LA LETTERA APERTA 

lavoro e sicurezza ai tempi del virus 

Gentile presidente Kompatscher, seguendo un po’ l’abitudine diffusasi nell’ultimo periodo, dovuta anche magari alla diminuzione dei momenti di confronto pubblico, mi permetto di mandarle questa...



Gentile presidente Kompatscher, seguendo un po’ l’abitudine diffusasi nell’ultimo periodo, dovuta anche magari alla diminuzione dei momenti di confronto pubblico, mi permetto di mandarle questa lettera aperta. L’idea di riprendere non è in discussione, è stata una precisa decisione politica che si è esplicata attraverso la forte responsabilizzazione delle imprese. Pur chiedendomi se le imprese abbiano compreso a fondo che cosa si sono messi sulle spalle, mi permetto di accendere un faro su una figura che viene tirata in ballo da tutte le circolari, regolamenti e pseudodirettive che nelle ultime settimane hanno inondato il mondo dei cantieri, e cioè il Coordinatore della Sicurezza. La figura del Coordinatore della sicurezza in cantiere, attività di buona parte dei 4000 iscritti ai vari Ordini e Collegi della provincia, può essere ricoperta da un Tecnico a valle di una specifica formazione ma nessuno dei Geometri, Ingegneri, Architetti, Periti che regolarmente si occupano di sicurezza in cantiere hanno competenze in ambito sanitario. Non hanno né il compito di sorvegliare né quello di garantire l’efficienza delle misure.

Allora mi domando se chi scrive certe direttive, non solo a livello locale, oltre ad assistere le imprese si è mai chiesto veramente chi fosse il coordinatore e quali fossero i presupposti giuridici che ne regolamentano i compiti. Le stesse direttive descrivono un cantiere che esiste solo sulla carta, statico, caratterizzato da gruppi di lavoro fermi intorno ad una postazione, descrivono di fatto un lavoro molto più simile ad una catena di montaggio, ma lo hanno mai visto un cantiere?

Sia nelle interviste come nelle linee guida si insiste nello spingere la categoria dei tecnici, già estremamente provata per la situazione economica che si è generata, ad agire al di fuori del proprio ambito di competenza. I coordinatori, come più volte sottolineato dagli ordini/collegi, non hanno competenze in ambito sanitario. Nella fretta di riprendere velocemente si è dimenticato di istituire una necessaria figura con specifiche competenze sanitarie che si possa affiancare ai tecnici già presenti in cantiere e che sia in grado di valutare criticamente le strategie anticontagio messe in atto dalle imprese in concerto con il proprio medico competente, e non si tratterebbe di un aggravamento burocratico ma di una corretta procedura amministrativa. È cosciente l’Amministrazione del fatto che un tecnico che viene spinto a muoversi al di fuori delle proprie competenze rischia di non essere coperto dalla propria assicurazione professionale?

Il contagio sul posto di lavoro è stato classificato come infortunio sul lavoro, perché il coordinatore deve rischiare di essere impropriamente coinvolto nei sempre più probabili contenziosi che l’Inail intraprenderà nei prossimi anni?

Nel caso di un coinvolgimento il tecnico si troverà solo di fronte al Giudice. Non saranno presenti né il presidente della Provincia né l’sssessore competente, e la montagna di linee guida e ordinanze prodotte con tanto entusiasmo varranno meno della carta su cui sono scritte.



(ingegnere)













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