musica

«Io, ribelle come Lady Gaga» 

L’intervista a Nina Duschek. La giovane cantautrice meranese ha preso ispirazione dalla star americana. Oggi il suo album Bandana Revolution combina rock e reggae


Amelia Liverani


BOLZANO. Nina Duschek, giovane cantautrice dal talento promettente, si è fatta strada nel panorama musicale con il suo stile unico e la sua passione travolgente. Fin da bambina, la musica ha avuto un impatto profondo sulla sua anima sensibile. Ancora alle elementari, durante una recita di Natale, ha scoperto la potenza emotiva di cantare insieme agli altri bambini. Quel momento magico ha risvegliato qualcosa dentro di lei, un'intuizione che la musica avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella sua vita. L'influenza di artisti e generi musicali sulla giovane Nina è stata determinante nel plasmare il suo amore per la musica. Una figura che ha esercitato un'enorme fascinazione su di lei è stata Lady Gaga. Quando Nina ha visto per la prima volta il video musicale di "Bad Romance", si è subito innamorata dell'iconica artista. Il suo spirito ribelle e la sua personalità unica hanno ispirato la giovane cantautrice, che ancora oggi trova in Lady Gaga una fonte di ispirazione e coraggio. Nina ha sviluppato il suo stile musicale unico grazie a molteplici influenze e momenti significativi lungo il suo percorso. Mentre faceva musica di strada, ha iniziato ad ascoltare e suonare rock'n'roll e blues, scoprendo il potere coinvolgente di questi generi.

Durante una gita scolastica a Bruxelles, ha incontrato Julien Zéle, un talentuoso musicista di strada, che le ha aperto gli occhi su un nuovo modo di fare musica. Con la sua chitarra acustica, il suo swing contagioso e gli accordi che fanno ballare, Julien ha ispirato Nina a intraprendere la strada della musica di strada, diventando una delle sue influenze più importanti. Parlando del suo nuovo album "Bandana Revolution", Nina rivela che il titolo stesso rappresenta una sorta di rivoluzione personale. Da quando ha iniziato a fare musica di strada, ha registrato i suoi primi CD, seguendo un approccio "do it yourself" nella sua camera. La sua prima demo, proprio chiamata "Bandana Revolution", simboleggiava l'inizio di un viaggio verso l'autenticità e l'affermazione di sé. L'album, nato da questa spinta rivoluzionaria, unisce elementi di rock, reggae, folk e altri generi che fanno parte delle sue radici musicali. La selezione dei brani per l'album è stata una scelta ponderata, includendo le canzoni che rappresentavano di più il suo percorso artistico e le tematiche che l'hanno accompagnata negli ultimi anni. Le canzoni affrontano questioni come l'identità, la ricerca della verità personale e storie d'amore uniche.

Con la sua musica, Nina desidera trasmettere un messaggio di accettazione di sé stessi, non importa cosa pensino gli altri, a condizione che ci si conosca e ci si ami veramente.

Qual è stata la sua prima esperienza con la musica?
Probabilmente alle elementari, quando avevo tipo 9 anni. Mi ricordo di aver cantato con tutti gli altri bambini una canzone di natale in italiano e ricordo di essermi commossa in un certo senso. Per quel momento sentire e cantare quella canzone é stato veramente emozionante, non so perché, ma era probabilmente il mood della canzone, e secondo me quella era la prima volta dove ho sentito qualcosa dentro di me che ha veramente percepito la musica.

Quale artista o genere musicale le ha fatto innamorare della musica fin da giovane?
Lady Gaga per me é stata sempre un 'idola. La prima volta quando ho guardato il video musicale di “Bad Romance” mi sono subito innamorata di lei, non sapendo il motivo e il perché ma percepivo che c’era un qualcosa in quella donna che mi piaceva. Probabilmente era la sua grinta, il suo modo di essere diversa che mi affascinava.

Come ha sviluppato il suo stile musicale unico? Ci sono stati alcuni momenti o influenze particolari che hanno guidato il suo percorso musicale?
Ecco, Lady Gaga, per ripetere, è stata (e lo è ancora) veramente importante per il mio percorso, piuttosto per quanto riguarda come lei si comporta sul palco, come lei sente e vive la musica e l’arte, mi piace semplicemente che lei sa chi é, che ha un messaggio da dare e che da cosí tanto alla gente e a chi la ascolta. Quando ho iniziato a fare musica di strada (a 16 anni) ho anche iniziato ad ascoltare e suonare rock’n’roll e blues, ma sopratutto rock’n’roll, perché sapevo che era un genere che piace al pubblico e che fa ballare. Ma poi mi ricordo anche di aver incontrato una volta, durante la gita a Bruxelles in quarta superiore, un musicista di strada che seguo ancora oggi (almeno sui social). Si chiama Julien Zéle, e il suo stile mi é subito piaciuto: chitarra acustica, un po’ di swing, accordi che fanno ballare e che danno “good vibes”.

Ci parli del suo nuovo album "Bandana Revolution". Qual è la storia dietro al titolo e come ha deciso di combinare rock e reggae in questo lavoro?
Quando ho iniziato con la musica di strada ho anche iniziato a registrare i miei primi CD, fatti “a mano”, registrati nella mia camera, molto “do it yourself”. La mia prima demo l’ho proprio chiamata cosí: “Bandana Revolution”. Per me era un po’ una rivoluzione allora fare quello che veramente volevo fare. Sono uscita da un gruppo con cui suonavo, e volevo dedicarmi alla mia musica personale. E poi mi piaceva un po’ anche lo spirito del nome, molto ribelle e rivoluzionario, accennando anche al fatto che porto sempre la bandana quando suono. Per il mio primo disco ufficiale, ho pensato di usare proprio questo nome, poiché anche qui si tratta di una rivoluzione (veramente intraprendere la strada della musica per me é un “big deal”, poiché ho sempre avuto paura di realizzare questo sogno), e perché lo volevo anche fare in omaggio al mio vecchio sé, che dentro di sé ha sempre sognato di fare musica. Sí, per dire la veritá, l’album non é solo composto di reggae e rock... c’é anche un po’ di folk per le canzoni piú tranquille.

Come ha scelto i brani da includere nell'album? Quali sono le tematiche principali che affronta attraverso le tue canzoni?
Questi brani sono prevalentemente brani che ho scritto negli ultimi 5 anni. Ho sempre scritto tanto, ma volevo creare un album con le canzoni che mi ispiravano di piú e in cui sentivo il maggior potenziale. Quindi la maggior parte delle canzoni parla specialmente di tematiche che ho affrontato negli ultimi anni, ma che comunque sono ancora presenti tutt’ora nella mia vita: identitá, capire chi sono veramente, la ricerca della propria veritá, ma anche tematiche un po’ piú “allegre”, tipo storielle d’amore un po’ queer (“Bartender Girl”), oppure una canzone dedicata totalmente agli scorpioni (“Scorpios”), o una canzone con cui voglio ricordarci che é uguale di quello che la gente pensa di noi, finché noi stessi sappiamo chi siamo veramente (“People”).

Ha girato dei video musicali per alcune delle canzoni dell'album. Come ha sviluppato il concept per questi video e qual è il messaggio che vuole trasmettere?
Il concetto e la storia me la sono sempre inventata un po’ io. Spesso uso metafore (anche un po’ nascoste a volte per lasciare libertá all’interpretazione) per raccontare meglio la storia dietro la canzone, ma allo stesso tempo voglio anche essere molto diretta con quello che voglio dire e lo faccio anche vedere. Il messaggio dipende un po’ da canzone a canzone.

Quali sono le sue influenze musicali principali? Ci sono artisti che l hanno ispirata nella creazione di questo album?
Artisti veri e propri ad ispirarmi a fare questo album non ce ne erano. Era piuttosto un viaggio (lungo!), che mi ha fatto venire fin qui. Io per molto tempo avevo paura di intraprendere la strada della musica, perché ho sempre pensato che é qualcosa che non mi puó dare stabilitá e che é qualcosa che esiste solamente nei miei sogni e che mai si potrá avverare. Dentro di me avevo sempre questo desiderio e sogno, e secondo me era il tempo – e tanti tentativi a fare altre cose che non c’entravano con la musica – che mi hanno fatto far venire fin qui. Prima ho dovuto provare tutt’altro per capire che é questa la mia via e la mia strada, anche se mi fa paura, ma proprio per questo la devo prendere perché é la strada che mi porta a me stessa. Quindi no, influenze vere e proprie non le ho purtroppo...

Come descriverebbe la sua esperienza come musicista di strada? Cosa ha imparato durante questo periodo che l ha aiutata a crescere come artista?
Per me la musica di strada é una vera e propria terapia. Ho potuto imparare così tanto. Anche solo andare in piazza, mettere a posto il mio stand del microfono e accendere l’amplificatore, vedendo la gente che passa, la cittá che sta vivendo, i primi tocchi di corda... per me é una sensazione di pura libertá per cui io sono cosí grata di poterla vivere. La musica di strada mi ha insegnato tanto, soprattutto di “stare da me” e non perdermi nel pubblico... avevo sempre la sensazione di dover intrattenere qualcuno – e, per caritá, a me piace anche farlo!

Quali sono i suoi piani per il futuro? Ha in programma di andare in tour per promuovere l'album?
Sí, assolutamente. Qualche giorno fa ho anche sottoscritto il mio primo contratto in assoluto di ufficio stampa e booking, quindi sto giá pianificando come andrá la promozione, potendo anche lavorare finalmente con altre persone che se ne intendono in quelle cose, e non dover piú fare tutto da sola! Per adesso sta in programma di far uscire un prossimo singolo a luglio, con il video musicale anche. E poi un altro piú avanti a novembre. Faró uscire magari meno cose, ma fatte forse un po’ meglio con una strategia dietro un po’ piú pensata. Per poi poter promuovere il tutto l’anno prossimo con un tour!

Come affronta il tema della rappresentanza femminile nell'industria musicale? Pensando al futuro, cosa pensa potrebbe essere fatto per migliorare la situazione?
Io, sinceramente e personalmente, non ho mai sentito di non essere accolta allo stesso modo come un uomo nell’industria musicale, ma so che é un tema attuale e che é effettivamente cosí che le donne nell’industria sono meno rappresentate, anche quando suono ai festival spesso sono io l’unica ad essere una donna a suonare! Ma secondo me cambierá tutto! Organizzazioni e festival seguono questa cosa e per me é importante! Io stessa che organizzo ,insieme a un gruppo, il festival vegano “Meran Vegan”, voglio invitare a suonare un numero equo di donne e uomini, proprio per questa cosa di cui stiamo parlando.

Quali sono i consigli che da ai giovani musicisti che cercano di crearsi uno spazio nel mondo della musica?
Se c’é un desiderio che veramente avete, dovete sapere che questo desiderio e sogno non é qui “solo cosí”, ma c’é un motivo. È qui per farvi capire che lo potete veramente raggiungere, e avete tutte le capacitá di farlo, anche se all’inizio non lo credete, e anche le fate di tutto per correre via da quello che volete veramente. Ma i nostri sogni sono qui per farci crescere e diventare la persona che siamo veramente, e che, dentro di noi, siamo sempre stati. Keep going, you can do it!!

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

















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