«Le Opzioni? Monito per noi oggi e per chi gioca coi temi etnici»
Parla Hannes Obermair. Lo storico in dialogo con Andrea Di Michele e Stefan Lechner Appuntamento oggi nella Sala di Rappresentanza del Comune di Bolzano «Sembra davvero che tragedie come quella non abbiano insegnato nulla»
Bolzano.. Le Opzioni non sono mai una questione polverosa. A 80 anni di distanza, non occorre neppure scuoterle, mandano ancora bagliori di attualità. E come mai? «Basta guardarsi intorno. Ci sono migrazioni forzate ovunque. Crescono i fascismi o la riedizione di quei regimi. E Erdogan cosa fa se non applicare a quel contesto la “politica dei corpi”? Quando le questioni si complicano, si prende e si caccia la gente». Usa il termine “politica dei corpi” Hannes Obermair, storico, già a capo dell’ Archivio comunale, oggi ricercatore presso i musei provinciali, curatore dell’ultima mostra di Castel Tirolo. «È lo schema di ogni politica etnocentrica, di ogni regime autoritario o totalitario: punta sulla biologia, sulla razza, sul “prima questi o quelli”. Si guarda alle popolazioni come elemento indistinto. “Prima noi” e il resto della popolazione è un impiccio, va semplicemente spostata, trasferita coattivamente». Oppure, come oggi in Siria, cacciata sotto le bombe. Si parlerà così di “Nuove prospettive sulle Opzioni” oggi, 16 ottobre, alle 18 ( Sala di rappresentanza del Comune di Bolzano) in un dibattito organizzato dal Centro Pace. Obermair dialogherà con altri due autori e storici, Stefan Lechner e Andrea Di Michele.
Sono passati 80 anni invano?
Non del tutto. Ci sono stati progressi nella sua elaborazione. E anche nella ricerca. Certo, questo folle accordo per risolvere un problema sia per Hitler che per Mussolini purificando i confini, ha ancora punti oscuri.
Ad esempio?
Va ancora aperto del tutto il capitolo delle vittime vere, dell’ eutanasia quasi sollecitata di anziani e malati. Oppure quello della sostituzione effettiva delle popolazioni.
Italiani al posto di tedeschi...
In particolare contadini dal Nordest al posto dei nostri. Soprattutto in montagna.
E come è andata?
Naturalmente il disegno è fallito. Prima la guerra, poi il mancato adattamento di tante famiglie di importazione. Molti venivano da terre completamente diverse. Tuttavia il fascismo fu molto sensibile a questo disegno di sostituzione. Nel suo dna politico c’era sempre l’aspetto della ruralizzazione dell’economia, l’enfasi per la terra da redimere e coltivare. Ecco, gli storici che interverranno oggi hanno iniziato ad indagare a fondo su questo aspetto.
Ma, politicamente, abbiamo compreso il senso profondo di quella pulizia? Magari c’entra poco, ma anche questa storia con in mezzo la parola “Alto Adige” e tutte le polemiche che ne sono seguite fa pensare...
Sì, c’entra poco la vicenda politica in sé. Si tratta del solito inciampo della Svp quando si parla di temi identitari in consiglio...
E cioè?
Direi che la Svp è un partito serio ma che dovrebbe sempre tenere in conto questo principio: non seguire mai le destre tedesche nelle loro delibere. A volte non lo fa. Invece, se facesse questo, eviterebbe tanti guai.
E per il resto? Questa vicenda ha fatto emergere retropensieri sempre uguali da una parte e dall’ altra no?
Questo può essere il punto. A volte molti di noi , anche in politica, non sono all’altezza della complessità. Non hanno gli strumenti per vivere il nuovo secolo. Usano ancora quelli del vecchio. E così reagiscono le destre italiane, allo stesso modo di come reagivano 50 anni fa, dopo che quelle tedesche hanno fatto il loro lavoro ai fianchi. E la Svp non è riuscita a ragionare ".
Anche le Opzioni sono state una reazione semplificata e brutale alla complessità?
Naturalmente non paragonerei neppure di striscio quest’ultimo episodio con quello che è accaduto nel ’38. Certo, mi stupisce che ancora si parli di nomi qui in Alto Adige o Südtirol che sia. Come nel Novecento... Ma le Opzioni furono una tragedia. E la sua attualità è che tragedie come questa non hanno insegnato nulla. Ancora si prova a muoversi nel terzo millennio con strumenti brutali e antiquati. Si parla di popolazioni e non di individui. È terribile.
Forse perché , anche in Europa, si continuano a considerare i confini come una linea dritta.
E invece contengono molte curve. Le popolazioni si muovono. E anche quelle che sono state ferme, spesso non rispondono alla logica della linea dritta, ma fuoriescono o rientrano. Si mischiano.
Nazismo e fascismo sono all’origine di quel patto.
Perchè è connaturato ai totalitarismi pensare in modo totalizzante. Senza sfumature.
E invece anche questa è una terra non univoca, no?
Mai stata. E le Opzioni sono scolpite nella memoria collettiva di quasi tutte le nostre famiglie. Dovrebbero essere un monito.
Lo sono?
Per molti versi sì. La stessa Svp è nata in contrapposizione a quei regimi e a quei disegni. E la democrazia italiana ha riscattato quell’episodio con l’autonomia. Ma c’è sempre il pericolo".
Intende qui?
Non solo. Direi in Europa e nel mondo. Non è un caso quello che è accaduto e sta accadendo alla Turchia. Appena ad Ankara il regime è diventato autoritario,ecco che la politica si inizia a fare con i carri armati.
Perchè dice “ non è un caso”?
Cito i fratelli Rosselli. Carlo scrive: “ La guerra è connaturata col fascismo”. Ogni fascismo è guerra. Nel senso che se dici prima i turchi, o gli italiani, o i tedeschi, ti viene facile vedere nemici in chi non lo è. Nei “secondi”. Ed è naturale che le sfumature, la complessità siano un pericolo. E se non arrivano le risposte la guerra è l’ inevitabile scelta.