«In tempi di Covid l’amore è il fulcro delle nostre vite» 

Poesia. Intervista al poeta anglo-trentino David Wilkinson «Scrivo in italiano perché la lingua è la mia casa e vivo qui dal 1980»


Lara Rigotti


Trento. La poesia seppur non risolve i problemi della vita, ad essa restituisce il senso. A volte profetica, a volte mistica, conserva i valori dell’umano salvandosi da una tecnologia invadente. A ricordarcelo è il poeta anglo-italiano David Wilkinson nelle sue ultime poesie scelte fra 612 opere partecipanti dal mondo risulta terzo in ex equo, conquistando il podio del Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco. Ma per capire la poesia di David Wilkinson è necessario conoscere le sue origini e il suo vissuto. Il poeta poliglotta (francese, spagnolo, portoghese, russo, serbo, croato, urdu e meglio di tutte l’italiano) nasce a Manchester e si laurea al Collegium Reginensis di Oxford dove viene travolto dalla bellezza e dalla musicalità della lingua russa, tanto che decide di continuare il suo percorso di studi nella Mosca di Brèžnev. Ed è proprio in questo contesto che conoscerà il suo mentore, il suo insegnante di russo che lo avvia alla scrittura e alla poesia: il principe Sergej Obolensky Romanov, discendente dell’antica famiglia dei Romanov. Si ispira ai grandi poeti russi come Aleksander Pushkin e Anna Achmatovna. Chiamato in Italia in qualità di docente incontra in Trentino sua moglie Caterina Dominici, nonesa e noto volto della politica e della cultura regionale, e da allora fa del Trentino la sua patria. Numerosi sono i riconoscimenti per l’autore anglo-trentino. Le opere sue pubblicate in antologia riassumono un ventennio di grandi successi, entrato da poco a pieno titolo nell’Enciclopedia di Poesia Italiana Contemporanea della Fondazione Mario Luzi. Consacrato fra i lirici moderni, Wilkinson, è anche un europeista, un remainer convinto, e «sgomento», non immaginava certo che la Brexit divenisse realtà, dopotutto dice: «È stata votata solo dal 51% degli inglesi, da quelli che hanno seguito Boris Johnson, un nazionalista alla Trump». Wilkinson come Victor Hugo spera ancora nell’Europa come soluzione al caos, se per i brexiter un Paese di 27 nazioni non è governabile per Wilkinson tutt’altro. L’unico vero problema - sostiene Wilkinson - è la mancanza di un governo unitario solido europeo.

Sulla rivista “Cronache Italiane” sono state recentemente pubblicate alcune sue premiate poesie, tra cui Specchio in cui scrive “Ho aldilà del vetro solo la vegetale speranza di tornare retro”. È il verso di un remainer nostalgico della vecchia Europa romantica?

Sì, assolutamente, spero ancora in una Europa. Il Covid-19 dovrebbe unire e non disgregare l’Europa.

Di una eventuale Italexit cosa ne pensi?

Italexit è solo uno slogan volgare per le masse, non ha senso che l’Italia esca dall’Europa. Soprattutto adesso in questo stato di crisi.

L’italiano non è la sua lingua madre eppure scrive solo in italiano. Perché? Quale delle sue poesie tradisce il suo dna inglese?

I miei versi in lingua italiana dimostrano il mio forte legame a questa lingua e alla sua grande tradizione artistico-letteraria. La lingua è la mia casa e io è dal 1980 che sono in Italia, questa è la mia casa. Tradisce il mio essere inglese la poesia Ulivo, tratta da Mito e Amore, per le molte consonanze che sono tipiche della lingua inglese, non di quella italiana.

Si sente nella sua poesia il fascino per altri popoli, altri mondi, altre epoche, dove c’è un’attenzione particolare per la tradizione religiosa, letteraria, culturale sia dell’Oriente che dell’Occidente.

La mia poesia riflette effettivamente la mia passione per i popoli e per altre civiltà per altre lingue, come il bulgaro antico (la vera matrice della lingua slava). Nel mio periodo in Pakistan si sviluppa l’amore per la lingua Urdu e il mio interesse per la cultura della Corte dei Moghul, in particolare per le raffinate poesie/canzoni Ghazal, nonché del genere “Qawali”. Nei miei versi si riflettono tutti i miei viaggi e i miei studi classici.

Quale successo letterario le è più caro?

In primis il riconoscimento dalla nota Fondazione Mario Luzi, poi il più recente: l’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea che assieme all'Istituto Italiano di Cultura di New York, mi hanno conferito il riconoscimento al merito in “Poesia e Critica in Semiotica Estetica” per la mia opera Nella luce, che è stata pubblicata anche nell’Antologia Accademica della Poesia Contemporanea.

A seguito del riconoscimento Mario Luzi, uno dei suoi versi è stato inserito nell’enciclopedia contemporanea omonima del poeta. Una poesia dedicata e intitolata a Catullo. L’amore rimane una priorità anche oggi?

Soprattutto oggi in quest’epoca segnata dal Covid, l’amore ritorna prepotente. Non possiamo nulla senza esso, l’amore è il fulcro delle nostre esistenze.

Cosa dovremmo adottare del mondo antico per far funzionare meglio l’oggi e il nostro futuro?

L’eroismo e il patriottismo, inteso come voler bene al luogo che si sente proprio, soprattutto.

Il periodo di lockdown si è dimostrato fertile per la sua poesia?

Questo periodo di reclusione forzata inizialmente mi ha tolto completamente l’ispirazione, ma poi la scrittura ha prevalso. In estate verrà pubblicata una edizione ampliata di “Mito e Amore” a cura di Francisci editore, dove ho inserito le mie nuove poesie nate durante il periodo di quarantena.

Anticipazioni sui suoi versi inediti?

Versi ermetici dal linguaggio poetico aulico che indagano approfonditamente nella psicologia dell’umano e dell’essere, una riflessione sull’Io con dei rimandi alla classicità. Ad ottobre, peste Covid permettendo, li presenterò in anteprima a Trento.

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