In tre alla Biennale di Curitiba 

Arte contemporanea. Tre artisti regionali, due altoatesini e uno trentino, fino al primo marzo alla prestigiosa Biennale brasiliana Stefano Cagol, Hannes Egger e Philipp Messner protagonisti di un “cluster creativo” regionale che non ha precedenti



Bolzano. Un fatto eccezionale: tre artisti della regione – Stefano Cagol, Hannes Egger e Philipp Messner – partecipano fino al 1 marzo alla prestigiosa 14a Biennale di Curitiba in Brasile, che la stampa internazionale sta definendo da record, prevedendo che supererà il milione di visitatori della precedente edizione, visto l’incremento del 20% registrato nei primi mesi di apertura. Oltre ai numeri giganteschi della manifestazione, la presenza dei nostri artisti in questa Biennale, tra oltre 300 artisti provenienti da 35 paesi, è resa particolarmente rilevante dal forte legame intrinseco che la nostra regione ha con lo stato brasiliano del Paranà di cui Curitiba è capitale, visto che proprio lì emigrarono in passato moltissimi trentini e altoatesini.

«Quando sono stato chiamato a partecipare alla Biennale, ho subito fatto presente al team curatoriale della connessione speciale tra questi luoghi così lontani - spiega l’artista trentino Stefano Cagol - ed ho suggerito di creare una mostra all’interno della mostra, nella quale esporre un cluster territoriale in rappresentanza della nostra regione di confine, in linea con il titolo “Fronteiras em Aberto (Frontiere aperte)” di quest’edizione». L’idea è piaciuta, e il curatore Massimo Scaringella ha deciso di invitare a Curitiba sia il trentino Stefano Cagol, che un artista sudtirolese di cultura ladina, Philipp Messner, e un altro di cultura tedesca, Hannes Egger. Le opere di questi tre artisti sono esposte nella sede principale della Biennale: il Museo Oscar Niemeyer, il più grande museo del Brasile, intitolato al famoso architetto e aperto nel 2002 con la sua forma iconica che richiama un enorme occhio, interessato anch’esso dall’incremento di visitatori, che lo posiziona tra i musei più visitati al mondo.

«Il Brasile è molto attento alla cultura e Curitiba in particolare è un vero e proprio polo per l’arte: questo mi ha stupito, era la prima volta che mi trovavo a lavorare in America Latina», racconta Cagol, appena rientrato da Berlino per il premio Italian Council, che è stato a Curitiba in settembre per l’inaugurazione e per realizzare in maniera site-specific una nuova serie di opere, proprio come ha fatto Egger, che per la sua opera si è ispirato a Jean-Paul Sartre e Nietzsche, mentre Messner ha prolungato la permanenze in Brasile per un intenso periodo di ricerca, «In Sudamerica si gioca il futuro del mondo», ha affermato. Il curatore della Biennale Massimo Scaringella scrive: “L’arte contemporanea a volte ricerca una tale precisa integrazione con il territorio, sia inteso come ambiente sia inteso come relazioni umane, che la pone inevitabilmente in confronto con il suo contesto visivo”. Ma vediamo più da vicino le opere che i tre artisti espongono a Curitiba.

Stefano Cagol: Nell’installazione inedita “It’s all about giving and taking energy” (è tutta una questione di dare e prendere energia), costituito da un video e una foto di grande formato, Stefano Cagol presenta un nuovo capitolo della sua ricerca tesa a riflettere su grandi temi dell’oggi come il rapporto con l’ambiente, le risorse energetiche, le percezioni dei confini tra sé e la natura. Mostra tracce di calore delle nostre mani come metafora dell’influenza delle nostre scelte sul pianeta: il calore delle mani lascia tracce sulle altre mani, sui volti, sui muri, sulle foglie, il ghiaccio che si fonde nelle mani e scorre come sangue. Inoltre, nel nuovo intervento performativo dal titolo “Nós somos aquecimento global” (Noi siamo riscaldameto globale), realizzato all’inaugurazione della Biennale, carte dipinte con pittura termosensibile mostrano l'aumento della temperatura e immagini di fuoco che rimandano agli incendi della deforestazione, altro simbolo del complesso e disequilibrato rapporto tra uomo e natura.

Hannes Egger: L'opera “Silent Border in the Middle of No Man's Land” é una audio- o, meglio, audience-performance. Si tratta di 10 tracce audio, trasmesse via cuffia, che invitano il pubblico a performare. Ci sono delle istruzioni e la musica è del music designer mr. coon. Ognuna di queste istallazioni sonore fa conoscere un diverso aspetto del confine: un muro invisibile con una fessura, il confine del proprio sesso, quello della propria autodefinizione. Vengono citate anche opere e figure filosofiche, come il funambolo del Zarathustra di Nietzsche o l’opera “Huis Clos” (No Exit) di Jean-Paul Sartre. Le scelte installative sono minimaliste, lo spettatore trova 10 cuffie e un paio di oggetti, ma il lavoro si espande e prende forma, diventa veramente visibile solo nel momento in cui il pubblico diviene partecipe: in quel momento l’opera incomincia a vivere e pone al centro i corpi dei performer. Philipp Messner: Per la Biennale di Curitiba e il Museo Oscar Niemeyer ha sviluppato una serie di nuove bandiere che lavorano con termini come “we” e “all” e frasi brevi come “brain capacity” e “campi tattili”, che si sovrappongono e si rivolgono direttamente al pubblico.

Le sovrapposizioni grafiche, invece di definire, aprono un’ idea di potenzialità, dello spazio e del sé dall’individuale al collettivo. Le bandiere, una volta installate, delineano uno spazio di apertura mentale e pongono questioni su possibili azioni future.Pa.Pi.













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