L’addio a Ghirardello, arbitro e gentiluomo
Il cordoglio. Francesco si è spento a 88 anni: era stato direttore di gara anche in serie A Cofondatore della sezione Aia meranese, dopo il campo divenne dirigente e osservatore
Merano. Nell’abbraccio discreto dei familiari, l’arbitro gentiluomo se n’è andato a 88 anni. Francesco Ghirardello si è congedato rispettando una delle regole insegnate ai direttori di gara: niente protagonismi. Era stata la prima “giacchetta nera” meranese - a quell’epoca così erano di nome e di fatto – a fischiare sui campi delle massime serie calcistiche. Di lui disse Nando Martellini, mito della radio e del telecronismo sportivo: “Un arbitro nato arbitro”. Essenziale, professionale ed efficace: come Martellini nei racconti, Ghirardello in campo. La definizione di colui che raccontò per la Rai l’Italia Mundial dell’82 fu coniata in un Palermo-Catanzaro (2-0) del 1968 fra i cadetti, decisiva per la promozione in serie A. La ricordano i loro figli – all’epoca bambini – Giovanni e Gabriele, che il pallone lo avrebbero poi vissuto da calciatori e allenatori. A loro ha trasmesso l’amore per il calcio e i valori dello sport. Lo piangono assieme a Lidia, moglie e mamma, e ai nipoti. Le esequie si sono tenute in forma privata. Così lui aveva chiesto.
L’arbitro.
Tanto rigoroso in campo, quanto amorevole in famiglia e istintivo nel socializzare nella vita quotidiana. Interpretava i ruoli differenziandoli nettamente. Sulla ribalta nazionale grazie alla carriera da arbitro, centinaia le partite dirette nei campionati professionistici. Vanta il record di derby toscani diretti in serie C. Ma se di stracittadine si parla, c’è nel curriculum un Genoa-Sampdoria. Uno dei clou di una carriera cominciata come allievo arbitro nel 1955 che lo porta in serie C nel 1964 e tre anni dopo nell’organico selezionabile per A e B.
Dal rettangolo di gioco alla scrivania, diventa osservatore delle nuove leve. Viene nominato arbitro benemerito nel 1976 e Cavaliere dello Sport, su proposta della Figc, nel 1980. Ottiene il premio “Mauro”, come migliore atleta arbitro, sempre a Coverciano viene premiato come “fischietto emergente” fra i semiprofessionisti. Assieme all’allora presidente dell’Aia, Cesare Gussoni, arriva la medaglia-gettone d’oro. Durante la sua permanenza alla Can (Commissione arbitri nazionale) di A e B dirige la finale di “Coppa De Martino”, il campionato delle seconde squadre professionistiche.
L’uomo.
Dipendente dell’Azienda elettrica, prima era stato sottufficiale della Marina mercantile. Cofondatore della sezione Aia (Associazione italiana arbitri) meranese, l’ha diretta dal 1968 al 1974 e ne è stato anche consigliere. Quindi responsabile regionale della Scuola arbitrale. E mentore di Livio Bazzoli, il meranese divenuto arbitro internazionale. «Una colonna della sezione – lo ricorda Michele Volpato, attuale presidente degli arbitri di Merano - prima da protagonista, poi comunque sempre vicino a tutti noi. Ci seguiva anche in tempi recenti dalle pagine dei giornali. Aveva una memoria di ferro, e sapeva sempre stimolarci. Una grave perdita, un esempio da seguire. Tutta la sezione è addolorata e si stringe attorno alla famiglia».
©RIPRODUZIONE RISERVATA.