La Traversara, sulla via millenaria che unisce il Garda a Merano

TRENTO. La Traversara, la via che unisce il Garda a Merano attraverso Rendena e Val di Non, non è più avvolta nel mito. Il libro di Fulvio Osti “La Traversara. L’improbabile storia di una via...


Graziano Riccadonna


TRENTO. La Traversara, la via che unisce il Garda a Merano attraverso Rendena e Val di Non, non è più avvolta nel mito.

Il libro di Fulvio Osti “La Traversara. L’improbabile storia di una via millenaria” da poco tempo giunto nelle edicole, chiarisce infatti i numerosi dubbi sull’antica via. A partire dalla tesi riguardante gli Etruschi, popolazione dedita alla produzione di oggetti di alta qualità artigianale e avvezza alla commercializzazione a grande raggio, tale da giungere ad interessare la parte occidentale della regione atesina.

«L’onda lunga di civilizzazione dei secoli XII-X avanti Cristo e partita dall’Asia Minore per mano dei Fenici, passata attraverso Greci e Etruschi, si infrange su tutto l’arco alpino e oltre, portando arricchimento materiale e non solo: si pensi alla parabola dell’alfabeto etrusco, indiretta emanazione della scrittura fenicio-aramaica – ricorda Fulvio Osti –. Oltre all’acquisizione di recenti contributi storico-archeologici, la ricerca applica metodologie note in ambiente di pianificazione del territorio, al fine di dimostrare la sostenibilità di questa importante via carovaniera...».

La prima parte del volume verte sulla ricerca della Traversara, la seconda è legata alla riflessione personale dell’autore, architetto e cittadino dell’oggi, il quale solleva gravi criticità sull’utilizzo del territorio.

Infatti «il vento dell’industria turistica impone di veleggiare di bolina, tentando di vincere un’inerzia più forte di lui. Nessuno nega il diritto dello sviluppo, purché oltre che sostenibile esso sia anche compatibile con le risorse naturali».

Il problema sembra andare ben oltre il semplice rispetto dei luoghi, riguardando anche la maniera con cui noi oggi organizziamo i nostri “nuovi luoghi”, spesso superficiali, dissipatori di risorse e privi di significato.

«Il problema – conclude Osti – è palpabile e andrebbe affrontato con la dovuta energia per cercare di cacciare lontano il fantasma della vuotezza di questo inizio secolo, che rischia di fare di questo territorio una merce di scambio per mettere in svendita l’anima...».

Un problema centrale riguarda l’identificazione della via di comunicazione Benaco-Val di Non-Merano, dove il legame con la “via occidentale” di cui parla già Cesare Battisti geografo, nel 1898, è evidente.

Tale “via occidentale” è alla base dell’epopea hoferiana, in quanto coinvolge l’oste barbòn e il suo apprendistato in Trentino lungo appunto la “via occidentale”, dalla Val Passiria a Cles e Ballino.















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