portafoglio 800 euro in contanti.
Questi dettagli potrebbero far pensare che la donna avesse l'intenzione di fuggire di casa, lasciando il marito Mustafa, di dieci anni più vecchio. L'uomo è imputato per omicidio volontario aggravato: proprio durante un'udienza del processo uno dei carabinieri che effettuarono per primi il sopralluogo dell'appartamento ha riferito i dettagli della borsa e del denaro.
Nell'udienza precedente, il fratello della vittima, Hamza, che si è costituito parte civile, aveva dichiarato: "Fatima era infelice. Viveva da sola nella casa in cui il marito la chiudeva a chiave tutto il giorno, quando usciva per andare al lavoro. Una prigione che aveva preparato per lei". L'autopsia aveva stabilito che la vittima era morta per "asfissia meccanica acuta da soffocamento": sul corpo erano state trovate svariate ecchimosi, ritenute compatibili con un'aggressione violenta a calci e pugni. Oggi in aula i carabinieri hanno testimoniato che il marito Mustafa, quel giorno, aveva le mani gonfie e sporche ed i piedi pieni di lividi. La prossima udienza del processo si svolgerà il 4 febbraio.