«Il vero teatro popolare è quasi come il calcio» 

Intervista a Paolo Rossi. L’attore è l’atteso protagonista di “Pane o libertà. Su la testa”  Le prove della nuova produzione del Tsb, aperte al pubblico, a Bolzano dal 4 al 20 giugno


Daniela Mimmi


Bolzano. Il vero teatro popolare è come una partita di calcio. «Ma il calcio vero e popolare, come l’ha definito Pasolini, non quello di oggi», chiarisce Paolo Rossi. E sarà una partita di calcio, con uno strano Arlecchino satanico, la nuova produzione del Teatro Stabile di Bolzano che l’attore friulano, e milanese di adozione, sta provando in questi giorni nella sala grande del Teatro Comunale di Piazza Verdi, a Bolzano. Alle prove, che conoscendo Paolo Rossi non sono vere prove, di “Pane o libertà. Su la Testa”, potranno assistere venti spettatori per sera, gratuitamente e solo previa prenotazione telefonica, dal 4 al 20 giugno, tutti i giorni a esclusione di domenica, alle 18.30. Sul palco l’attore triestino sarà accompagnato da Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi, i tre musicisti che formavano la band “I Virtuosi del Carso” e che adesso hanno cambiato nome e si chiamano Ancient Prodige. Quello di Bolzano è il primo teatro a riaprire in tutta Italia.

«Lo facciamo nel rispetto delle norme vigenti e utilizzando l’ormai consolidato format di “Wordbox- Parole per il Teatro”, che offre la possibilità a un ristretto numero di spettatori di assistere alle prove aperte di uno spettacolo in divenire - spiega il direttore del Teatro Stabile, Walter Zambaldi – Lo facciamo per tante ragioni. Il teatro è un presidio importante, in cui entrare in punta di piedi in questo momento. Inoltre tenere aperto un teatro significa anche non gravare sul sistema sociale. Il teatro è un’azienda che mantiene i lavoratori e le loro famiglie. Il nostro non è coraggio, ma ostinazione. Dobbiamo tenere aperta una struttura che durante la storia non è mai stata chiusa, neppure in tempo di guerra».

Chiediamo a Paolo Rossi a che punto è con le prove di questo suo nuovo “Pane o libertà. Su la testa”, scritto durante il suo lockdown milanese. «Il mio è teatro comico satirico che ha a che fare con la poesia e la favola, piuttosto che non la cronaca. È un teatro d’improvviso, d’emergenza popolare. Con il nostro metodo e il nostro allenamento, noi siamo sempre pronti. Tutti i miei spettacoli rappresentano un processo artistico, non il risultato. Sono una prova continua che si relazione con il pubblico. Persino la scaletta musicale, la cambiamo ogni giorno».

A proposito, qual è il ruolo della musica?

Per me la musica a teatro è sempre fondamentale. Anche loro sono specialisti nell’improvvisazione. La musica suggerisce le azioni.

Ci spiega il titolo?

L’ho preso da un libro, ma non dico quale nè di chi è. È piuttosto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà. C’è il nostro impegno sociale: tenere su la testa, se si vuole che le cose funzionino.

C’è anche Arlecchino. In che cosa le assomiglia?

Io sono Arlecchino. Ma il primo, quello infernale, con il corno tagliato in mezzo alla fronte, quello che va dall’al di qua all’al di là, che supera i muri. Io supero i muri. Durante i lockdown ho recitato nei cortili di Milano. Il mio non è l’Arlecchino da teatro turistico, ma quello del teatro popolare, quello che racconta storie semplici. Come la mancanza di lavoro.

Ha creato uno spettacolo duttile, adatto a qualsiasi spazio, per adeguarsi alle restrizioni che saranno ancora attive questa estate?

Io posso fare spettacoli ovunque, davanti a 220 mila persone a Roma, a 50 mila a Siracusa, a 8 in un cortile. Il teatro d’emergenza è come il teatro elisabettiano. Sì, contiamo di portarlo in scena tutta l’estate, ovunque, il posto non ha importanza. Saranno molte prove, perchè lo spettacolo resta comunque sempre incompiuto, si modifica a seconda del momento, della cronaca, se è al chiuso o all’aperto. È uno spettacolo popolare, come il calcio di una volta, con il regista/arbitro in scena e in campo, senza la quarta parete.

Come ha passato il lockdown?

In modo molto attivo. Ho fatto il mimo in corridoio, recitato nei cortile, portato il pane con la brigata Brighella Emergency a chi non poteva comprarlo, nelle periferie di Milano, dove passa il fronte. Ho aiutato mio figlio a fare i compiti e abbiamo preso 4 in un tema su Goldoni. Lui dice che siamo stati boicottati... Mi sento bene, anche perchè mi trovo acollaborare nuovamente con Zambaldi con cui sono molto in sintonia. Sono tempi interessanti. È una partita che dobbiamo giocare bene per poter vincere. Io mi alleno da una vita...

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