Manuel Randi: «Ho preparato 3 album e un libro» 

La musica ai tempi del coronavirus. Il chitarrista è fermo a casa «In attesa che i concerti ripartano, mi sono dato da fare»



Trento. Il suo giardino pieno di verde e di fiori fa sognare tutti quelli che il giardino non ce l’hanno. La sua musica incanta e trascina, come per magia, in giro per il mondo. Manuel Randi nel suo bellissimo giardino suona, e suona, e suona, e compone. A volte suona per gli amici di fb (ha messo in rete alcuni dei suoi bellissimi pezzi suonati dal vivo sempre dal suo giardino), a volte suona per sè o per la sua famiglia. «In queste settimane ho scritto 3 cd e un libro», dice. E non scherza. «Il libro contiene le mie trascrizioni per chitarra. In Austria e Germania me lo chiedono da tanto, ma non avevo mai il tempo per farlo. Dovrebbe uscire tra un mese, ma al momento non si sa di preciso. E poi i 3 cd che sono praticamente pronti. Uno è un album acustico e live, con le registrazioni di pezzi vari in trio con Marco Stagni e Mario Punzi. È molto vivo, vero, c’è molta improvvisazione. Avrebbe dovuto uscire questo giugno, ma non possiamo trovarci per provare. Cerchiamo di lavorare insieme dai vari pc, ma non è la stessa cosa. Il secondo è un album elettrico, di musica surf, surf proprio cattivo. Il terzo è un album di chitarra solo, ma quello non è ancora pronto».

Dove avrebbe dovuto essere in questi giorni invece che nella sua casa di Merano?

Sicuramente perdo e perdiamo almeno 4 mesi di concerti. In marzo e aprile sarei dovuto essere in tour in Germania e in Austria, in maggio e giugno avrei dovuto essere in trio con Stagni e Punzi. Avevamo in programma concerti in festival molto importanti. Peccato!

C’è qualcosa di positivo in questa sua reclusione?

Per me sì. A parte tutto quello che ho detto, suono anche per curare la tecnica. Sto insieme a mia moglie e i miei figli più di quanto riesca a stare normalmente. Quando è bello, vivo praticamente in giardino. Mia moglie lo cura e io lo godo. Mi mancano i miei amici, Come a tutti, presumo.

Lei da anni suona più all’estero che in Italia e in Germania e Austria è più famoso che qui. Com’è la situazione fuori?

Io ormai da 8 anni suono all’estero con Herbert Pixner e poco ormai in Italia. Dopo tanti anni mi sono fatto il mio pubblico. Innanzitutto i musicisti sono protetti e tutelati, soprattutto in questo momento, mentre qui in Italia noi siamo abbandonati a noi stessi. Però non vorrei essere costretto ad espatriare. Io qui sto bene. Quando ripartiremo, come ripartirà la musica?

Secondo me la nostra vita sarà diversa, completamente. La gente avrà voglia di uscire, di andare al cinema, a teatro, a sentire musica. Ma temo che non avrà i soldi per fare tutto quello che vorrebbe fare. Si suonerà molto meno, ci saranno meno spettacoli. Almeno per un po’.

E noi, come saremo? Saremo diversi? Forse daremo la giusta importanza alle cose? Capiremo che non tutto è dovuto, capiremo che è un privilegio entrare in un negozio e comprare da mangiare? Capiremo i limiti del capitalismo?

Forse, ma io ne dubito. Penso che l’uomo in realtà non impari niente...D.M.













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