Addio a Jakob Tappeiner, il «fotografo con le ali»
Il lutto. Fondatore di un’agenzia fotografica prima e di una casa editrice poi, si è spento a 84 anni. Pioniere del settore, i suoi scatti - soprattutto quelli aerei - hanno contribuito a elevare l’immagine turistica dell’Alto Adige a livello internazionale
MERANO. Se ne è andato all'età di 84 anni Jakob Tappeiner, fondatore della “Tappeiner Werbefoto” prima e della casa editrice Tappeiner poi. Originario della val Venosta, a partire dalla fine degli anni Sessanta rivoluzionò il modo di fare foto in Alto Adige, tanto che il suo genio artistico lo ha portato ben oltre i confini del Brennero. Infatti, a Tappeiner si deve l'invenzione di alcune particolari tecniche di fotografia aerea grazie alle quali i paesaggi altoatesini sono stati immortalati facendo poi il giro del mondo. Dell'inizio degli anni Settanta i primi volumi di fotografie sulla montagna e sulle escursioni che fanno subito il giro del mondo. Quindi, il celebre libro “Dalle Dolomiti all'Ortles”, ancora oggi considerato una delle migliori pubblicazioni fotografiche del dopoguerra. Per questo motivo, personalità come Enzo Ferrari lo chiamano a collaborare. Proprio la sua casa editrice sarà la prima ad elaborare cartine aeree per escursioni, curando allo stesso tempo i libri dello scalatore Reinhold Messner all'apice della sua carriera.
Tra quelli che possono dire non solo di avere conosciuto, ma anche lavorato con Jakob Tappeiner c'è anche il noto fotografo di pubblicità brissinense Oskar Da Riz, apprezzato in Italia e all'estero anche ma non solo per la sua capacità unica nel cogliere le forme dell'architettura. «Ho lavorato nello studio di Jakob Tappeiner come apprendista fotografo dal 1978 per circa sei anni. All'epoca avevo quattordici anni. Con lui feci l'apprendistato poi, dopo avere sostenuto l'esame, rimasi nel suo studio di Merano ancora per altri tre anni. Jakob è stato un pioniere della foto turistica in Alto Adige. Era tornato da Vienna pieno di idee e con una professionalità che negli anni 1970-75 non esisteva dalle nostre parti».
A Tappeiner infatti si devono le prime foto per il turismo in Alto Adige. Aveva quattro fotografi che lavoravano a tempo pieno per lui in una azienda all'epoca unica in provincia. «In Alto Adige Jakob ha portato la tecnica del flash, grazie alla quale si riusciva a fare foto di interni negli hotel con lo sfondo delle montagne», spiega Da Riz. Insomma, un innovatore dal punto di vista tecnico nel settore della fotografia per il turismo, anche se la sua grande innovazione che ebbe un risalto internazionale fu lo sviluppo della tecnica per effettuare foto aeree. «Si era specializzato nella fotografia aerea già negli anni 80. Aveva il suo aeroplano, prima lavorava con un pilota che lo portava in giro con macchine dal grande banco ottico, poi si era deciso a fare il patentino per pilotare, sviluppando una tecnica fotografica che gli permetteva di volare allo stesso momento», continua Da Riz che ci tiene a ricordare anche il tipo di rapporto di lavoro che Jakob Tappeiner era capace di stabilire con i suoi collaboratori. «Motivava noi giovani, ti dava tutte le possibilità e se intravedeva capacità non mancava mai la fiducia. A 18 anni feci la patente e lui non esitò a mettermi in mano sia una macchina fotografica di valore sia un'autovettura con la quale andare dai clienti. Oppure, ti dava un elenco di 50 foto da fare per un libro sul Renon e avevi tempo un mese per realizzarle. Tutto in analogico, non era semplice come oggi. Dovevi essere preparato dal punto di vista tecnico. Allora c'erano le scuole professionali, anche se non erano qualificanti, mentre lui era un professionista che applicava le ultime tecniche fotografiche. Il mio mestiere lo ho imparato da lui, non dalla scuola», conclude Da Riz che nel corso dei suoi anni presso Tappeiner ha contribuito ad avviare alla professione anche Georg, figlio dell'artista venostano oggi a sua volta apprezzato fotografo di fama internazionale.
«In questo momento è veramente difficile parlare di mio padre, con la famiglia ci vogliamo prendere un momento. Posso dire che ci ha lasciato tanto amore e affetto e quello rimarrà per sempre con noi. Ecco, una cosa di papà che mi viene in mente: non lo ho mai ho sentito parlare male di altri. Questo lo può scrivere», conclude il figlio.