Il videomessaggio di Nanni Moretti agli amici del Capitol 

La sorpresa. «Care spettatrici e cari spettatori di Bolzano, voglio dirvi grazie di essere qui » Ieri mattina la telefonata a sorpresa del regista che chiedeva di essere “ospitato” virtualmente L’occasione è stata la proiezione della versione restaurata del suo celebre “Caro Diario”


Fabio Zamboni


Bolzano. «Care spettatrici e cari spettatori del Cinema Capitol di Bolzano, grazie di essere qui in questo momento così difficile e così complicato». Esordisce così Nanni Moretti nel videomessaggio che ieri sera è stato proiettato dal Filmclub prima del suo film “Caro Diario”, e che verrà replicato anche questa sera alle ore 18. Sullo sfondo di una libreria, dalla sua casa di Roma, il celebre regista e attore di “Habemus Papam”, “Palombella rossa” e “La stanza del figlio” ha registrato un video di 11 minuti appena ha scoperto che il suo film del 1993 nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna sarebbe stato proiettato in una sola sala italiana, quella del Capitol, dopo il lockdown imposto a tutti i cinema e i teatri con l’eccezione della provincia di Bolzano.

Immaginate la sorpresa di Raimund Obkicher, del direttivo del Filmclub, quando ieri mattina a un numero sconosciuto che squillava al suo cellulare ha risposto la voce del regista romano chiedendo se avrebbe potuto inviare il messaggio e se glielo avrebbero ospitato prima di “Caro Diario”. Nel video il regista, con il tono solenne ma ironico che lo caratterizza, ha voluto ricordare agli spettatori di essere nato a Brunico e quindi di poter vantare legami con l’Alto Adige: «In realtà sono nato lassù perché una volta gli insegnanti non avevano congedi per maternità e dunque facevano i figli in vacanza. Sicché mia madre che era professoressa sfornò me in agosto in Val Pusteria e mio fratello a Sondrio».

Naturalmente Moretti parla anche del suo “Caro Diario”: «Mi fa impressione pensare che abbiano restaurato un mio film, perché vuol dire che sono passati davvero tanti anni. E comunque dovete sapere che in quel periodo del 1993 io stavo lavorando a un film complicato, grottesco e doloroso, un film su uno psicanalista che vive alle Eolie e che lì impazzisce. Era agosto, stavo a Roma e all’improvviso mi è venuta un’idea: faccio un corto da proiettare soltanto nella mia sala, la Nuova Sacher che avevo aperto da un anno. Ho girato per un solo weekend muovendomi sulla mia Vespa accompagnato dal regista e amico Carlo Mazzacurati e fu una cosa così intensa che qualche giorno dopo, riguardando il materiale girato decisi di abbandonare il progetto del medico alle Eolie e di fare un intero film con la leggerezza e l’incoscienza di quando a vent’anni giravo i primi superotto».

Moretti entra poi nei dettagli del suo “Caro Diario”: «Nel capitolo dedicato ai Medici, ho voluto raccontare del tumore che avevo dovuto affrontare pochi anni prima, ricostruendo tutto attraverso gli appunti che avevo raccolto nel periodo in cui mi ero curato. Una pagina autobiografica, raccontata con precisione e diciamo pure eleganza. Ironia e verità».

Poi il capitolo sulle Isole: «L’unico davvero inventato – continua Moretti -, con tanti amici sul set trasformati in attori. Infine il capitolo sulla Vespa, totalmente autobiografico e vero, L’unica cosa non vera è che “Flashdance” mi aveva cambiato la vita. E ho raccontato questa provocazione anche grazie alla presenza della protagonista del film Jennifer Beals che si è prestata con grande autoironia».

Il videomessaggio si chiude con un augurio agli spettatori: visto il periodo, Moretti augura loro “buona fortuna!”.

Per quanto riguarda il film restaurato, bisogna ricordare che nel 1994 conquistò a Cannes il premio per la migliore Regia, e che nel cast figurano, oltre a vari amici di Moretti, attori interessanti quali Moni Ovadia e Marco Paolini. Le musiche sono di Nicola Piovani. Certamente si tratta di uno dei film più importanti di Moretti, un punto di svolta: dopo la crisi ideologica di “Palombella rossa”, Moretti abbandona il suo alter ego Michele Apicella e porta sullo schermo sé stesso, senza filtri, dalle gite in Vespa nella Roma agostana deserta fino alla sua, reale, malattia. Un’autobiografia profondamente collettiva, dove le ossessioni personali del regista – il passato, le case, il ballo, i (cattivi) critici… – si fondono con quelle di un paese intero, incapace di ricordare, di comunicare, di ascoltare. Divertente, colmo di indimenticabili tormentoni morettiani, ma capace anche di momenti di autentica commozione (la lunga scena del pellegrinaggio verso il luogo dove morì Pasolini).

In un momento in cui sono state sospese le uscite di nuovi film previste per le prossime settimane, è probabile che il Capitol lo riproponga anche nei prossimi giorni.













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