La vacanza in Pusteria di Giovanni Falcone, libero e senza scorta 

L’anno prima di Capaci. Una settimana sulle Dolomiti insieme alla moglie in un piccolo albergo


SILVANO FAGGIONI


Bolzano. Dalla sua amata e bellissima isola, la Sicilia, tormentata dalla mafia e per lui tragica, ad un’isola felice, l’Alto Adige.

L’eroe nazionale Giovanni Falcone riuscì a godersi la serenità del nostro paesaggio, la bellezza delle Dolomiti e il “privilegio” di poter vivere come una persona normale , senza ansie e senza angoscia, poco meno di un anno prima della sua fine. Giovanni Falcone trascorse infatti una settimana di vacanza in Alta Pusteria nella tarda estate del 1991. Chi scrive ebbe la fortuna di conoscere questo evento pochi giorni dopo la strage di Capaci e di realizzarne un servizio televisivo per il Tg3 regionale, naturalmente ancora ben custodito negli archivi della RAI di Bolzano.

Ne voglio riparlare ora su questo giornale, perché proprio nei giorni scorsi sono stati numerosi i reportage su quel nerissimo capitolo della storia italiana, parlo proprio di quella pazzesca esplosione che dilaniò il giudice, sua moglie Francesca Morvillo e la sua scorta, sradicando addirittura un pezzo d’autostrada. Ma voglio andare con ordine, raccontando come ebbe inizio questa esperienza giornalistica, che è rimasta sempre fissa nella mia memoria, perché mi coinvolse molto a livello emotivo.

Stimavo e amavo moltissimo quel giudice che trasmetteva simpatia e serenità, nonostante il suo immane impegno, da impavido cavaliere, contro un mostro dai mille tentacoli.

Era la tarda serata del 10 giugno 1992. Ero in Alta Pusteria e decisi di fare un salto a trovare un caro amico, Erwin Lanzinger, il compianto proprietario dello Sporthotel Bad Moos in val Fiscalina. Con me c’era un altro amico con cui decidemmo di berci qualcosa nel grazioso e caldo dancing dell’albergo.

Ormai erano rimasti pochi avventori, tra cui due simpatiche signore del posto. Fu l’occasione per attaccare bottone e fare quattro salti in pista. Andò un po’ per le lunghe – fummo gli ultimi ad uscire dal locale- ma ciò ci consentì di parlare un po’ di tutto, come sempre avviene in questi casi. Fu durante queste quattro chiacchiere che una delle due signore mi raccontò che l’anno prima, nella tarda estate, era venuto in vacanza a Sesto il giudice Falcone assieme alla moglie Francesca e ad un’altra coppia. Erano venuti senza scorta, come normalissimi turisti, con due auto, prendendo alloggio in un garnì senza grandi pretese, Haus Arnika. Naturalmente la cosa suscitò in me grande curiosità. Il giorno dopo dovevo essere in redazione RAI a Bolzano, ma non ci pensai proprio a rientrare. Già di primo mattino chiamai l’amico e caporedattore Franco Sitton e gli raccontati la cosa. Conoscendo Sitton, non avevo il minimo dubbio che avrebbe colto l’occasione al volo per un servizio esclusivo. Mi spedì infatti subito una troupe con l’operatore Sandro Saltuari.

Per prima cosa andai ad intervistare il proprietario del garnì Arnika, Egon Pfeifhofer, che mi confermò tutto. L’anno prima, pare a settembre, ebbe una telefonata direttamente da Giovanni Falcone che gli prenotò due camere per una settimana. Lo pregò solo di tenere la bocca chiusa, senza aggiungere altro.

Qualche giorno dopo Pfeifhofer ricevette un’altra telefonata, non si sa da chi, che lo pregava della massima discrezione riguardo all’arrivo del giudice e dei suoi familiari. Così avvenne, come documentato dal registro degli ospiti. Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, il fratello di lei e consorte, arrivarono con due auto, senza nessuna scorta. E pensare che qualche settimana prima era giunto a Sesto in vacanza un altro giudice antimafia, di cui non sono riuscito a sapere il nome, accompagnato da una maxiscorta, potendo disporre addirittura di una linea telefonica personale (allora non erano ancora di uso comune i telefonini).

Giovanni Falcone usava il telefono normale ed erano i carabinieri a consegnargli la posta in arrivo. Probabilmente gli stessi carabinieri erano stati informati in ritardo, dopo avere saputo della presenza di Falcone dai cartellini di registrazione-ospiti che ogni albergo deve riempire e consegnare all’indomani dei nuovi arrivi.

Il Commissariato di polizia di San Candido seppe sicuramente in ritardo di Falcone , addirittura senza conoscere l’albergo in cui alloggiava, come mi confermò allora in un’intervista Hansjörg Viertler, responsabile turistico della zona. Gli chiesero appunto notizie sulla location del giudice e dei suoi parenti.

Pfeifhofer mi confermò più volte di non aver mai visto in giro anima viva che potesse assomigliare ad un uomo di scorta o ad un agente speciale.

A questo punto dobbiamo raccontare come il giudice e compagni trascorrevano le giornate durante la loro vacanza. Sicuramente erano impegnati in camminate ed escursioni non troppo impegnative, con qualche merenda a base di speck, di canederli o altri cibi semplici del luogo. I dintorni di Sesto rappresentavano comunque una grandissima attrazione.

Basti pensare alla val Fiscalina, con la possibilità di gite su calesse a cavallo, ai prati sottostanti la Croda rossa, alla particolare bellezza di passo Monte Croce. Per non parlare del monte Elmo. Falcone e compagni poterono contare su belle giornate di sole, quindi sfruttarono al massimo l’opportunità di vivere giornate piene di serenità. D’altronde, in quella tarda estate, di turisti italiani in Alta Pusteria dovevano essercene ben pochi, in grado di riconoscere il giudice. Per gli abitanti del luogo, inoltre, il problema non si poneva nemmeno, abituati a guardare quasi solo le tv di lingua tedesca.

Nel mio servizio televisivo ipotizzavo anche l’idea che il giudice e i suoi familiari avessero visitato qualche attrazione architettonica del luogo, come , ad esempio, lo splendido cimitero di Sesto, che ospita gli affreschi del grande artista Rudolf Stolz. Uno di questi affreschi s’intitolo la Danza della morte, la “Todestanz”, in cui campeggiano, tra l’altro, due scritte che potevano rappresentare un lugubre presagio.

Una dice testualmente: «Deponi lo scettro, è giunta la tua ora!». L’altra: «Come l’erba, la morte falcia ogni energia umana e ogni volontà!»,

Giovedì 4 giugno Rai Uno Radio, nel corso della trasmissione Zeppelin, rivivrà questa esperienza a partire dalle 12.25.

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