Chiude la storica edicola crocevia di lettori e curiosi 

Alla stazione ferroviaria. Geltrude Eheim ha abbassato la saracinesca: ora è in pensione Tanti i ricordi, da Marco Pannella a una regista incantata dall’aria d’altri tempi dell’attività



Merano. Da qualche giorno c’è un cartello che segna un vuoto all’ingresso della stazione centrale dei treni: «Chiuso per cessata attività». Dopo quasi quarant’anni a servizio dell’informazione del cittadino nella sua “edicola della stazione”, Geltrude Eheim ha deciso di abbassare la saracinesca e godersi la sua pensione.

Un’atmosfera surreale.

L’avevamo sentita solo pochi mesi fa, nel pieno del lockdown, quando solo alimentari ed edicole erano autorizzati a tenere aperto. Ci aveva spiegato che una situazione così drammatica non la ricordava, lei che il mondo lo ha visto passare, una persona alla volta, affacciata a quella cornice di giornali e riviste che rendevano ancora più bello il suo sorriso. «C’è molta calma, i treni arrivano e sono pressoché vuoti, le persone hanno paura ad avvicinarsi l’una all’altra, e anche quando prendono il giornale, lo notiamo, si mantengono a distanza», raccontava Geltrude.

In quell’edicola, nella quale da alcuni anni era affiancata dalla figlia, a parlare non era solo lei, ma anche Lunetta, la sua cagnolina, ormai diventata una specie di mascotte per tutto quel piccolo microcosmo in cui la stazione dei treni di solito si trasforma. Una punto di passaggio oggi orfano di parte importante della sua storia, per via di quel vuoto all’entrata che ti accoglie, suggerendoti una strana sensazione di solitudine, dove prima c’era chi accoglieva i turisti, magari scambiando con loro la prima parola “meranese”. «Per me la distanza è un pugno nello stomaco, abituata come sono a dialogare con i miei clienti, in un certo senso conoscerli e spesso mandare a memoria che giornali preferiscono», ci aveva spietato a marzo questa bellissima signora ottantenne, ma ancora piena di energia.

I bei ricordi dell’edicolante.

Sembrano già lontanissimi i tempi nei quali Geltrude, assieme alla sua cagnolina Lunetta, era un vero e proprio punto di riferimento per chi doveva prendere il treno o arrivava in stazione, come lontane sono quelle estati durante le quali turisti provenienti da tutto il mondo si fermavano a fotografare la sua cagnolina e la sua edicola.

Ultimamente le cose per Gertrude hanno iniziato ad andare male quando la concorrenza si è fatta sentire, riducendo in modo significativo i suoi guadagni. Rimangono i ricordi, raccontati con gli occhi luccicanti e pieni di amore per un lavoro tanto poco considerato quanto importante anche, e forse soprattutto, nell’era social che stiamo vivendo. «Qui passava Pannella quando arrivava in città per andare in clinica: altissimo, solitario, si portava via una quindicina di giornali, perché una volta i signori facevano così», ci spiegava Eheim. Tantissime le personalità tra i clienti di Geltrude, come quella famosa regista che «venne a fotografarci perché la nostra era un’edicola ben tenuta che riportava ad altri tempi», ci raccontava Geltrude, tenendo sempre a sé la sua cagnolina. È proprio così che vogliamo ricordarla: con Lunetta in braccio, mentre allunga il giornale al prossimo cliente. J.M.













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