Archeologia delle Alpi 2020, tutte le novità in un volume

Trento. Si rinnova l’appuntamento annuale con il resoconto delle ricerche archeologiche in Trentino raccolte nella pubblicazione “AdA Archeologia delle Alpi 2020”, che riporta gli studi e le indagini...



Trento. Si rinnova l’appuntamento annuale con il resoconto delle ricerche archeologiche in Trentino raccolte nella pubblicazione “AdA Archeologia delle Alpi 2020”, che riporta gli studi e le indagini più recenti condotti dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Il volume di 182 pagine, a cura di Franco Nicolis e Roberta Oberosler, intende svolgere un ruolo di documentazione e informazione sull’attività di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico in Trentino e allo stesso tempo costituire uno strumento di condivisione della conoscenza e delle indagini scientifiche con la cittadinanza.

Il volume presenta nella prima parte contributi e approfondimenti a cura degli archeologi della Soprintendenza, di collaboratori e di studiosi di altre discipline a conferma di quanto l’approccio interdisciplinare caratterizzi sempre più la metodologia della ricerca anche in ambito archeologico. La seconda parte è costituita da un notiziario che riporta l’esito delle attività di tutela archeologica condotte sul territorio. Tra i contenuti più interessanti, il contributo relativo ai contenitori ceramici, probabilmente destinati alla commercializzazione di oli profumati, rinvenuti durante gli scavi effettuati nel centro di Riva del Garda dove sono stati riportati alla luce i resti di un vasto complesso termale pubblico di età romana. Questa tipologia di reperti, che può essere ricondotta a produzioni di terra sigillata dell’area adriatica, è stata ritrovata solo in pochissimi altri contesti provinciali, ad esempio in indagini effettuate nel centro storico di Trento.

Lo studio relativo dall’insediamento fortificato di Monte San Martino nel Lomaso prende invece in esame gli oltre 18.000 frammenti di resti animali ritrovati nel sito e riconducibili a quattro classi zoologiche (mammiferi, pesci, uccelli e anfibi). Per lo più datati a periodi compresi fra la metà del V e la seconda metà dell’VIII secolo, testimoniano le modalità di sfruttamento della risorsa animale e di approvvigionamento di chi presidiava la fortezza. Di respiro europeo, il progetto “VirtualArch Visualize to valorize” ha posto la tecnologia al servizio della tutela e della valorizzazione permettendo di conoscere e di fruire del patrimonio archeologico nascosto nell’Europa centrale. La Soprintendenza ha partecipato con iniziative dedicate alle miniere medievali del Monte Calisio.Affrontano le problematiche legate a un delicato restauro le valutazioni sull’opportunità di intervento per distendere due lamine d’argento arrotolate con iscrizioni rinvenute in un corredo tombale del III sec. d.C. a Riva del Garda. Nel notiziario, tra i vari articoli, si dà inoltre spazio alle indagini archeologiche condotte a Riva del Garda in via Brione e in località Sant’Alessandro e a Trento, presso la villa romana di via Rosmini, dove sono in corso i lavori per restituire il sito alla fruizione da parte del pubblico.

Infine, in un anno segnato dall’emergenza sanitaria che ha imposto la chiusura dei musei e l’interruzione delle attività in presenza dei Servizi Educativi, un resoconto sulle iniziative di comunicazione, valorizzazione e didattica messe in atto a distanza.













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