Non stop fra roccia e cielo Durogati, nuova impresa
L’avventura. L’asso meranese del parapendio, affiancato da Bruno Mottini, in 33 ore ha scalato le vie classiche delle Dolomiti passando da una montagna all’altra in volo col parapendio
Merano. L'idea del progetto era “semplice” (per i comuni mortali), scalare alcune vie classiche nelle Dolomiti e utilizzare il parapendio per spostarsi da una montagna alla base di quella successiva. Il meranese Aaron Durogati, asso internazionale del paragliding, con l’amico e compagno di avventure Bruno Mottini di Livigno è partito da Malga Ciapella, alla base della parete sud della Marmolada, e dopo 33 ore e 149 chilometri tra roccia e cielo sono tornati al punto di partenza. È lo stesso Durogati a raccontare l’impresa. «Siamo decollati verso la parete ovest del Pordoi dove abbiamo salito la Via Maria e la Via Dibona. Abbiamo aggirato il gruppo del Sella in volo e siamo atterrati alla base del Sass Ciampiac, da dove siamo ripartiti e dopo abbiamo affrontato qualche pezzo a piedi e prima di rialzarci in volo. Attraverso il Col di Lana siamo tornati al punto di partenza alle 11 di sera».
Le bizze del meteo.
Nel corso della sfida è subentrata una tempesta ed i due sono stati costretti a cambiare il progetto originale. Prosegue Durogati: «Sulla Marmolada abbiamo dovuto aspettare fino alle 5.50 per avere un po' di luce per trovare l'attacco di una via mai fatta prima. La cengia era bagnata e faceva anche freddo. Siamo stati più lenti del previsto». Volando verso il Pordoi hanno deciso di atterrare al valico e cominciare a scalare dalla cengia e non dalla base perché stava arrivando un temporale «e comunque eravamo troppo in ritardo per partire dalla base della ovest».
«Alla fine - posegue l’atleta meranese - il temporale l’abbiamo preso sugli ultimi tiri prima di arrivare in cima al Pordoi, poi abbiamo dovuto aspettare che passasse per volare verso la Grohmann dove appunto avevamo il necessario per bivaccare».
Cambi di programma.
Una volta sotto la Grohmann però era chiaro che non avrebbero potuto arrampicare perché era tutto bagnato. «Così abbiamo dormito al Col Rodella e la mattina successiva siamo volati alla base del Pordoi, abbiamo preso quanto c’era nel nostro deposito e lasciato il materiale per dormire, che abbiamo recuperato il giorno dopo. Arrivati in cengia per la Via Dibona siamo decollati e, facendo un bellissimo volo in termica, abbiamo aggirato il gruppo del Sella e siamo atterrati alla base del Ciampiac dove abbiamo seguito la Via Adang».
Dalla cima i due sono decollati sapendo che sarebbe stato un volo difficile fino a malga Ciapella «e infatti siamo atterrati alla base del Col di Lana, da lì in stile hike and fly abbiamo fatto altre due salite a piedi e due planate per arrivare a Sottoguda alle 21.15, praticamente eravamo al buio. A piedi siamo tornati per la strada fino alla macchina a Malga Ciapela».
Alla prossima.
«Credo che il giro originale sia possibile – conclude Durogati -, ma deve essere fatto a fine giugno-luglio dove le giornate sono più lunghe. Poi dobbiamo capire bene se fare il Sass de la Crusc, perché la via che pensavamo, il Grande Muro, forse come ultima via è un po’ troppo impegnativa, specialmente considerando i circa dieci chili di zaino a testa, più tutto il resto appeso all’imbrago». E.D.