La Musa Leggera vuole al più presto riprendersi la scena
Spettacoli. La rassegna al Teatro Comunale attualmente in stand-by per l’emergenza Covid Lucio Paone: «La stagione era già disegnata, ma siamo pronti a modellarla in base agli eventi L’obiettivo di tutti è quello di far vivere di nuovo al pubblico le emozioni insostituibili del palco»
Bolzano. C’è bisogno di teatro. Anche (e forse soprattutto, visto il momento che stiamo vivendo) di quello leggero, scanzonato, brillante, quello che per un paio di ore ci fa vivere in mondi leggiadri e divertenti. Lucio Paone è il re di questi spettacoli. Da anni infatti, con il suo Circolo l’Obiettivo, porta al Teatro Comunale di Bolzano la rassegna La Musa Leggera: musical e operette, recital e concerti e altro ancora. Lo abbiamo intervistato.
Quando e con cosa si è interrotta la stagione di La Musa Leggera?
L’ultimo felice appuntamento al Comunale con La Musa Leggera non ancora compromesso del tutto dall’emergenza sanitaria, è stato il 25 febbraio 2020 con Nancy Brilli nel suo spettacolo con la regia di Lina Wermüller. Da allora abbiamo dovuto affrontare un’annata di speranze e delusioni, in continuo contatto con gli artisti e con gli amici del Teatro Comunale per trovare possibili recuperi, per riaggiornare i programmi, per calibrarli alle nuove regole, per mantenere i contatti con il nostro pubblico. Siamo riusciti così a chiudere in settembre la stagione 2019-2020 seppure con le limitazioni che hanno dimezzato l’affluenza in sala e sul palcoscenico.
Quali sono state le reazioni del pubblico?
Il nostro è un pubblico meraviglioso, partecipe, comprensivo, disponibile. Ha capito, ci ha seguito e ci segue. Non è retorico dire che è quasi una grande famiglia.
Quali spettacoli sono stati spostati? A quando?
In settembre appunto è stato possibile chiudere la precedente stagione con l’operetta di Strauss “Una notte a Venezia” e con un altro brioso spettacolo nel segno del Musical americano. Emergenza nell’emergenza quest’ultimo spettacolo è subentrato ad un altro, che si è dovuto cancellare per la rinuncia della compagnia preoccupata dai rischi del Covid. La sostituzione con “Dancing in September” (siamo riusciti persino a trovare il titolo adatto al mese) è stata un successo. A conferma della voglia di teatro, di musica, di leggerezza. Poi abbiamo tentato la ripartenza della stagione 2020-21 con l’energia comica di Teo Teocoli e con un omaggio a Ettore Petrolini, ma ancora una volta la congiuntura ha vanificato gli sforzi costringendoci al rinvio e “in lista di attesa”.
Come gestite i contratti, che normalmente vengono firmati anni prima?
La pandemia è tale causa di forza maggiore, che ha imposto e impone ancora un dialogo con le produzioni e con gli artisti, una reciprocità di collaborazione, una navigazione consapevole in cui siamo tutti sulla stessa barca.
Se in marzo i teatri riaprissero, qual è la vostra programmazione?
La nostra stagione era già disegnata e confezionata ben oltre Teocoli e il Petrolini di Dario Ballantini. C’è anche Enrico Montesano disponibile e pronto a tornare. Cercheremo insomma di recuperare quello che è recuperabile benché condizionati dai limiti e dalle regole sanitarie. Ma siamo pronti a pianificare “a vista” altri appuntamenti di assoluta qualità (anche a organico ridotto) nell’ottica di quel teatro del sorriso di cui il pubblico sente bisogno.
Lei che sente e vede attori e impresari, com’è la situazione in generale dei lavoratori dello spettacolo?
C’è lo sconforto, c’è profonda sofferenza di tutto un settore duramente colpito e provato dalla crisi pandemica. Ma c’è anche la speranza forte, la determinazione di trovare soluzioni, di rimettersi in gioco, di dimostrare che il teatro non è soltanto “luogo sicuro” , ma è luogo indispensabile, vitale”.
Pensa che, appena i teatri riapriranno, la gente correrà a vedere spettacoli dal vivo o si sarà abituata allo streaming?
Qui il discorso sarebbe lungo. Lo streaming è stato condizione alternativa, rimedio prezioso a compensare l’assenza, in qualche caso a mantenere in vita le istituzioni teatrali e la loro professionalità. Ma nessuna piattaforma mediatica, nessuna televisione può sostituire il luogo deputato, la grande magia del palcoscenico, dello spettacolo vivo, dal vivo, con i suoi rumori, gli effetti, gli applausi, le attese, le reazioni, le emozioni. Appena queste condizioni torneranno, sia pure a regime contenuto e con le regole di comportamento che servono, sono sicuro che il pubblico correrà con passione a ritrovare l’atmosfera storica del teatro. È un bene insostituibile.