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La 22enne Lucia Sciarillo dalle sfilate di moda alle scarpette da arbitro 

Il personaggio. Laurea in Scienze alimentari, sul campo dirige le partite di calcio maschile


Jimmy Milanese


MERANO. Piedi per terra, idee chiare e tanta passione in tutto quello che fa. Questo, in sintesi, il profilo di Lucia Sciarillo, la meranese 22enne che ha da poco esordito come arbitro di calcio sui campi della Prima Categoria maschile, ma dopo sette anni passati con il fischietto in mano nelle categorie minori. E per i meno esperti della materia, arbitrare la Prima Categoria per un arbitro significa anche il passaggio al Comitato Provinciale di Bolzano: il primo di una lunga serie di step che portano alla serie A! Già modella di successo, laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari, Lucia Sciarillo è anche responsabile del nuovo Corso per arbitri al via ai primi di ottobre a Merano. «Dopo il mio esordio in Prima Categoria, l’obiettivo è la Promozione: un passo alla volta, ma con determinazione»

Lucia Sciarillo, da dove arriva questa passione per l'arbitraggio?

Da quando ero piccola, in quanto per motivi personali e di salute non avevo potuto giocare a calcio, quindi, è nata l’idea di seguire il corso per arbitri anche se all’epoca, era il 2015, avevo solo 14 anni. Contattai la sezione di Bolzano e mi iscrissi al corso tenuto da Michele Toccoli. Il 4 giugno del 2015 sono diventata arbitro; il giorno dopo avere compiuto 15 anni, che era l’età minima.

Immagino che sarà stata la più piccola del suo corso, giusto?

Praticamente erano tutti più grandi di me. Ma devo dire che subito mi aveva incuriosito la possibilità di intraprendere questa strada. All’epoca frequentavo l’istituto Galilei di Bolzano, indirizzo in Chimica dei materiali e Biotecnologie. Ho completato la laurea triennale a Parma, continuerò con la specialistica.

Quindi, da una parte l’arbitraggio e dall’altra lo studio?

Esattamente. Vorrei lavorare nei laboratori dove si misura la qualità degli alimenti. E poi l’arbitraggio. Fino a quando frequentavo le superiori afferivo alla sezione di Bolzano, poi, con l’inizio dell’Università, mi sono trasferita alla sezione di Merano del presidente Michele Volpato, dove sono responsabile dei corsi per arbitri.

Senta, se lo ricorda il suo primo arbitraggio?

A Bolzano, con i giovanissimi provinciali. Chiaramente ero nervosa e anche un poco agitata, perché non sapevo cosa dovermi aspettare. C’era la paura di dimenticare una regola, oppure i pensieri su come calciatori e dirigenti si sarebbero rivolti a me. Infine, la pressione del pubblico. Ecco, erano tutte domande che mi facevo. Il nostro lavoro è quello di prendere decisioni in una frazione di secondo: ogni volta che fischiamo produciamo un impatto sui calciatori e sulle società. Impatto che poi dobbiamo gestire.

Decisioni che non prevedono l’opzione: ci penso su un attimo!

Infatti, dobbiamo decidere in meno di un secondo il destino di una squadra. La responsabilità è alta. In fondo, una decisione in un verso o in un altro può mettere in bilico un risultato, ovvero il risultato della partita stessa.

Quindi, la scalata fino ad arrivare ad arbitrare gli adulti. Ecco, cosa è cambiato in quel momento?

Che ho iniziato ad arbitrare persone magari della stessa età di mio padre. Inoltre, dalla Prima categoria nel mondo arbitrale non vieni gestita dalla sezione locale ma dal Comitato Provinciale Alto Adige di Bolzano.

Con gli adulti, maggiore tensione?

Devi gestire le situazioni diversamente da quando arbitravi i ragazzi, perché il modo di comportarsi e dialogare con calciatori adulti è diverso. La pressione ovviamente sale, c’è più competizione o forse una competizione di tipo diverso, così come aumenta il pubblico sugli spalti e la pressione che questo produce.

Soddisfatta del suo primo arbitraggio in Prima Categoria?

Tirolo - Frangarto, e devo dire che si, sono soddisfatta del mio primo arbitraggio in questa serie. Alla fine non ci sono stati problemi.

Il fatto di essere una donna che arbitra calciatori maschi le ha mai creato problemi?

Dal mio punto di vista, quando vado ad arbitrare i maschi mi trovo a mio agio e non sento differenze nel fatto che io sono donna. Sono del parere che conti la bravura, la personalità, il sapere decidere e gestire le decisioni prese, ovvero la determinazione. In alcuni casi, questo posso dirlo, magari vedo espressioni di sorpresa nei calciatori che si trovano di fronte una donna arbitro. Poi inizia la partita e si ricredono.

Offese, magari sessiste, ne riceve?

Il maleducato c’è sempre, anche se ad arbitrare è un maschio.

Nel suo passato c'è anche la moda, e ad un certo livello.

Dai 14 e fino a qualche anno fa, oltre ad arbitrare il fine settimana facevo sfilate di moda: principalmente Milano e altre città del nord Italia. Ero entrata in questo mondo, poi per il Covid ma anche per mia scelta ho preferito concentrarmi nello studio e nell’arbitraggio. Detto questo, ho partecipato a parecchi concorsi di bellezza, tra i quali Miss Italia e la finale di Miss Monna-Lisa. Esperienze che mi ha fatto crescere tanto, anche se quello ora non è il mio mondo.

 













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