L’arte di Baldessarini “vive” nell’atelier del giovane Staschitz
I personaggi. Anagraficamente distanti, ma accomunati dalla medesima passione culturale Un incontro speciale che consente oggi di ripercorrere la storia in opere del pittore meranese Il più giovane gallerista italiano esalta l’estro dell’85enne, pronto ad una personale a Roma
Merano. Quasi fratelli, uniti da una differenza anagrafica di sessant’anni. Sono il pittore meranese Walter Baldessarini e il gallerista Denny Staschitz. E questa è la storia di una amicizia nata idealmente già nel lontano 1959, quando al termine del servizio militare svolto in Sicilia, il giovane pittore emergente Baldessarini per un buon decennio decide di voltare pagina e dedicarsi all’antiquariato, sospendendo l’attività pittorica per un lungo risciacquo dei panni in Arno. Pochi anni fa, dopo oltre mezzo secolo passato a dipingere, quell’incontro reale tra Baldessarini e Danny Staschitz si realizza in un momento di svolta per quest’ultimo, figlio di una famiglia di importanti fotografi meranesi e destinato a quel tipo di professione. Questa, quindi, è la storia del più giovane gallerista italiano che qualche anno fa decise di sospendere la sua carriera di fotografo per diventare impresario dell’ultimo esponente vivente della corrente modernista italiana. Il risultato di questo inconsueto incontro è una amicizia non convenzionale raccolta in un pomeriggio freddo di gennaio in un atelier a Maia Alta sopra Merano dove in uno spazio dalle forti tinte impressioniste a cavallo tra arte antiquaria e opere personali è ospitato il vissuto esistenziale di Baldessarini.
Presente nelle maggiori Enciclopedie dell’arte moderna, citato e raccontato dai grandi narratori della pittura contemporanea, autore di innumerevoli esposizioni personali in giro per il mondo, alla soglia dei suoi ottant’anni portati con un sorriso contagioso, Baldessarini ha trovato nel giovane e mite rampollo di casa Staschitz la reincarnazione visionaria di quello che l’impresario James F. Sutton deve essere stato per Monet. Detto fatto, e nel 2018 a Merano in via delle Corse è nata una galleria d’arte interamente dedicata a Walter Baldessarini.
«L’arte non è un ambito lavorativo facile, soprattutto in questo periodo gestire una galleria d'arte è complicato, anche in considerazione del fatto che l’Alto Adige non è il luogo più adatto per questo genere di attività», spiega Staschitz il quale a un certo punto della sua vita è rimasto letteralmente affascinato dalle linee di colori intensi e lavici appoggiati da Baldessarini su tele composte nei momenti di: «irruenza cromatica e gestuale», scrive il critico d’arte milanese Ivan Quaroni. Rosso “rubato” a quel Renoir che usava il colore del fuoco con parsimonia e quasi unicamente per puntellare i buffi cappellini delle signore incontrate nell’incontaminata foresta di Fontainebleau a Chailly-en-Bière ma che in Baldessarini si dissolve come magma nei paesaggi lagunari o siciliani.
Questa «necessità dello spirito», come ancora è Quaroni a definire il modo d’intendere la pittura in Baldessarini, è il prodotto di una serie di peregrinazioni a partire dai viaggi verso Firenze, Roma e Milano dove il giovane antiquario si reca a cavallo degli anni Sessanta per acquistare opere da destinare al negozio di famiglia a Merano. Con un gioco di parole, è proprio in quella pausa dalla pittura che nasce la pittura di Baldessarini, così come è da una pausa dalla fotografia che nasce lo stimolo di Staschitz verso una attività gallerista che ogni anno registra defezioni illustri.
«Da ragazzo non mi piaceva l’arte contemporanea perché sono cresciuto nel mondo familiare dell’antiquariato di figure religiose. Tra il 1952 e il 1953 ho frequentato la Blocherer Schule di Monaco anche se grazie a una borsa di studio alla fine sono finito al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove ho studiato scenografia ma allo stesso tempo frequentavo i corsi di disegno che Mario Mafai teneva presso l’Accademia di Belle Arti». Era, quello, l’anno 1955 quando al Centro Sperimentale muoveva i primi passi una certa Claudia Cardinale e Baldessarini ampliava il proprio vissuto esperienziale grazie alle lezioni sulla settima arte. «Perché se potessi suddividere la mia vita in epoche, sicuramente quella parentesi romana seguirebbe il mio periodo in Sicilia dove venni mandato a svolgere il servizio militare e grazie al colonnello Giulio Schmied nel 1959 potei allestire la mia prima mostra alla Galleria d’Arte Moderna di Trapani», ricorda Baldessarini raccontando aneddoti di vita in una Sicilia ancora fortemente legata ad antiche tradizioni che devono avere divertito parecchio il giovane milite venuto da Merano. «Continuano a parlare di vita, non delle mie opere?», chiede Baldessarini, dimenticando volutamente che Covid permettendo a breve sarà protagonista a La Nuvola creata all’EUR di Roma da Fuksas.
Quindi, dopo il servizio militare e lo studio al Centro Sperimentale, il ritorno in riva al Passirio è solo strumentale, perché segnato da un intenso via e vai tra gallerie e antiquari italiani. «Ricordo quando James Rorimer, direttore del Metropolitan Museum of Art, venne a Merano perché mia mamma aveva avuto il fiuto di acquistare un lampadario di rara fattura che poi rivendemmo a un prezzo incredibilmente più alto. Quegli anni si andava a Firenze, città dalla bellezza pericolosa, per acquistare oggetti d’arte e mamma mi aveva insegnato un trucco per valutare la solvibilità dei presunti acquirenti, ovvero dare una occhiata alle loro autovetture e a come venivano tenute», spiega Baldessarini che fa coincidere il suo ritorno alla pittura all’interessamente da parte della stesa madre e di una sua amica. «Mi hanno costretto a riprendere in mano il pennello, forse per questo il mio stile è drastico, improvviso, istintivo». Caratteristica ben descritta dal gallerista meranese. «Il maestro è così, magari non dipinge nulla per secoli, poi prende il pennello e in due giorni crea quattro quadri, uno più bello dell'altro», spiega Staschitz.
Quadri presenti in innumerevoli musei e collezioni private di tutto il mondo i quali, approfittando del 2020 nel quale l’arte si è fermata - precisa il gllerista - presto confluiranno nell’Archivio Walter Baldessarini dal quale uscirà un catalogo ragionato della produzione pittorica del maestro meranese.
«Nel corso della mia vita ho sempre rincorso le mie pause di non pittura, ma in questo 2020 appena passato, la voglia di dipingere è scomparsa di fronte a questo senso di afflizione», spiega Baldessarini con cognizione di causa, essendo stato anche lui colpito dal Covid. Un 2020 caratterizzato dal vuoto e dalla solitudine nel quale il figlio degli antiquari che dipinge dove capita, trasformando suggestioni paesaggistiche in visioni a colori che molto ricordano i bozzetti teatrali e cinematografici oggi non più di moda, ha ancora di più stretto quel legame di amicizia con Danny Staschitz ormai scolpito e plasmato dall’amore comune per l’arte.
Scrive Giovanni Faccenda - ex direttore della Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo - che: «Viene spontaneo immaginare Baldessarini ancora adolescente, colmo di stupore e di ammirazione per la città neoclassica dagli spazi dilatati, trascorrere lunghi pomeriggi nei musei che aveva amato e frequentato prima di lui il virtuoso esule Giorgio De Chirico». E infatti c’è De Chirico, ma ci sono anche Renoir o a tratti Van Gogh e perfino le ombre di Delacroix nella pittura di Baldessarini che partendo da i primi insegnamenti alla Blocherer Schule è stato capace di attingere dalla sua vita un repertorio di suggestioni cinematografiche e classicistiche fino a plasmare quello che potrebbe essere definito un “impressionismo artistico”. Questo proprio perché Baldessarini è tra i pochissimi esponenti contemporanei della cosiddetta Arte Moderna a suo agio nel far colazione sull’erba assieme ad Édouard Manet e allo stesso tempo inserire tra i suoi gialli e rossi vivi figure mitologiche e paesaggi che riportano indietro le lancette all'epoca dell'arte religiosa rinascimentale, in un gioco di contaminazioni che comprensibilmente deve avere affascinato il giovane fotografo e oggi giovanissimo gallerista Denny Staschitz.