I Medici del Tirolo, che storia 

La doppia mostra. Castel Mareccio e Museo Mercantile, due sedi per raccontare “per immagini” la storia poco nota delle donne de’ Medici Esposti per la prima volta due inediti assoluti, i ritratti dei Signori del Tirolo realizzati dal pittore fiammingo Justus Suttermans


PAOLO CAMPOSTRINI


BOLZANO. Claudia de’ Medici era bella. Molto. Bellissima anche nel ritratto. Aveva posato nelle vesti di giovane principessa e quel quadro girava per le corti d'Europa. I re in cerca di una sposa, per se o per i figli, se lo disputavano. Usava così, allora. Si mostravano le possibili promesse per costruire un matrimonio il più possibile conveniente, invogliando i pretendenti. Nel 1619 Claudia era così avvenente che riuscì ad incantare anche l'imperatore, che era Ferdinando II e che era pure vedovo. Ma prima di lui si mosse il reggente del Tirolo. Fu così che l'erede di una delle famiglie più prestigiose d'Europa, prima ricchissimi banchieri, poi signori di Firenze e infine granduchi di Toscana, immagine stessa del Rinascimento, finì impalmata da Leopoldo V. «Fu una fortuna per la terra tra i monti» commenta Helmuth Rizzolli. Lo studioso e docente di storia e numismatica ha curato mostra e ricerca su “I Medici del Tirolo, una storia di immagini” ( in corso in due sedi , a palazzo Mercantile a Bolzano e a Castel Mareccio fino al 31 ottobre 2020). La ragione è che con lei, la quale resse alla morte del marito e con accanto il figlio Ferdinando Carlo, le sorti del Tirolo, lo trasformò in un luogo strategico sia militarmente che economicamente: ne fortificò i confini riuscendo a tenerlo fuori dalla drammatica guerra dei trent'anni che insanguinò il centro Europa e, soprattutto, lo rese centrale nei commerci. I suoi “privilegi”, editti che giravano per tutta Europa, fecero di Bolzano lo snodo dei traffici tra nord e sud, enfatizzarono la bilinguità del territorio favorendone lo sviluppo, la fama verso l’esterno e aprendolo ai mercati veneziani e dunque dell'intero Oriente. Ma la mostra, in particolare quella ospitata in via Argentieri, ruota intorno a un'altra Medici. È sua cugina, Anna. Che andò in sposa al figlio Ferdinando Carlo. I ritratti dei signori del Tirolo sono esposti qui per la prima volta. Due inediti assoluti. Il perchè riguarda la loro recente scoperta e il fatto che si trovino attualmente in possesso di un privato, il collezionista fiorentino Alberto Bruschi. Sono opera del fiammingo Justus Suttermans, ritrattista di corte Medici e mai esposti in pubblico. Accanto, anche ritratti di Claudia provenienti invece dalla galleria degli Uffizi. Anna qui è ritratta con un magnifico “decolletè” , le guance rosse come le labbra, i capelli bruni. Forse meno bella della zia Claudia ma molto regale. A fianco Ferdinando Carlo, in foggia militare, fascia rossa e armatura. Nonostante, e proprio per grazia della madre Claudia, non avesse mai combattuto, anzi avesse solo sfiorato la guerra dei Trent'anni che aveva sfilato lungo i suoi confini a nord. Il padre Leopoldo V, reggente del Tirolo, fece pazzie per portarsi a corte Claudia. Anni prima era stato vescovo ma, allora si poteva molto più di oggi, lasciò perdere tutte le cariche ecclesiastiche e se ne andò dalla curia proprio per poter contrarre matrimonio , nel 1632, con la bella de’ Medici. Tanto desiderata anche su dipinto: “ il ritratto della principessa Claudia fatto così al naturale che mai ne ho visto uno più simile” scrisse un contemporaneo anche lui incantato dall’ opera di Suttermans. Nel libro annesso alla mostra, Hansjoerg Rabanser, studioso presso il Ferdinandeum di Innsbruck, apre uno squarcio anche sulla stampa ed editoria nella Bolzano coeva agli editti di Claudia. Nel 1659, ad esempio, Carl Girardi fondò la prima stamperia della città. Ma il ruolo delle Medici, soprattutto della prima, nella storia di questa terra , fu decisivo. In termini strategici condusse alla salvezza del principato evitando il coinvolgimento , come detto, nella guerra dei Trent'anni. Che iniziò nel 1618 per concludersi solo nel 1648, portando con se otto milioni di morti tra militari e civili, devastando villaggi e città e sconvolgendo l'intero quadro geopolitico e religioso del continente. Helmuth Rizzolli ricorda tuttavia che, seppur di striscio, i venti di guerra si fecero sentire anche in Tirolo: «Ci furono reclutamenti tra la popolazione e transiti di truppe. Soprattutto nel Tirolo a nord del Brennero giunsero a frotte profughi e sfollati dalle regioni dell’Europa centrale». Gli effetti più gravi furono di natura economica perchè col freno ai commerci soprattutto di prodotti agricoli e bestiame, intere vallate come la Venosta si ridussero quasi alla fame. Ma la parola d’ ordine dei Medici tirolesi, secondo lo studioso, era questa: ”Essere preparati ad ogni eventualità bellica”. Per questo, pur restando fuori dal pieno del conflitto, il territorio fu armato e difeso e proprio la sezione della rassegna che si svolge a Castel Mareccio, mostra armature e oggetti di guerra particolarmente elaborati. E anche lo stesso maniero avrebbe potuto far fronte in modo efficace ad un assalto non previsto secondo la strategia medicea. Insomma, con i Medici il Tirolo visse in pace pur preparandosi alla guerra, come dicevano i romani. E, mentre gli eserciti stavano in allerta, Bolzano con i sui Portici iniziava a proporsi, come scrive lo stesso Rizzolli “come una piccola Wall Street del Tirolo, con compagnie e mercanti di ogni dove che affluivano in città”. E mentre le zecche, come quelle che sfruttavano le miniere d'oro di Zell nella Zillertal, continuavano a coniare monete di qualche pregio anche nel pieno del conflitto e del conseguente impoverimento generale. Un’epoca gloriosa, dunque, quella “delle Medici”. Donne che, come era accaduto 50 anni prima a Caterina de’ Medici alla corte di Francia, ovunque andassero portavano con se l’ eleganza delle madonne fiorentine ma anche la capacità commerciale e politica propria di una famiglia tra le più potenti del tempo.













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