«Così la ricerca aiuta sindaci e medici di base nella ripartenza»
Studio Chris Covid-19. In Val Venosta via all’indagine. Il responsabile, l’epidemiologo Cristian Pattaro: «Attendiamo risultati su diffusione effettiva del virus, risposta immunitaria, meccanismi molecolari della malattia e sulle conseguenze a lungo termine sulla salute»
Laces/malles. Comincia lunedì 13 luglio a Laces e lunedì 20 luglio a Malles lo studio Chris Covid-19, che coinvolge tutti i comuni della media e alta Val Venosta. Circa 2000 persone, selezionate a caso indipendentemente dall’insorgenza di sintomi tra quelle che già avevano partecipato allo studio sulla salute Chris, sono state invitate, con una lettera consegnata dal messo comunale, a sottoporsi all’esame sierologico (esame del sangue per la ricerca di anticorpi contro Covid-19) e al tampone nasofaringeo (per escludere infezioni in atto). Tutti gli altri partecipanti allo studio Chris e i loro conviventi, bambini inclusi, per un totale di circa 19.000 persone, saranno invece invitati a compilare sul loro smart phone un breve questionario su eventuali sintomi. I casi sospetti verranno richiamati per il test sierologico.
Lo studio, condotto da Eurac Research e dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, serve per verificare l’effettiva diffusione del virus SARS-CoV-2 in Val Venosta e per indagare come funziona la trasmissione della malattia, quanto duri l’immunità e se ci siano conseguenze di lungo periodo.
Cristian Pattaro, epidemiologo di Eurac Research, ne è il responsabile.
Rispetto ad altre aree dell’Alto Adige in Val Venosta il numero di positivi al coronavirus è decisamente più basso. Perché uno studio proprio qui?
Perché grazie alla fase 1 dello studio Chris disponiamo di una banca dati con informazioni dettagliate sullo stato di salute pre-covid di oltre 13 mila persone. In forma rigorosamente anonimizzata, sappiamo chi soffre di ipertensione, chi presenta una infiammazione di base o chi ha altre malattie croniche. Inoltre, possiamo analizzare i profili genetici. Incrociando i dati che già abbiamo con i risultati dei nuovi test, ci auguriamo di capire meglio come si trasmetta il virus tra conviventi, chi è più soggetto ad ammalarsi, perché qualcuno rimane asintomatico mentre qualcun’altro – magari apparentemente in forma e più giovane – sviluppa sintomi severi, ma anche quali siano i principali fattori di rischio genetici e comportamentali.
Vi aspettate di individuare casi finora non diagnosticati?
È possibile. Finora in Alto Adige sono stati identificati circa 2.600 casi e i morti sono poco meno di 300; poiché non è pensabile che la letalità di Covid-19 sia del 10%, questo significa che non tutti i casi sono emersi. Lo studio condotto in Val Gardena ha rivelato che oltre il 60% delle persone positive non ha consultato né il medico di base né l’Azienda Sanitaria pur avendo sintomi. Senza lo studio questi casi non sarebbero venuti alla luce. È perciò plausibile che anche in Venosta i numeri siano un po’ più alti di quelli noti finora, ci aspettiamo nell’ordine di un paio di centinaia. È sospetto anche il fatto che in alcuni comuni della valle, per esempio Senales e Laces, i dati Istat mostrino un numero di decessi tra gennaio e maggio decisamente più alto rispetto alla media degli scorsi cinque anni. Inoltre, seguiremo i partecipanti per un anno. Anche a chi mostrasse ora un profilo negativo – nessun sintomo o test negativo – chiederemo comunque di comunicarci ogni quattro settimane la eventuale comparsa di sintomi. Basteranno pochi minuti per aggiornare la app sullo smart phone. In questo modo osserveremo l’andamento dell’epidemia.
A livello nazionale la risposta all’indagine sierologica del ministero della Salute e dell’Istat non è stata molto positiva. Vi aspettate una reazione diversa in valle?
Speriamo proprio di sì. Il legame con la comunità è più stretto e il riscontro dello studio più immediato. I partecipanti a Chris si sono sempre mostrati generosi e non più tardi di qualche sera fa, in una riunione, sindaci e medici di base ci hanno ripetuto quanto per loro sia importante avere informazioni chiare.
Quando e quali saranno i primi risultati?
Già ad agosto potremo dare stime precise sulla percentuale di infettati. Questo servirà alle amministrazioni per stabilire come muoversi con maggior consapevolezza, per esempio per la ripartenza della scuola o per la promozione turistica, e se si verificasse una seconda ondata in autunno/inverno.
E gli altri risultati su immunità e conseguenze?
Ai positivi al test sierologico misureremo le immunoglobuline ogni tre mesi per un anno. Questo è importante per capire se, una volta avuta l’infezione, si rimanga immuni – e se sì per quanto tempo – o se ci si possa di nuovo ammalare. Avremo i primi dati tra sei, 12 mesi. Per gli studi sui meccanismi molecolari di sviluppo della malattia e per valutare se la Covid-19 lascerà conseguenze neurologiche e cardiovascolari di lungo periodo serviranno naturalmente tempi più lunghi.
Una laurea in statistica economica all’Università di Padova e un dottorato in biostatistica all’Università di Milano, Cristian Pattaro è responsabile dello studio sulla salute Chris dal 2011. La genetica del rene è il suo campo di ricerca storico e il suo profilo twitter abbonda di spunti di approfondimento.