il caso

Ragazzi autistici respinti dal Parco avventura di Caldaro. I genitori: «Siamo feriti»

La denuncia: «Dovevano andare il 23 luglio, accompagnati da quattro operatori. Ci è stato detto di no». La struttura: «Per questioni assicurative non possono entrare persone con disabilità intellettiva»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Siamo allibiti, feriti. I nostri figli il 23 luglio sono stati esclusi dal Parco avventura». A parlare un gruppo di genitori che ha scelto di raccontare perchè non succeda più, ad altri. Martedì 23 luglio respintiotto ragazzi autistici.Martedì 23 luglio 8 ragazzi autistici tra gli 11 ed i 20 anni che frequentano il campo estivo "Estate autonoma", avrebbero dovuto effettuare una gita al Parco avventura di Caldaro, struttura privata, accompagnati da quattro operatori, con l'obiettivo di seguire i percorsi più semplici.

 I genitori: “Rifiuto inaspettato”

«Gita che non è stato possibile effettuare - spiegano i genitori - La coop ha inviato una email di richiesta al Parco che ha negato l'accesso. Ci è stato detto che "per questioni assicurative non possono entrare ragazzi con disabilità intellettiva". Un rifiuto inaspettato che ha suscitato il nostro sdegno visto che siamo alle prese con la lotta quotidiana all'inclusione sociale dei nostri figli».

La versione del Parco: «Questioni assicurative» 

La struttura per il tempo libero della frazione di Castelvecchio, a Caldaro, parla di problemi assicurativi: «Non possono entrare ragazzi con disabilità intellettiva perché se succedesse qualcosa saremmo costretti a risarcire eventuali danni alle persone. Non ce l'abbiamo con l'associazione "TimeAut" che ci ha chiesto il permesso alla gita, ma queste sono le regole che dobbiamo applicare e che valgono per tutte le persone con disabilità mentale». «In 18 anni non abbiamo mai avuto problemi», spiega il proprietario della struttura, Luis Strobl, «mi dispiace, ma è impossibile fare entrare gruppi di persone con questa disabilità, mi dispiace, ma saremmo noi i primi a risponderne davanti ai giudici nel caso succedesse qualcosa».

Pazienti in aumento: il Cerchio ne segue più di 300

Comportamenti ripetitivi, difficoltà ad avere relazioni sociali, parlare in modo anomalo o non parlare affatto: sono solo alcuni dei modi in cui si manifestano i disturbi dello spettro autistico, che in Italia colpiscono un bambino su 77 nella fascia d'età fra 7 e 9 anni. Molto poco si sa sulle possibili cause e molto c'è da fare sui fronti della ricerca e della diagnosi precoce. Le stime più recenti indicano che i maschi sono 4,4 volte più colpiti rispetto alle femmine e che sono inoltre circa 500 mila le famiglie nelle quali è presente almeno una persona con questi disturbi. Tra le cause, anche componenti genetiche. In Alto Adige è attiva l'associazione "Il Cerchio" che segue tra Bolzano e la sede di Bressanone - circa 330 pazienti al mese. Ma ce ne sono 170 in lista d'attesa.

La primaria Arcangeli: «Atto discriminatorio»

Donatella Arcangeli, primaria dei Servizi di Neuropsichiatria infantile per tutti i Comprensori sanitari dell'Asl, parla di atto di discriminazione. «Questa notizia - dice - mi lascia del tutto incredula: si tratta di un atto di totale discriminazione che spero venga al più presto chiarito, con le dovute scuse ai genitori di questi ragazzi e agli operatori che hanno organizzato la gita. Tutti i soggetti con autismo e/o altre forme di disabilità hanno il diritto, nella nostra società, di essere inclusi nella vita sociale. Senza se e senza ma. Non mi stupisce che ciò sia accaduto quando Airbnb ha fatto una pubblicità per vacanze "senza i bambini che disturbano"».

Il primario Conca: «Non riesco a capire le ragioni del no»

Andreas Conca, primario del reparto di Psichiatria del San Maurizio, è sintetico: «Non riesco a capire le motivazioni del no. Non comprendo le ragioni per le quali un disagio mentale possa comportare un divieto di entrata».

La lotta al pregiudizionon si deve fermare

I genitori si sentono feriti da un atteggiamento discriminatorio legato al pregiudizio che vede la disabilità cognitiva fonte di pericolo per la persona stessa e per gli altri. «Con i responsabili del Parco -dicono - non è stato possibile trovare soluzione attraverso il dialogo: ci è stato solo ripetuto che l'ingresso per i nostri ragazzi non sarebbe stato possibile perché, in caso di incidenti, l'assicurazione non li avrebbe coperti. Nel regolamento pubblicato sul sito si legge che il Parco è aperto a tutti i partecipanti che non soffrano di una menomazione fisica o psichica, che potrebbero con l'utilizzo costituire un pericolo per sé stessi o per gli altri. Verrebbe da domandarsi come abbiano fatto i responsabili della struttura a valutare che la disabilità dei ragazzi potesse essere pericolosa senza conoscerli. È evidente quanto sia necessaria una importante opera di sensibilizzazione sull'autismo, poiché in questo episodio a tale parola è corrisposto uno stigma che ha impedito a giovani di vivere un'esperienza divertente e soprattutto formativa per il loro percorso di crescita. Sarebbero stati scelti percorsi semplici ed adatti e sarebbero stati seguiti per l'intera durata dell'attività per un massimo di due ore, come indicato via email. In anni passati altre organizzazioni avevano portato ragazzi con disabilità anche cognitiva nel Parco senza problemi e ci chiediamo cosa possa essere cambiato. In un mondo che si vanta di puntare all'inclusione è triste dover segnalare che, nei fatti, la discriminazione esiste sotto troppe forme. La legge c'è - così i genitori - bisogna lavorare per cambiare la "forma mentis" delle persone nei confronti della disabilità e questa è la parte più difficile».













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