«I ragazzi sognano anche con la danza»

BOLZANO. «In attesa di tornare a ballare, le scuole di danza di Bolzano e Provincia hanno fatto “squadra”. Quella che emerge non è tanto la rabbia per i modi con cui l’emergenza sanitaria viene...


Daniela Mimmi


BOLZANO. «In attesa di tornare a ballare, le scuole di danza di Bolzano e Provincia hanno fatto “squadra”. Quella che emerge non è tanto la rabbia per i modi con cui l’emergenza sanitaria viene controllata, quanto il grido di un settore che non può più essere invisibile agli occhi di nessuno». Così inizia il comunicato stampa diramato alcuni giorni fa e firmato da tutte le scuole di danza altoatesine ed inviato anche al presidente Kompatscher. Le scuole di danza sono ferme da marzo, con una veloce riapertura e chiusura tra settembre e ottobre, da parte solo di alcune. «La domanda che ci giunge da settimane da parte allievi e a cui non sappiamo più cosa rispondere è: “Perché andiamo a scuola, aprono tutti e noi non possiamo venire a danza?”. Non facciamo distinzioni tra sport di categoria A o B, tra qualcuno che può continuare ad allenarsi mentre altri no», si legge nella nota.

Tutte le scuole si erano organizzate per garantire il rispetto delle normative, con un grosso investimento economico. Gli sforzi fatti hanno anche dato i loro frutti dato che, nei mesi, non si è registrato alcun focolaio, ma «tutte le accortezze e gli investimenti fatti, non sono stati sufficienti per scongiurare questa seconda lunga chiusura che ha fatto cadere tutti nello sconforto», prosegue il comunicato. Ne parliamo con Chiara Tanesini, dirigente di Tandance, sezione danza dell’SSV-Bozen. «Problemi enormi li hanno tutte le scuole, ma soprattutto i ragazzi. Hanno perso la passione, l’entusiasmo, l’ambizione. Stiamo togliendo i sogni ai giovani e questa è una cosa molto grave. Abbiamo tentato con le lezioni online. Con i più piccoli funziona perché vanno a scuola e quindi erano contenti di ballare un po’ il pomeriggio davanti al computer. Ma con i ragazzi delle medie e delle superiori è stato in disastro. Da una trentina, sono passati a 4-5. Stavano tutto il giorno in casa davanti al computer e nel poco tempo libero preferivano giustamente farsi una passeggiata».

Vi siete spiegati come mai ci sono stati due pesi e due misure, tra pattinatori e danzatori?

Non me lo so proprio spiegare, anche perché tra i pattinatori che possono continuare ad allenarsi, fare le loro gare, ci sono ragazzi che valgono meno di certi danzatori, che potrebbero entrare in accademia, ma non posso allenarsi. Penso che sia perché siamo una via di mezzo tra atleti e artisti.

Secondo lei le scuole potrebbero riaprire in tutta sicurezza?

Certo! C’è il distanziamento necessario per ballare. Non facciamo certo il passo a 2 o le danze di gruppo! Certo, è tutto complicato, ma possiamo ricominciare. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri ragazzi. Io ho fatto le lezioni fino alla fine di ottobre, ed era pesante perché ballare e insegnare con la mascherina è molto faticoso, bisogna urlare per farsi entrare. Ma saremmo tutti disposti a fare questo e altri sacrifici pur di ricominciare e ridare ai nostri ragazzi i loro sogni e il loro entusiasmo.













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