Merlino racconta un Montesquieu dalle molte facce

bolzano. Se c’è un merito nella ricerca di Antonio Merlino, culminata dopo anni di studio appassionato in questo volume pubblicato contemporaneamente in Italia (“Interpretazioni di Montesquieu”, Il...


Carlo Almirante


bolzano. Se c’è un merito nella ricerca di Antonio Merlino, culminata dopo anni di studio appassionato in questo volume pubblicato contemporaneamente in Italia (“Interpretazioni di Montesquieu”, Il Formichiere) ed in Germania (“Montesquieu. Eine Perspektive”, De Gruyter) è quello di sollecitare le più giovani generazioni a riflettere sulla “grande storia” rivisitando non solo classici come Montesquieu e Tocqueville, ma risalendo alle sue radici nel pensiero politico romano ed in particolare di Tacito. Non a caso, l’approccio critico di Tocqueville a Montesquieu, a cui Merlino dedica molte pagine del suo lavoro, è uno degli è uno degli aspetti più innovativi ed originali della ricerca. La storia – il cui insegnamento è stato riconfermato nelle nostre scuole dopo un duro confronto con gli abolizionisti che ne sono usciti sconfitti - ritorna oggi, malgré tout, al centro di ogni discorso pro e contro l’Unione Europea, che, se riguarda noi tutti, è di vitale interesse non solo teorico degli studenti Erasmus a cui Merlino, docente nell’Università di Salisburgo, dedica particolare attenzione. Il saggio di Merlino, a quarant’anni della riflessione di Giovanni Tarello, autore di “… una interpretazione sistematica di Montesquieu” è una rivisitazione critica della ricca riflessione di e su Montesquieu. Al saggio di Merlino infatti va riconosciuto il pregio di continui e puntuali riferimenti al testo, alle fonti originali ed alle interpretazioni più stimolanti dell’autore ben al di là dell’Esprit des lois. Come afferma Diego Quaglioni nella presentazione, Merlino ci restituisce «un Montesquieu a più facce, lontanissimo dalla stereotipia in cui tanta letteratura (manualistica e no) lo ha fissato, nella fisionomia pacificata di un “classico del costituzionalismo moderno”». Ciò che colpisce e coinvolge anche il lettore più navigato, è la rivisitazione critica degli scritti di Tarello, Rotta, Battista, Salvemini, Quaglioni.

Ma, non meno rilevante è la ricerca assidua delle radici e dei precursori del pensiero di Montesquieu. Dalla ricerca di Merlino emerge così il significato precipuamente politico di Montesquieu, precursore del costituzionalismo moderno – con Bodin tra i classici più citati nei manuali italiani di diritto costituzionale – critico dell’assolutismo monarchico, di quella sovranità assoluta del Principe, “fonte del diritto politico e civile“, negatrice di ogni spirito di libertà e di ogni limite costituzionale all’accentramento dei poteri nelle mani del monarca.

In definitiva, Montesquieu, fustigatore della degenerazione dispotica della monarchia e della crisi morale della Francia settecentesca, col principio della separazione-divisione dei poteri (una variante non solo linguistica) intendeva in modo lungimirante garantire soprattutto l’indipendenza dei giudici dal Sovrano e dal Governo.















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