Cacciari a Corvara con il suo saggio

Corvara. Proseguono, andando via via a chiudere la programmazione con il chiudersi (sempre più vicino...) del mese di agosto (e dunque indirettamente anche dell’estate), le rassegne di incontri...



Corvara. Proseguono, andando via via a chiudere la programmazione con il chiudersi (sempre più vicino...) del mese di agosto (e dunque indirettamente anche dell’estate), le rassegne di incontri letterari che caratterizzano diverse località turistiche della nostra regione e della nostra provincia. In questo senso, per la rassegna «Un libro, un rifugio», in corso in Alta Badia, è particolarmente “sfizioso” per il pubblico l’ospite dell’incontro di domani, con inizio alle ore 17.30 a Corvara, nella Sala delle manifestazioni. Arriva infatti Massimo Cacciari, filosofo, che parla del suo libro «La mente inquieta». Predomina ancora una visione del periodo dell’Umanesimo che ne esalta, da un lato, i valori estetico-artistici e tende a ridurne, dall’altro, il pensiero a elementi retorico-filologici. Ma che significa “umanesimo”? L’umanesimo storico ci dice ancora qualcosa? Quale visione ne emerge dalle recenti ricerche di Asor Rosa, Ciliberto, Ginzburg? Massimo Cacciari ci fa capire come le cose siano più complesse e meno schematiche e come la stessa filologia umanistica vada in realtà inserita in un progetto culturale più ampio, nel quale l’attenzione al passato è complementare alla riflessione sul futuro, mondano e ultramondano. Dunque una filologia che è intimamente filosofia e teologia. E i nodi filosofici affrontati dagli umanisti sono difficilmente ascrivibili a sistemi armonici o pacificanti, secondo una visione tradizionale del Rinascimento. C’è un nucleo tragico del pensiero umanistico, fortemente «anti-dialettico», in cui le polarità opposte non si armonizzano né vengono sintetizzate.













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