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Sgominata la banda degli hacker dei bancomat in Alto Adige

Avrebbe messo a segno 13 attacchi tra Bolzano, Brescia, Vicenza e Mantova. Furti anche nelle abitazioni



BOLZANO. A seguito di una articolata attività investigativa (denominata “Jackpotting”) i militari del Nucleo Investigativo Carabinieri di Bolzano hanno tratto in arresto un moldavo e operato nove perquisizioni personali/domiciliari nei confronti di altri sette soggetti dei tredici complessivamente indagati, a vario titolo, nel medesimo procedimento penale.

Fra i vari reati a carico del gruppo criminale spiccano undici assalti a sportelli bancomat nelle provincie di Bolzano, Brescia, Vicenza e Mantova nonché altri furti nei confronti di alcuni esercizi commerciali della provincia di Bolzano.

La particolarità della tecnica utilizzata dal gruppo criminale per impossessarsi del contante contenuto nei bancomat (c.d. “jackpotting”) consisteva nel praticare delle piccole aperture sugli ATM per poi raggiungere i cavi, collegarsi al sistema con delle apposite schede d’interfaccia e dei computer portatili o tablet o smartphone per poi aggirare i sistemi di sicurezza del bancomat, prenderne il controllo e “costringerlo”, grazie al lavoro di hacker operanti in remoto dall’estero, a erogare tutto il contante contenuto nella cassa.

Presi gli hacker dei bancomat: ecco come agivano

I carabinieri di Bolzano hanno sgominato una banca specializzata in furti ai bancomat, arrestando un moldavo e operando nove perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri sette soggetti dei tredici complessivamente indagati, a vario titolo, nel medesimo procedimento penale. Il comandante provinciale dei carabinieri, Raffaele Rivola, spiega come agiva la banda.

Questo innovativo approccio, a differenza degli assalti perpetrati con l’utilizzo di esplosivo, ha consentito agli indagati di operare indisturbati e senza attirare l’attenzione poiché gli istituti di credito potevano accorgersi degli ammanchi solamente alla riapertura della filiale. Nel corso dell’indagine, oltre a ricostruire il particolare modus operandi, è stato possibile documentare numerosissimi sopralluoghi (quasi un vero e proprio “censimento”) presso altri istituti di credito in tutto il Nord-Est pronti per essere svaligiati.

In alcuni casi, i soggetti operanti si sono serviti anche di alcune donne per i sopralluoghi all’interno delle banche. Le insospettabili ragazze avevano il compito di scattare foto e fare riprese video del bancomat e dei sistemi di videosorveglianza della banca per sottoporle poi alla valutazione dei soggetti operativi. L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bolzano è iniziata nell’estate del 2021, quando una prima rapida sequenza di assalti bancomat in provincia di Bolzano (Rifiano, Varna, Montagna, Collalbo, Egna e Nova Ponente) ha suscitato particolare allarme sociale.

L’ingegnoso modo di operare sotto traccia dei malviventi ha richiesto un innovativo e altrettanto originale approccio investigativo da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bolzano che, anche grazie alla collaborazione con i responsabili della sicurezza informatica degli istituti di credito della provincia di Bolzano sono riusciti a recuperare (per poi farli analizzare dal Raggruppamento Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Roma) alcuni dispositivi elettronici di ultima generazione che i malviventi hanno dovuto abbandonare per fuggire durante uno dei colpi.

Attraverso le più moderne tecniche investigative è stato possibile effettuare una meticolosa ricostruzione degli spostamenti degli indagati, verificare le schede telefoniche utilizzate durante i colpi e metterle in correlazione con le numerosissime immagini di videosorveglianza presenti nelle zone degli assalti.

Nel corso delle perquisizioni domiciliari operate dai militari dell’Arma nelle provincie di Bolzano, Padova e Vercelli è stato possibile acquisire numerosi elementi di riscontro all’attività d’indagine. Sono stati infatti sottoposti a sequestro laptop, smartphone, cavi di collegamento per pc, uno dei particolari strumenti utilizzati per praticare l’apertura nei bancomat oltre a svariati arnesi da scasso e indumenti utilizzati per il travisamento. Fra gli strumenti sequestrati spicca un congegno idoneo a bloccare e disturbare le frequenze radio di telecamere e GPS, a conferma della particolare meticolosità del gruppo criminale e del suo livello tecnologico.

Per il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bolzano si tratta di un’ulteriore importante attività investigativa nel settore dei reati predatori condotta negli ultimi anni. In particolare le azioni di contrasto ai furti in abitazione hanno portato a scoprire, tra il 2019 e il 2020 oltre 130 furti in abitazione con le indagini “Funambolo I” e Funambolo II” mentre altre 2 attività investigative nel settore degli assalti bancomat hanno portato, nel 2018, con l’indagine “Acetilene” all’arresto di una banda che faceva saltare i bancomat con il gas acetilene, e nel 2019 all’indagine “Hermes”, condotta unitamente ai Carabinieri dei Comandi Provinciali di Padova e Treviso, che ha consentito di smantellare un gruppo criminale dedito agli assalti bancomat con esplosivo.

Ai sensi delle vigenti norme, ovviamente agli indagati è riconosciuta la presunzione d’innocenza fino a quando non ne sia stata legalmente provata la colpevolezza con una sentenza irrevocabile (Direttiva 2016/343/UE).













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