San Martino

Passiria, sequestrato il canyon dove era annegata la giovane turista

La Procura ha disposto il sequestro dell’area dopo la morte di una turista germanica all’altezza di Gomion. Tra le ragioni il mancato riscontro dell’atto urbanistico per realizzare un percorso che sarebbe assimilabile a una via ferrata



SAN MARTINO IN PASSIRIA. A quasi due mesi dalla morte di Stefanie B., la 22enne dell’alta Baviera che l’8 luglio è annegata nel Passirio durante una sessione di canyoning, l’area divertimenti nel territorio comunale di San Martino è stata posta sotto sequestro. Alla base della decisione della Procura, la possibilità di reiterazione della situazione di pericolo.

Le ragioni sono più di una. Innanzitutto è da prendere in considerazione l’aspetto della sicurezza. La giovane tedesca si trovava in val Passiria insieme ad altre due persone, tra le quali il suo fidanzato. Secondo le ricostruzioni raccolte, la giovane donna era legata ai cavi d’acciaio lungo il percorso attraverso i moschettoni dell’imbrago che indossava insieme a caschetto e giubbotto di salvataggio. È scivolata nel torrente all’altezza di Gomion, frazione di San Leonardo in Passiria, ancora legata alle funi d’acciaio. Ha perso conoscenza ed è annegata nonostante i tentativi – andati a segno solo dopo un certo lasso di tempo – della guida di recuperarla dalle acque del Passirio. In base all’esame autoptico condotto il 10 luglio dal dottor Dario Raniero, del servizio di medicina legale dell’Università di Verona, la 22enne presentava segni di annegamento, non di trauma.

La seconda ragione risiede nel mancato reperimento dell’atto urbanistico col quale il percorso di canyoning è stato realizzato. I suoi elementi caratteristici infatti lo renderebbero assimilabile a una via ferrata, e questo richiederebbe un’autorizzazione ad hoc, anche se va appurato se davvero la documentazione cercata dai carabinieri in municipio fosse necessaria, cioè se un parco avventura di quel tipo debba conformarsi alla normativa prevista per le vie ferrate. Il gestore (e guida) risulta indagato per omicidio colposo. È rappresentato dall’avvocato Oskar Plörer.

Insieme al sequestro dell’area, la Procura ha disposto un incidente probatorio, un esame irripetibile attraverso il quale chiarire gli aspetti della sicurezza e della responsabilità. Il perito incaricato dovrà stabilire se le escursioni nel canyon rispettassero gli standard di sicurezza previsti per questo tipo di attività. Saranno determinanti anche le condizioni del torrente lo scorso 8 luglio, cioè bisognerà accertare se la situazione permettesse di attraversare la gola servendosi di funi, com’era durante l’escursione del gruppetto di turisti tedeschi. Ad ogni modo in quei giorni il Passirio portava più acqua del solito. Tra gli elementi al vaglio degli inquirenti, anche l’attrezzatura dei partecipanti, e in particolar modo se il giubbotto salvagente indossato dalla 22enne fosse adeguato all’attività di canyoning. Inoltre sarà vagliata la sussistenza di un protocollo di sicurezza in caso di emergenze come quella occorsa quasi due mesi fa.

La pratica del canyoning prevede di transitare per gole e cascate seguendo i torrenti che scorrono lungo canali rocciosi. La tragedia si è compiuta durante l’attraversamento del Passirio che prevede il passaggio proprio alle spalle di una cascata. L’escursionista, per qualche motivo, è uscita dalla traiettoria che doveva seguire finendo nel flusso dell’acqua, rimanendo legata. Quando gli uomini del soccorso alpino sono arrivati sul posto hanno portato la donna in una zona più raggiungibile. Tuttavia il medico d’urgenza arrivato con il Pelikan 1 non ha potuto fare altro che constatare il decesso della 22enne.













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