«Beethoven regala molto dall’arpeggio, al ritmo»
I concerti. Doppio evento con l’Orchestra Haydn, impegnata nella Sesta e Settima Sinfonia A dirigerla Michele Mariotti: «È sempre una grande gioia poter lavorare con questi musicisti»
Bolzano. Pesarese, 41 anni, prestigiosi podi alle sue spalle e davanti a lui. Sarà Michele Mariotti a dirigere l’Orchestra Haydn nei due concerti del 14 e 16 settembre al Teatro Comunale di Bolzano in occasione dell’esecuzione di tutte le sinfonie di Beethoven, idea accattivante del direttore artistico, Daniele Spini, per celebrare i 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven. Mariotti il 14 dirigerà la Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68 “Pastorale”, mentre il 16 sarà di scena la Sinfonia n. 7 in la maggiore, op. 92.
Michele Mariotti ha fatto il suo debutto al teatro di Salerno dirigendo Il barbiere di Siviglia, a soli 25 anni. Da allora ha diretto nei principali teatri d’opera e festival italiani ed internazionali, fra cui La Scala di Milano, il Regio di Torino, il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Comunale di Firenze, il Rossini Opera Festival di Pesaro, il Festival Verdi di Parma, lo Sferisterio Opera Festival di Macerata, il Metropolitan di New York, la Royal Opera House Covent Garden di Londra, l’Opéra di Parigi, e tante altre. Nel 2008 è diventato Direttore principale del Teatro Comunale di Bologna. Tra i suoi futuri impegni, oltre alle due sinfonie di Beethoven con l’Orchestra Haydn, c’è tanto Verdi a Parma e a Monaco di Baviera. Nel febbraio del prossimo anno dirigerà Aida in una nuova produzione all’Opéra di Parigi. L’Associazione Nazionale Italiana Critici Musicali gli ha assegnato il 36° Premio Abbiati come Miglior direttore d’orchestra del 2016. Lo abbiamo intervistato, alla vigilia dell’evento bolzanino.
Come è avvenuta la scelta della sesta e settima sinfonia? L’abbiamo deciso insieme io e Daniele Spini, e abbiamo subito escluso la quinta perché l’ho diretta a Bolzano poco tempo fa. Queste due non le dirigo da tanti anni, quindi le ho ristudiate e riscoperte.
Ogni sinfonia di Beethoven è un capitolo a parte. Queste due che capitoli sono?
Nella sesta c’è un lavoro capillare sul suono e c’è l’arpeggio più famoso della storia della musica. Dà pace, serenità, gioia. La settima è tutto ritmo e dinamismo, senza il principio romantico della sinfonia. È la prima sinfonia in cui ci sono le tre F: forte, fortissimo, fortissimissimo.
Lei personalmente quale sinfonia preferisce?
Ognuna delle sinfonie è un capolavoro e ognuna è diversa dall’altra, un capitolo a sé, appunto. Come spesso capita, la più bella è l’ultima che si è diretta o suonata. Non sono d’accordo con quanti sostengono che quelle con il numero dispari sono superiori a quelle con il numero pari.
Lei ha già diretto l’Orchestra Haydn diverse volte.
Sì, da 4 o 5 anni vengo a Bolzano una volta o due all’anno. Per me è una grande gioia e un arricchimento sia artistico che umano poter rapportarmi con questa orchestra. Oltre all’altissima qualità e alla duttilità dei musicisti, c’è una vera gioia di fare musica insieme.
Lei ha diretto importanti orchestre quando era ancora molto giovane. C’è spazio oggi in Italia per i giovani sul podio?
Io vorrei che ci fosse spazio per i bravi direttori, al di là dell’età e del sesso. Il giovane ha tanta strada da fare e tanto studio, ma è la stessa cosa per tutta la vita, perché non si finisce mai di studiare. Il bravo direttore d’orchestra deve cambiare, arricchirsi, avere curiosità, umiltà.
Come si fa a portare i giovani ai concerti di musica classica?
A Bologna facevamo le prove a porte aperte, proprio per attirare i giovani. Ma non si può imporre un gusto musicale, una musica piuttosto che l’altra. Io vorrei far conoscere ai giovani la musica classica, ma spiegando che non esiste una musica superiore all’altra: esiste solo musica bella e musica brutta.
A lei che musica piace?
Ascolto di tutto. Non ascolto sinfonie perché quello lo faccio per lavoro e non mi rilassa. Mi piacciono tutti i cantautori italiani, da Dalla a De Gregori e De Andrè, ma il mio preferito è Vinicio Capossela. Ci siamo conosciuti e c’è grande stima: lui viene ai miei concerti, io vado ai suoi, e dopo usciamo a cena insieme.
Come vede il futuro della musica classica?
È un momento di grande confusione in generale. In ogni teatro e in ogni regione ci sono regole diverse, non c’è un progetto uniforme. Il problema qui è che la musica è ancora intesa come intrattenimento ed è sull’orlo del precipizio. Invece la musica e il teatro in generale, sono quelli che identificano una società, come le scuole e gli ospedali. La situazione in Italia grida vendetta perché non c’è conoscenza, competenza e considerazione.