Il fake degli ibridi che piace alla politica
Boitani: «Sulle Alpi, dopo 20 anni di ricerche, problema inesistente»
BOLZANO. La questione degli ibridi è stata ieri al centro di diverse relazioni. Tutt’altro che una questione marginale perchè da mesi, soprattutto, in Alto Adige, viene ripetuto in tutte le sedi possibili un mantra, una sorta di formula magica che dovrebbe fungere da grimaldello per arrivare a ridurre lo status di tutela del lupo in sede europea, disconoscendone da una parte il valore ecologico e evocando dall’altra maggiori rischi nelle interazioni uomo-lupo. Il mantra dice: “In Italia il 30% dei lupi sono ibridi”, da ciò a cascata tutto ciò che ne deriva. Specialisti di questo che ormai è un “fattoide”, ovvero una pseudoverità che assume sostanza grazie alla sua reiterazione (Berlusconi in questo era un fenomeno) sono l’eurodeputato della Volkspartei Herbert Dorfmann e la neosenatrice, sempre della Svp, Julia Unterberger. L’ultimo esempio solo pochi giorni fa in due interviste rilasciate al quotidiano di lingua tedesca “Südtiroler Tageszeitung”. Peccato che si tratti di un autentico fake. Ne abbiamo parlato con Luigi Boitani, il number one dei lupologi italiani. «Dal punto di vista scientifico è una assoluta fesseria (il termine usato in realtà è decisamente più colorito, ndr). Abbiamo un dato del 25% di ibridi circoscritto alla bassa Toscana, quasi solo alla provincia di Grosseto. Estrapolare questo dato ed estenderlo all’ intera popolazione di lupo è semplicemente ridicolo. Restiamo a nord: sulle Alpi italiane non è stato trovato fino ad oggi un solo ibrido di lupo. Francesca Marucco lavora da vent’anni in Piemonte con la genetica collaborando con i migliori laboratori statunitensi e il problema ibridi è inesistente. E stiamo parlando di una regione, il Piemonte, dove ci sono 27 branchi per un minimo di 151 esemplari. In Francia uno studio del settembre 2017 su oltre 130 esemplari monitorati ha fatto registrare risultati dello stesso tenore». Domanda numero due: che si fa con gli ibridi? risposta: «Ci si convive dove ci sono e si cerca di migliorare la situazione, questo vale per l’Appennino. Su percentuali basse gli ibridi nel tempo vengono naturalmente “riassorbiti”. Altra cosa è se si parla di un 70-80% di ibridi, ma non è questa la situazione del nostro Paese. Dico anche che vista l’eccellente situazione della popolazione alpina, sempre dal punto di vista genetico intendo, se si scoprisse una cucciolata di ibridi andrebbe eliminata». Tra i pochissimi politici presenti in sala per l’intera giornata, l’onorevole Svp Albrecht Plangger. Onore a lui che si è preso il tempo di venire e di informarsi, visto che gli capita di parlare di lupo. Se la prossima volta però si porta dietro Dorfmann e Unterberger non è una cattiva idea.(m.f.)