SANITA'

Screening in Alto Adige: Servizio Igiene e Cup devono collaborare

La lettera di Eleonora Boscarol, medico di famiglia



In molti mi chiedono cosa io pensi dello screening di massa che è stato eseguito nel fine settimana. La premessa doverosa ed iniziale

è che è stata una bella iniziativa, anche innovativa, ma non mi sfuggono alcune ombre. La mia impressione è che l’Azienda Sanitaria fatichi a comprendere pienamente di cosa abbia bisogno il territorio perché, in realtà, non è mai stato nemmeno troppo consultato.

Mai hanno pensato di includere nelle decisioni quelli che sono a contatto con il maggior numero di pazienti positivi e dei loro familiari. Il metodo non può essere quello della comunicazione alla

stampa prima e dell’analisi delle criticità poi.

Facciamo il punto:

1) Il tampone rapido è un test non validato. Oltretutto non verrà nemmeno seguito da un test validato. I positivi verranno liberati dopo 10 giorni senza ulteriori test molecolari o antigenici, lasciando al sentire del singolo la possibilità di segnalare eventuali sintomi sospetti. Per esperienza personale i pazienti, sopratutto paucisintomatici, sottovalutano questi sintomi.

2) Non verrà fatto il tracciamento dei contatti. Quindi se il marito è positivo e la moglie no quest’ultima potrà andare al lavoro. Non tenendo conto che potrebbe essere in incubazione.

3) Non è ancora stata chiarita la questione dei certificati di malattia. Ad oggi non è possibile mettere in malattia una persona clinicamente sana, tanto meno sulla base di un test non validato.

La malattia da emettere dovrebbe essere V29.0 Isolamento fiduciario. Cosa significa? Significa che la persona non può, come nella malattia normale, uscire di casa durante le ore in cui l’Inps non controlla. È obbligata a restare in casa, isolata in una camera. Anche se sta bene. Togliere la libertà personale non è una cosa che si fa con leggerezza. La possibilità di togliere questa libertà non è stata data al medico di Medicina Generale. È appannaggio esclusivo del SIsp (servizio di Igiene e Sanità Pubblica). Servizio già così al collasso. Quindi, chi decide di sottoporsi allo screening, è pregato di pretendere, in caso di positività, il certificato di malattia direttamente da chi ha eseguito il test.

Di cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di un’altra macchina per processare i tamponi Pcr. Di personale al servizio igiene e che questo personale venga minimamente formato (non ne possiamo più di quarantene che non arrivano o arrivano sbagliate, perché quando cerchiamo di contattare il servizio di igiene ci mettiamo ore

prima di prendere la linea e spesso non si risolve il problema neppure telefonando 3-4 volte, togliendo tempo a chi sta male).

Abbiamo bisogno di tornare a un sistema rapido di testare-tracciare-trattare. Questi sarebbero investimenti che ci aiuterebbero anche ad affrontare i prossimi mesi in maniera sostenibile. Attualmente se richiedo un tampone per un sintomatico passano fra i 5 e i 7 giorni prima che venga eseguito. A questi si aggiungono in genere 3 giorni per processare il tampone e altri 4 giorni per l’arrivo della quarantena. Totale 14 giorni. Due settimane nei quali i contatti stretti possono circolare liberamente. Dopo questi infiniti 14 giorni vengono messi in isolamento fiduciario sì e no i familiari. Non i colleghi di lavoro, non le persone viste di recente. I familiari in isolamento fiduciario, proprio perché il sistema è al collasso, non vengono più testati immediatamente, ma solo dopo 10 giorni. Quindi i contatti di un potenziale positivo girano ignari. Abbiamo bisogno che il servizio di igiene e il Cup che prenota i tamponi collaborino. Non se ne può più di pazienti che potrebbero lasciare la quarantena il giorno X, ma hanno il tampone il giorno X+3 e il risultato il giorno X+6. Con quarantena emessa a singhiozzo retroattivamente il giorno X+4, poi x+6. E intanto il datore di lavoro che si scompensa per la mancanza del certificato e il paziente che chiama noi disperato. Per quel che mi riguarda si doveva investire nel Servizio di Igiene. Abbiamo bisogno di sostanza, di concretezza. Abbiamo bisogno, oggi più che mai, che le cose funzionino. Perché le belle facciate, se non c’è nulla dietro, nel giro di poco tempo si sgretolano lasciando spazio al ghigno beffardo delle crepe”.

Firmano anche

Alessandra Gallana,

Oriana Gialluisi,

Orion Puka,

Manuela Zazzetta,

Enrico Marchi,

Chiara Mazzi,

Pietro Murrali,

Manuela Busato,

Pablo Plocastro,

Alexander Tavernini,

Enrico Marchi,

Elena Calliari,

Enzo Bertamini,

Walther Clementi, 

Marco Gardini(Laives),

Martin Lochmann (Bolzano),

Elena Legnaro (Bolzano),

Floriana Crivaro (Bolzano),

Martina Doliana (Nalles),

Monica Bevilacqua (Merano),

Martino Morbini (Merano),

Ivelina Angelova (Merano),

Sonia Trevisani (Merano),

Michele Nardelli (Bressanone),

Daniela Köch-Nardelli (Bressanone),

Cristina Salvaggio(Bolzano),

Maddalena Ravelli (Laives),

Antonio Marchese Ragona (Bolzano),

Eva Angelo (Bolzano),

Doris Gatterer (Renon),

Giulia Ghinello (Bolzano),

Manuela Kustatscher (Bolzano),

Sandro Rinaldi (Bolzano),

Toni Pizzecco (Laces),

Massimo Franceschini (Appiano),

Maria Verena Cicala (Egna),

Christoph Kircher (Bressanone),

Grazia d'Alessandro (Bolzano),

Mauro Lazzari (Castelrotto),

Otmar Perkmann (Bressanone),

Telli Maleknia (Bolzano),

Günther Schwembacher,

Elisabeth Hofer,

Ulrich Plaickner,

Giuliano Piccoliori (Val Gardena),

Georg Untersulzner (Appiano),

Gerd Holzknecht,

Andrea Melega,

Klemens con Lutterotti (Bolzano),

Pietro Stefani,

Heine Santifaller,

Mauro Lazzari,

Susanna Hofmann













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