lieto fine

Vivo grazie ai medici di Silandro: «L’ospedale va salvaguardato» 

 A un uomo venostano arrivato al pronto soccorso il 26 dicembre con un dolore al petto è stato diagnosticato un problema cardiologico. L’intervento a Bolzano e poi la riabilitazione di nuovo a Silandro: «Lo smantellamento in atto fa male a noi cittadini»


BRUNO PILEGGI


SILANDRO. «L’ospedale di Silandro va salvaguardato. Anzi, va potenziato, altro che smantellato». A rivolgere l’appello alla politica altoatesina, dopo la decisione che ha portato all’accorpamento di Medicina 3 con gli altri due reparti e che tante polemiche e preoccupazioni ha sollevato, è un venostano reduce da una disavventura che lo ha visto costretto, suo malgrado, a ricorrere alle cure mediche. Tuto è andato per il verso giusto: si è salvato grazie anche ai medici dell’ospedale di Silandro, bravi a individuare subito la gravità della situazione, a diagnosticare il problema cardiologico e a prendere le giuste contromisure. Quindi il trasferimento al San Maurizio di Bolzano per l’intervento operatorio e poi il ritorno a Silandro per la riabilitazione cardiologica. Tutto per il meglio, tanto da fargli dire: «Giù le mani dall’ospedale di Silandro».

È lo stesso venostano a raccontare l’accaduto a distanza di alcuni giorni dal lieto fine, preferendo comunque mantenere riserbo sul suo nome, trattandosi in definitiva di questioni di salute. «Tutto è accaduto il 26 dicembre - racconta -. Assieme a mia moglie stavo sul divano a seguire in Tv il concerto della Filarmonica di Vienna quando, all’improvviso, ho accusato un dolore al petto, come una morsa che stringeva. Mia moglie, senza attendere troppo, mi ha accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Silandro. Nonostante vi fosse tanta gente in attesa, dopo un brevissimo colloquio sono stato adagiato su un lettino per un elettrocardiogramma. Inoltre, è stato immediatamente contattato il primario Pieramico». Nelle ore successive è stato disposto il trasferimento in elicottero all’ospedale di Bolzano, nel reparto di cardiologia seguito dall’equipe del dottor Engl, quindi l’intervento in sala operatoria.

«Nei giorni a seguire, dopo l’intervento conclusosi positivamente, sono stato riportato all’ospedale di Silandro per la riabilitazione nel reparto divisione medicina interna del primario Pieramico e del dottor Barolo - continua il racconto -. Se sono qui a raccontare quanto accadutomi, lo faccio unicamente per poter attirare l’attenzione dei nostri politici affinché il nostro Ospedale Zonale di Silandro, invece che venire depotenziato possa essere rafforzato e potenziato in ogni settore. Non può essere declassato a “casa di cura per anziani” visto che durante i giorni della mia degenza, al rientro dall’ospedale di Bolzano, e fino al mio ultimo giorno di ricovero, ho visto arrivare all’ospedale di Silandro, per essere ricoverati, quasi esclusivamente pazienti avanti negli anni, provenienti dalle case di riposo del circondario. Nasce da qui il nostro timore che in un prossimo futuro, a noi molto vicino, l’Ospedale Zonale non esisterà più».

«Forse si dimentica che in Val Venosta - conclude l’uomo - vive una popolazione che si aggira sui trentacinquemila abitanti e credo, pertanto, che abbia diritto ad avere un ospedale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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