La fuga di Libico e Antiópi
Disegno e parola. Il romanzo illustrato della giovane autrice bolzanina Avghi racconta la storia di amicizia tra una donna e un asino a Creta La ribellione verso un mondo brutale dominato da mariti, padri e padroni. Il volume dedicato a due bambine in fuga dal destino scelto per loro
In realtà “Libico”, il racconto illustrato di Avghi (Balena gobba editore), misteriosa giovane autrice bolzanina di origine greca, utilizza più registri narrativi. La fiaba, i colori, e il tratto immediato del disegno per i più piccoli; la trama poetica della ribellione, per i lettori adulti.
“Libico” è un libro che si legge e si guarda, dove il disegno dice quello che la parola non riesce, e viceversa. Un’alchimia che ti porta dentro la storia. Un viaggio di penna e matita, come lo definisce l’autrice. Racconta l’amicizia tra una donna di nome Antiópi e Libico, un asino dolce e dalle lunghe ciglia.
È la storia di una rivolta nei confronti degli uomini intesi come “maschi”: padri, mariti, fratelli, che confinano donne e animali in un universo ristretto di violenza e sopruso.
Uomini brutali, padroni sordi, incapaci di qualsiasi empatia e dolcezza.
«Il padre, marito, padrone - scrive Avghi -, quando era a casa stava seduto. Nella grande casa appena fuori dal paese c’era il silenzio: Antiópi e Libico facevano la massima attenzione a mantenere questo silenzio: con il capo chino, si guardavano complici. Zitta lei, zitto lui. Anche il fruscio di una foglia avrebbe potuto farlo arrabbiare».
«Libico - spiega l’autrice - si chiama come un pezzetto di mare del sud, intorno all’isola di Creta». Esattamente come Libico, sin da bambina, Antiópi, «ha imparato in fretta che diventare in visibile a volte è la cosa migliore».
Antiópi e Libico vivono immersi in un mondo apparentemente chiuso e senza speranza.
L’unica finestra aperta è il loro legame e la natura che li circonda. Il profumo di menta, oleandro e gelsomino, le onde calde del vento di scirocco, le nuvole che attraversano il cielo. E il mare blu, per loro irraggiungibile là sotto, che significa libertà. «Nati in una terra riarsa, profumata di elicriso - scrive Avghi - , di timo e di rose, sognano entrambi di volare via, leggeri e silenziosi come gufi nella notte, e di vedere il mare. Questa è la storia di un’amicizia, di una fuga. Di una piccola libertà».
La fuga per la libertà
Non sveliamo come va a finire, se non che Antiópi e Libico trovano un modo di scappare. Una di quelle vie d’uscita, che possono regalare solo le fiabe. Spiega Avghi sul suo blog: «Mi ha fatto tanto bene fare questo libro, spero che chi lo guarda e lo legge si senta alla fine accarezzata/o dai coralli, che sono un po’ spinosi, grattano la pelle ma fanno luce, che si senta graffiata/o dai cespugli bruciati dal sole, mentre fugge o rincorre ciò che ama, che senta il profumo della libertà, che per ogni persona è diversa, proprio sua, piccolo tesoro, giallo come l’elicriso e dolce come il timo, sul fondo blu del mare, che si muove. Con questo libro ho fatto anche pace con l’isola di Creta, quante volte avevo provato a separarmi da lei, violentemente, alla fine adesso la voglio, profondamente, e fa un po’ bene, e fa un po’ male, come ogni grande amore. Spero che chi avrà voglia di guardare e leggere “Libico”, ci trovi qualcosa».
Il libro è dedicato alle bambine C. e M. «che, in un pomeriggio caldo di scirocco, con quell’aria ferma, al limite del respirabile, e la sabbia rossa che offusca l’orizzonte, avrebbero voluto fuggire da destini scelti per loro da altri, padri, mariti… C. e M. si guardarono, nell’aria rossa di quel pomeriggio, ma restarono lì, immaginando un tappeto fresco di Posidonia, i raggi del sole a penetrare come schegge nell’acqua salata cosparsa di piccoli pesci, immaginarono il fondale mediterraneo, ma non fuggirono. La storia di Libico e Antiópi è per loro». Il disegno le ritrae mentre fanno girotondo accarezzate dalle lunghe foglie di una prateria di posidonia, sotto la coperta accogliente del mare.