Migliaia di immagini in rete 

Fotografia. L’idea di Palais Mamming Museum e Archivio Storico di Merano per valorizzare al meglio un patrimonio enorme di scatti Nel canale online della rete civica sono ora consultabili e fruibili sessantamila foto che raccontano la storia “alta” e quella minima della città 


Jimmy Milanese


Merano. Il Palais Mamming Museum e l’Archivio Storico di Merano diventano sempre più social, mettendo in rete, quindi a disposizione della collettività, un prezioso patrimonio fotografico raccolto nel corso degli ultimi decenni. E quando le foto finiscono sui canali social del Mamming, capita che siano gli stessi cittadini ad arricchire con commenti oppure oggetti provenienti dalle loro cantine quel prezioso patrimonio storico materiale e di conoscenza che fa della città in riva al Passirio un importante laboratorio culturale della nostra provincia.

Il grande catalogo.

Attualmente Palais Mamming dispone di oltre 34.000 fotografie storiche, di cui 2500 a colori, oltre a 6000 cartoline per un complesso di oltre 64.000 oggetti di cui però solo il 2,5% può essere esposto. Dal 2015, ovvero dall’ anno della sua riapertura nella nuova sede di Piazza Duomo a Merano, il Museo ha scelto di ampliare la comunicazione sull’opera di sistematizzazione, catalogazione e restauro del suo importante patrimonio culturale, contribuendo alla riuscita di numerose pubblicazioni sulla storia della città e del Burgraviato. In tal senso, se la pandemia ha certamente comportato difficoltà per il Museo come per l’intero comparto culturale, il periodo di chiusura forzata ha rappresentato anche un’occasione per potenziare la comunicazione social di Palais Mamming Museum.

«Inseriamo in rete con regolarità illustrazioni e informazioni sul Museo al fine di rendere pubbliche le sue collezioni. Nel caso specifico si tratta principalmente di fotografie storiche, volutamente appartenenti ai periodi più diversi, che illustrano fatti e aspetti del nostro territorio e sulle quali, nel rispetto delle normative sul copyright e per ovvie ragioni di tutela, è stato apposto in evidenza il logo del Museo. Abbiamo potuto constatare con piacere che tale materiale viene condiviso sui social e non di rado suscita reazioni e commenti: molto interessanti sono soprattutto i casi in cui si propongono informazioni aggiuntive o nuove ipotesi, di cui si tiene naturalmente conto», spiega Tiziano Rosani, appassionato curatore al Mamming.

Contatti social particolarmente interessanti anche per un aspetto inaspettato. Infatti, sono diversi i meranesi che nel corso degli ultimi mesi hanno contattato il Museo offrendo in dono materiale originale o semplicemente mettendo a disposizione documenti in loro possesso. Un ritorno alle origini, sembrerebbe. Infatti, tanto per la sua natura civica quanto perché non ha mai goduto di finanziamenti cospicui, fin dalla sua fondazione nel 1900 il Museo Civico ha potuto ampliare le proprie collezioni proprio grazie a una serie di donazioni. In quanto “demanio culturale” gli oggetti custoditi dal Museo Civico sono di proprietà pubblica e proprio per questo motivo inalienabili per legge. «Il Palais Mamming Museum è fra le istituzioni museali che, dopo opportuna valutazione, agli eventuali donatori può offrire in perfetta coscienza ampie garanzie di conservazione “in perpetuo” del patrimonio culturale da loro ereditato o raccolto», spiega Rosani.

Le donazioni.

Tra le donazioni sicuramente più ricche e interessanti di questi ultimissimi anni si annovera il materiale dell’ex Fotostudio Ratschiller situato nel centro storico della città. Si tratta di decine di migliaia di lastre e fotografie che attraversano molti decenni del Novecento offrendo uno spaccato significativo e inedito di una parte della popolazione del meranese, dunque ancora una volta non solo della città in riva al Passirio. Un lascito scansionato, registrato e scrupolosamente inventariato dal team del Mamming anche nei corso dei lunghi periodi di lockdown. Sempre per la volontà di rendere quanto più fruibile il patrimonio culturale del Museo, aderendo a un progetto su base provinciale, il Mamming ha quindi inserito oltre 60.000 schede d’inventariazione nel canale online della Rete Civica altoatesina. In questo modo, studenti, ricercatori ma anche singoli cittadini hanno la possibilità di svolgere ricerche storiche da remoto. Un importante patrimonio fotografico che illustra la storia recente della città ora online in un formato a bassa risoluzione ma che per ragioni specifiche può essere facilmente richiesto al Museo in una migliore risoluzione.

Work in progress.

Si tratta di un lavoro in fieri, via via ampliabile e migliorabile, postato e commentato sulla pagina Facebook del Museo nella quale da qualche tempo vengono pubblicati alcuni interessanti assaggi della Merano che non c’è più. Ad esempio, una foto del 1926 nella quale si vedono gli effetti di una esondazione dell’Adige all’altezza di Postal, addirittura capace di far deragliare un treno sulla linea Bolzano-Merano causando così la tragica scomparsa del macchinista e del fuochista. Oppure, una foto dal lascito Albert Ellmenreich nella quale si vedono alcuni bambini arrampicati su un mortaio da guerra abbandonato dalle truppe in ritirata nel 1918.

Il regno del bianco e nero.

Ancora più indietro nel tempo, una istantanea di inizio del secolo scorso nella quale sul campo sportivo di Maia Bassa fa bella mostra di se una mongolfiera. Proprio da quel campo, spesso per finalità scientifiche e di studio, decollava il famoso “Tirol”, ovvero il più grande aerostato d’Austria. Ancora in bianco/nero, una bellissima fotografia del 1981 immortala Anatolij Karpov e Viktor Korčnoj nella finale del Campionato Mondiale di Scacchi che per la prima volta si svolgeva al di fuori dell’Unione Sovietica. Invece, in una foto scattata nel 1925 sulle nevi di Monte San Vigilio, si vede uno spaccato di quello che deve essere stata una delle prime gare di salto acrobatico con gli sci.

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