Pozzi in Africa per costruire ponti tra culture diverse 

Solidarietà. La onlus «Il Pozzo di Giacobbe» celebra i dieci anni della fondazione Per l’anniversario un progetto interreligioso per prevenire la radicalizzazione



Merano. “Il pozzo di Giacobbe” ha compiuto dieci anni. Il gruppo, creatosi informalmente a Merano nell’autunno 2009, è divenuto un’associazione il 9 gennaio del 2010, e in questi dieci anni ha sostenuto la realizzazione di 32 pozzi in Benin, Burkina Faso, Togo e Niger.

I volontari del Pozzo di Giacobbe - così ricostruiscono in una nota - credono che il futuro si costruisce gettando ponti, non erigendo muri. Per questo si impegnano a favore delle persone che operano per la promozione umana in situazioni di frontiera tra culture, lingue e religioni.

Tutela dell’ambiente.

Nei paesi in cui l’associazione ha realizzato 32 pozzi, insieme ai partner locali, sono stati messi in piedi progetti di tutela dell’ambiente (nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti) e di promozione del dialogo tra culture e religioni. In questo momento è in corso un progetto che mira alla formazione dei giovani e alla prevenzione della radicalizzazione, ad opera dell’organizzazione islamo-cristiana “Union Fraternelle des Croyants” (Ufc). Ma ci sono stati interventi anche in altre zone del mondo: in Libano, in Iraq, in Israele, nel Mali, in Kenya, in Camerun.

Volontariato.

“Il pozzo di Giacobbe”, che opera esclusivamente attraverso volontari, porta nel mondo l’esperienza altoatesina della convivenza tra culture e riporta nella nostra provincia le molte esperienze di dialogo maturate soprattutto nei paesi dell’Africa subsahariana.

Oltre all’Ufc (con Francois Ramde e i vescovi Joachim Ouedraogo e Laurent Dabire) e alla Caritas in Burkina Faso, gli amici di riferimento dell’associazione in questi suoi primi dieci anni di vita sono stati Christine Nyemeck e il compianto vescovo Paul Viera in Benin, i missionari lodigiani (don Domenico, don Davide e don Andrea) in Niger, don Emmanuel Koutolbena e la Caritas di Atakpamé in Togo.

Gratitudine.

«Ringraziamo di cuore chi ha sostenuto e sostiene quest’opera con offerte in denaro e in tempo libero e chi diffonde azioni e parole di pace e di dialogo in un mondo dilaniato dalla violenza contro l’uomo e contro l’ambiente», così l’associazione, grata a tutti coloro che hanno reso possibili progetti tanto grandi e importanti, di difficile realizzazione senza il sostegno di tante persone.













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