La “Repubblica delle pecore” che ha invaso la Casa Atelier
BOLZANO. Ha appena chiuso i battenti la mostra “Republic of Sheep” presso la Casa Atelier di Museion in collaborazione con Kunsthalle Bolzano. Gli artisti, ovvero l’italiana Margareth Kaserer e l’aus...
BOLZANO. Ha appena chiuso i battenti la mostra “Republic of Sheep” presso la Casa Atelier di Museion in collaborazione con Kunsthalle Bolzano. Gli artisti, ovvero l’italiana Margareth Kaserer e l’austriaco Simon Steinhauser, hanno invitato a riflettere sulla tradizione tramite i linguaggi della scultura, dell’ installazione e della pratica performativa. La performance che ha inaugurato l’ esposizione ha offerto ridefinizioni di nuovi schemi di pensiero, aprendo una discussione costruttiva che riguarda i simboli, soprattutto quelli nazionali e regionali. Per domandarsi dove si è situati e per quale motivo, per comprendere fino in fondo le radici e i significati, in un atto di elaborazione creativa. Abbiamo fatto alcune domande ai due artisti.
Da cosa nasce il titolo della mostra “Republic of Sheep”?
Simon Steinhauser:
«Il focus della mostra verte sulla scelta di seguire un sistema predefinito, spegnendo la nostra mente. Il titolo ( ndr. "Repubblica delle pecore") invita a chiedersi se siamo degli animali da branco che vogliono seguire la massa, contenti di avere abbastanza da mangiare. La mia installazione “Ohne Natitelon” 2016, è composta da due bandiere di ghiaccio che sono appese vicine (una bandiera altoatesina e una italiana) e si sciolgono lentamente unendosi sul tappeto di lana di pecora poggiato in terra. Forse c’è bisogno di dissolvere alcune cose in questo paese di modo che il nuovo possa realizzarsi».
Lei è originaria di Bolzano, quindi conosce bene la tradizione di questo territorio. Quali oggetti altoatesini ha usato e come li ha rielaborati?
Margareth Kaserer:
«Ho scelto come materiale il tipico grembiule sudtirolese blu, indossato prevalentemente dagli uomini, privandolo del suo contenuto simbolico maschile. Trentadue tiroler Schurz (The Republic of Sheep 2016) cuciti a mano e disponibili per l’ acquisto compongono l’ opera, strutturata in un'installazione appesa nell'aria.
Ho applicato lo stesso processo di trasformazione sulle carte del gioco “Watten”, il gioco più diffuso tra la popolazione sudtirolese, ( New Queens in the Macking 2016) facendo comparire forme femminili. Come mai soprattutto gli uomini giocano aquesto gioco, e perché queste carte non contengono immagini di donne? Questo il quesito che ha fatto da sfondo al mio lavoro».