IL MURALES IN CASA DELL’OPERAIO ARTISTA
C’è chi si sfoga cantando, chi cucina, chi le ricette le racconta. Qualcuno legge, qualcuno “posta” su Facebook le sue frustrazioni, e chi, chiuso in casa come tutti, dipinge paesaggi sognando la...
C’è chi si sfoga cantando, chi cucina, chi le ricette le racconta. Qualcuno legge, qualcuno “posta” su Facebook le sue frustrazioni, e chi, chiuso in casa come tutti, dipinge paesaggi sognando la libertà.
Così ha fatto nei giorni scorsi Davide Tramacère nel suo appartamento di Appiano condiviso con la compagna Ester e i due figli piccoli. Una cattività faticosa per chi è abituato alle giornate passate all’aperto nei cantieri, sulle strade provinciali insieme ai colleghi operi.
Davide è originario del leccese e si è trasferito nel 2014 ad Appiano. Lavora in una ditta edile come operaio, ma coltiva anche altre passioni. La terra, quella che, ha lasciato per il lavoro, coltivata insieme ai famigliari con le viti di dei rossi sanguigni che si allevano nel Salento. Gli ulivi sparsi sulle terre rosse in file ordinate. I sapori che emergono nei giorni di festa dal congelatore. Le braciole di cavallo, i lampacioni, le fave per il purè.
La luce della sua Puglia, nelle damigiane di vino rubizzo che porta da casa. Così, per non restare con le mani in mano e assuefatto alle notizie ansiogene della televisione, Davide ha cominciato ad allargare i suoi spazi estendendo i l’orizzonte della sala da pranzo con uno arioso murales. «Tutto ha avuto inizio da una pianta che volevo dipingere in un angolo del salotto per decorare una parete».
Una attività che svolgeva anche in passato nelle ristrutturazioni di cui si occupava “ma allora dipingevo soprattutto motivi geometrici, decorativi, certo non degli affreschi”. Ma la passione e l’occhio per l’arte già fermentavano «così a 46 anni ho voluto lanciare un mio messaggio con i pennelli».
In pochi giorni la decorazione vegetale si è trasformato in uno degli ulivi che gli tenevano compagnia sin dall’infanzia, il muro bianco in un muretto da cui si allunga una tettoia.
Una finestra dalla quale il ramo dell’ulivo si insinua, sino a bucare il tetto. Insomma la natura che fa il suo corso e trova la via d’uscita», un po’ quello che si spera accadrà a tutti noi quando questa emergenza sarà finita.
Un cielo azzurro sui giardini da riempire di nuovo con i giochi dei bambini “la possibilità di tornare a viaggiare, anche solo per ritrovare i familiari lontani. Seduti sotto l’ombra di un antico ulivo di Puglia.
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