lo spettacolo

Al Bano: «Così porterò il sole al Palasport di Bolzano»

Il cantante pugliese sarà in città l’11 maggio: «È nella natura che ho ascoltato la musica più bella» 


Daniela Mimmi


BOLZANO. Con 25 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, 26 dischi d'oro, 8 di platino, una sessantina di album, una dozzina di film e decine di programmai televisivi, tournée dal Giappone, alla Russa, al Sudamerica, Al Bano non ha certo bisogno di presentazioni.

Il nuovo tour del cantautore pugliese, "È la mia vita", partito all'inizio di febbraio, farà tappa anche al Palasport di Bolzano l'11 maggio.

Al Bano sarà accompagnato da cinque musicisti, tra cui una violinista e due coriste, mentre Gennaro Nunziante (regista dei film di Checco Zalone) firma la regia. Questo di Al Bano è un vero e proprio spettacolo teatrale, oltre che concerto, fatto di canzoni, ma ricco anche di aneddoti che ripercorrono quarantacinque anni di carriera, raccontati da contributi video, che s'intrecciano con la storia musicale, e non solo, di un'Italia profondamente cambiata dagli anni Sessanta a oggi.

Lo show, che è tornato a girare per tutta Italia dopo la straordinaria partecipazione come super ospite dell'artista all'ultimo Festival di Sanremo, ripercorre la lunga carriera dell'artista attraverso i suoi successi a partire da Nel sole - con un milione e trecentomila copie vendute - a Sharazan, Felicità, Nostalgia canaglia, È la mia vita sino a quelli più recenti.

Gli abbiamo chiesto qualche anticipazione sullo spettacolo.

Come ha scelto la scaletta con dozzine di titoli a disposizione?

Questo è un concerto mutevole, nel senso che cambia ogni sera. Io capto quello che vuole il pubblico e glielo do. Capisco se vogliono musica pop, classica, pezzi importanti, pezzi leggeri. Bisogna saper leggere il pubblico. E lei come ci riesce? Non lo so, sensibilità, però ci riesco sempre.

Visto che parlerà anche della sua vita, quali erano i suoi modelli all'inizio della su carriera?

I miei modelli quando ero giovanissimo erano i grandi cantanti dell'epoca: Caruso, Claudio Villa, Celentano, Modugno. A lui dedica un omaggio. Modugno viveva a due chilometri e mezzo da casa mia. Poi è scappato a Roma e ha fatto strada, tanto che nel 1958 andò a Sanremo e vinse con "Nel blu dipinto di blu". Io mi sono detto: voglio anch'io arrivare là. Mi sono letto tutto su di lui, sapevo tutte le sue canzoni. Seguivo il mio vademecum "modugnano". Avevo voglia di arrivare, avevo la voce e sapevo scrivere canzoni. A Sanremo poi ci è andato 16 volte.

Come mai tanta costanza?

Ci sono stato anche diverse volte come ospite e ci torno sempre volentieri. Noi nel profondo sud avevamo poche feste: Natale, San Marco, Pasqua e Sanremo. Sapevamo a memoria tutte le canzoni, anche quelle brutte e aspettavamo tutto l'anno il nuovo Sanremo per avere nuove canzoni da cantare. Per noi Sanremo era il più bel regalo di Natale. Lei, tra le altre cose, è stato anche tra i primi a parlare di ambiente e disastri ambientali. Mi fa piacere che lei lo ricordi, perché non sono in molti. Sono stato anche il primo a cantare il blues, quando sono entrato nel Clan di Celentano. Mi hanno chiesto di cantare un pezzo dei Temptation, io non sapevo neppure una parola in inglese, ma a Celentano è piaciuto molto. Lo avevo registrato su un Geloso.

Che cosa rimpiange maggiormente degli anni Sessanta e cosa invece è contento che non esista più?

Non sono un nostalgico. So di avere vissuto una bella epoca, soprattutto con Celentano e il suo Clan. Lui è stato ed è ancora un grande maestro. Mi piace anche il nostro periodo di oggi, mi piace l'evoluzione tecnologica. D'Annunzio e noi oggi voliamo sugli earei, ma adesso sono più veloci e io amo la velocità. Una volta registravamo su 4 piste, in diretta con l'orchestra, non si poteva sbagliare. Poi sono arrivate le 8 piste, poi le 16, poi i computer, che forse un po' ammazza la musica.

Moltissimi musicisti amano coltivare la terra, come lei: Morandi, Nek, Zucchero e tanti altri. Come mai? Cosa lega la musica alla terra e alla natura?

Nel 1971 quando ho cominciato io, tutti mi prendevano in giro, adesso in tanti hanno la passione per la natura e per l'agricoltura. La natura ci regala la più bella musica e le più belle sinfonie del mondo. La musica della natura cambia sempre: c'è il vento, poi ci sono i grilli, gli uccellini, poi c'è il silenzio. Basta ascoltarla e ci si sente subito bene. A me serve per esiliarmi dal rumore. La sinfonia delle natura è indefinibile e indefinita, un po' come il dito teso verso il cielo della Cappella Sistina.

Lo sa che lei è uno dei pochi che richiamerà al Palasport sia spettatori altoatesini che sudtirolesi?

Lo so, perché la mia musica non è settoriale, perché amo e faccio tutta la musica, classica compresa. E quella piace a tutti.

Come passerà la prossima estate?

In giro per l'Italia con questo tour, con una sosta importante: insieme a tanti amici festeggiamo i miei 80 anni all'Arena di Verona il 18 maggio, anche se il mio compleanno sarebbe il 20. Ma l'Arena quel giorno non è disponibile...













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