Gipsy e Gipsy Jazz, tre giorni di festival nel cuore di Bolzano 

Musica. Il 2,3 e 4 ottobre nel Parco dei Cappuccini torna l’appuntamento targato Nevo Drom L’associazione culturale dei Sinti altoatesini, schierata con tutti i suoi migliori musicisti Tra i gruppi che si esibiranno anche il quartetto di Manuel Randi, Zio Cantante e Alma Swing


Fabio Zamboni


Bolzano. In principio – negli anni Sessanta a spopolare in tutte le feste da ballo e in tutti i raduni – c’erano i “Figli del Vento”. Erano loro i simboli della musica gitana dei Sinti nella nostra provincia, punto di riferimento per una comunità prima nomade e poi stanziale arrivata nelle valli sudtirolesi nella seconda metà dell’Ottocento. Di quel gruppo sono rimaste oggi tracce profonde, nella musica della tradizione portata avanti dai figli e nipoti. Una musica che per non morire si è affidata anche alle iniziative di Radames Gabrielli, patriarca della comunità Sinti locale, il quale nel 2018 ha creato un gipsy festival che ora si ripropone nella sua seconda edizione dopo la pausa del 2019: il 2, 3 e 4 ottobre nel Parco dei Cappuccini, a Bolzano, dal pomeriggio fino a sera vari musicisti sinti e non proporranno la loro musica in una rassegna battezzata “Gipsy e Gipsy Jazz Festival” voluta da Gabrielli con la sua associazione Nevo Drom e curata dal chitarrista bolzanino Franz Zanardo, che l’ha presentata ieri mattina in una conferenza stampa al Ca’ de Bezzi. Si incomincerà venerdì 2 ottobre alle 17.30 con il saluto delle autorità – ieri è stata annunciata la presenza di Arno Kompatscher – mentre la musica si accenderà alle 19 con la band bolzanina di Zio Cantante, con Erjon Zeqo voce e chitarra, Giorgio Cappelletto voce e chitarra, Daniele Ravagnani percussioni, Luca Dall’Asta tastiere e Marian Rodica al violino. Si tratta di un band che ripropone musica tradizionale popolare ispirata alla contaminazione di vari generi tra cui la musica mediterranea, quella balcanica e klezmer, lo swing. Alle 20.40 il palco sarà tutto per Filippo Il Sinto, band formata dagli “eredi” musicali della famiglia Gabrielli (Held, Armando, Robert, Colombo Lahi e Filippo. Formazione discendente dello storico gruppo dei Figli del Vento, fa rivivere a un repertorio gipsy classico tradizionale che spazia dalle ciarde ungheresi alle melodie originali sinti.

Sabato 3 ottobre alle ore 19 la musica di U Sinto: sul palco Mattew Gabrielli, Armando Gabrielli, Robert Gabrielli, Filippo Held Colombo, Lahi Gabrielli, per un’ora di musica sinti tradizionale. Alle 20.40 l’omaggio al più celebre musicista sinti, ovvero Django Reinhardt: la band Alma Swing è un gruppo veneto che pratica la musica swing -manouche ispirata dal grande Django e che vanta al proprio attivo tre incisioni e varie collaborazioni importanti fra le quali nel 2018 una con Bireli Lagrene, erede di Django. La formazione: Lino Brotto chitarra solista, Mattia Martorano violino, Andrea Boschetti chitarra ritmica, Beppe Pilotto contrabbasso e il bolzanino Franz Zanardo chitarra ritmica.

La terza e ultima serata del festival, il 4 ottobre, verrà aperta alle ore 16 dal fuoriclasse locale della musica gitana: il chitarrista e clarinettista Manuel Randi, accompagnato da Marco Delladio chitarra ritmica, Mario Punzi batteria, Marco Stagni contrabbasso. Il quartetto proporrà un repertorio che spazia dal flamenco al gipsy jazz e in questa occasione darà però spazio anche alla musica dei Sinti che ha ispirato Django Reinhardt. Alle 18 spazio ai protagonisti locali della tradizione sinti: prima di scena il cantante Scen Il Sinto, alle 18.30 Il Duo Sinto, alle 19 gran finale con la band di Filippo Il Sinto composta da Filippo Held, Colombo Lahi Gabrielli, Robert e Matthew Gabrielli. «Questa volta il festival - ci spiega Radames Gabrielli che ha fortemente voluto questa iniziativa e che ha trovato nel Parco dei Cappuccini uno spazio inedito e accogliente - sarà anche l’occasione per celebrare e ricordare due nostri artisti che hanno dato molto alla musica ma anche alla poesia dei Sinti: Pasquale Spatzo Mayer e Manso Olimpio Cari, scomparso da pochi mesi». Un’occasione per far conoscere alla città una cultura musicale che rischia di sparire. «Eh sì, perché fino a venti/trenta anni or sono oltre che alle nostre feste e ai matrimoni la musica gitana si suonava anche in molti locali dell’Alto Adige. Ora non più. Per fortuna ci sono i giovani che hanno saputo conservare questo patrimonio e che anche a distanza di tre/quattro generazioni sono in grado di far rivivere le atmosfere e la cultura di gruppi storici come quello dei Figli del Vento. Il nostro festival sarà anche un omaggio a quei gloriosi musicisti che seppero tenere viva e rilanciare la musica di una comunità che in Alto Adige ha radici profonde».















Altre notizie

Attualità