«I rimedi omeopatici? Sono utili soltanto per malati immaginari»
L’intervista. Il professor Giorgio Dobrilla lunedì 24 febbraio presenta al Centro Trevi (ore 18) il suo ultimo libro. Obiettivo: «Spiegare in modo chiaro e semplice ai non addetti ai lavori cos’è l’omeopatia; la storia e gli effetti dei preparati esclusivamente di natura placebica»
Bolzano. «In tempi in cui un "si dice" orecchiato al bar diventa una verità assoluta, è importante mettere a disposizione del grande pubblico un'informazione chiara e soprattutto basata su studi scientifici. Ognuno poi sceglierà ciò che meglio crede per la sua salute, ma prima deve sapere». Parlare, spiegare a chi non è un addetto ai lavori per aiutare a capire, è oggi l'obiettivo principale del professor Giorgio Dobrilla, primario emerito di Gastroenterologia dell’ospedale San Maurizio di Bolzano, che lunedì 24 febbraio alle ore 18 presso la Biblioteca provinciale di lingua italiana all'interno del Centro Trevi, presenterà il suo ultimo libro: "Omeopatia dal 1810 al 2019". Con la collaborazione tecnico- bibliografica di Alessandro Cimino. La prefazione è di Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri".
Lei è da sempre molto critico nei confronti dei sostenitori dell'omeopatia.
In questo libro però la mia critica è duplice.
Ovvero?
Riguarda sia coloro che sono pro sia coloro che sono contro, senza minimamente sapere cos'è l'omeopatia.
Quindi non è un libro schierato tout court.
Lo ripeto: è un libro che ha l'ambizione di spiegare.
Giungendo però a conclusioni negative per quanto riguarda l'uso dei prodotti omeopatici
Sì, ma sulla base di documentazione scientifica frutto di ricerche condotte a livello internazionale, non di pregiudizi.
Lei dunque ai prodotti omeopatici non riconosce alcun ruolo?
In realtà ritengo che ci siano dei casi ben precisi in cui possono avere una qualche utilità.
Ad esempio?
Possono essere utili se il paziente è un malato immaginario e "ha bisogno di qualcosa" ma deve costare poco, soprattutto non deve essere a carico del servizio sanitario nazionale; altro caso è quello del malato terminale che dalla sospensione di ogni cura capirebbe di essere alla fine. Si tratta allora di “charitas”, non medicina, nell'esclusivo interesse del malato.
Scusi, ma perché Hahnemann, ideatore dell'omeopatia, nell’ '800 la proponeva?
Il motivo è semplice: la medicina tradizionale del suo tempo era allucinante e quindi l'omeopatia faceva meno danni.
Quali sono i principi su cui si basa l'omeopatia?
Lo stesso agente che provoca una malattia, se ultra-diluito con dell’acqua, può curare la stessa malattia, magari producendo inizialmente sintomi simili attenuati in una persona sana.
Quanto spinta dovrebbe essere la diluizione?
Diluendo la sostanza madre di partenza (minerale, animale, vegetale) la quantità iniziale dentro la provetta si diluisce ad ogni passaggio di cento volte per cui a partire dalla dodicesima diluizione centesimale non c’è più nel contenitore alcuna sostanza di partenza.
Solo acqua.
Appunto. Che andrà ulteriormente diluita con altra acqua.
Però l’acqua potrebbe conservare la “memoria” del contenuto iniziale?
Questa ipotesi, avanzata da un immunologo francese (J. Benveniste), è stata demolita più volte dalla comunità scientifica e abbandonata definitivamente.
Qualcuno potrebbe obiettare che, pur non riuscendo a capire le ragioni, l’omeopatia è comunque efficace.
In teoria rispondo sì potrebbe essere. Ma...
Ma?
Siamo sempre lì. Non basta che il paziente dica di sentirsi meglio dopo aver assunto prodotti omeopatici. L’efficacia per essere tale deve essere dimostrata oggettivamente. Che significa non sulla base di semplici impressioni o sensazioni che come tali sono soggettive, ma attraverso studi controllati, rigorosi e attuati secondo canoni metodologici internazionalmente riconosciuti. E invece tutte le ricerche serie di più gruppi di lavoro indipendenti dimostrano in modo inequivocabile che l’effetto dei preparati omeopatici, se dichiarato, è di natura esclusivamente placebica.
I rimedi omeopatici possono almeno essere assimilati ai preparati fitoterapici “naturali”?
No. I fitoterapici contengono reali composti dotati di azione farmacologica (e andrebbero pertanto studiati per efficacia e sicurezza come ogni altro farmaco), mentre nei rimedi omeopatici c’è soltanto acqua e zucchero. Nel Regno Unito un centinaio di ricercatori e farmacisti hanno assunto provocatoriamente un’ottantina di rimedi omeopatici e non è successo ovviamente nulla.
Comunque di buono c’è che almeno i rimedi omeopatici non hanno effetti collaterali.
Diretti no, visto che un mix di acqua e zucchero non fa danni. Quello che mi preoccupa è un’altra cosa.
Ovvero?
Il rischio grave è che in virtù dei benefici transitori placebo-indotti, i rimedi omeopatici sostituiscano terapie di documentata efficacia in malattie gravi, come tumori o infezioni gravi. A.M.