moto, brusco risveglio
Gentile direttore, il Coronavirus ci ha fatto rivivere momenti di tanto tempo fa, tempi nei quali eravamo abituati a “godere” il fuori stagione: nessuno o rari ospiti in giro, pochissimi rumori,...
Gentile direttore, il Coronavirus ci ha fatto rivivere momenti di tanto tempo fa, tempi nei quali eravamo abituati a “godere” il fuori stagione: nessuno o rari ospiti in giro, pochissimi rumori, traffico molto scarso.
Poi, con il graduale ritorno alla normalità, il traffico è aumentato, ma non dava/da fastidio più di tanto.
L’allarme è venuto dalla comparsa, meglio dal “risveglio” delle moto. Non eravamo più abituati al rombo dei 4 cilindri o all’urlo dei 10.000 giri dei due tempi.
Un brusco risveglio. Molto sgradevole. In effetti, ciò che da più fastidio nei mesi estivi non è tanto (non solo) la quantità delle auto in movimento, ma principalmente il traffico delle moto.
È evidente che chi compra una moto da strada di un certo livello non lo fa per andare a lavorare: se fosse così comprerebbe una bici elettrica, uno scooter. Chi compra una moto da strada vuole farsi notare, vuole andare forte, vuole farsi sentire. Come certi ragazzotti - spalleggiati evidentemente da genitori che non hanno grande rispetto per gli altri, bisogna dirlo – che si fanno regalare un motorino particolarmente rumoroso, da usare possibilmente di notte….
Le Dolomiti sono diventate in questi anni il Luna Park – gratuito - per i centauri. Un circuito privato. Rumori assordanti, velocità elevate, pericolo per sé e per gli altri.
La prima domanda è: dobbiamo subire tutto questo? In ragione di cosa? Dobbiamo farci “colonizzare” dai tanti scalmanati che non hanno rispetto per gli altri?
La seconda domanda è: perché le forze dell’ordine, generalmente molto sollecite in altre situazioni, non organizzano posti di blocco ad hoc per far applicare leggi che già ci sono, riguardo ai limiti di velocità, riguardo alla soglia dei decibel dei motori, ai sorpassi azzardati e quant’altro?
Si fa un gran parlare di traffico sui Passi. Invece di andare a cercare soluzioni globali che diventano, come si è visto – inapplicabili – bisogna iniziare a regolamentare quanto la legge già prevede.
Per cominciare si facciano rispettare in modo serio i limiti di velocità che in buona parte già ci sono, soprattutto fuori dei centri abitati, rinforzando le forze dell’ordine nel periodo estivo, affinché non ci siano difficoltà a controllare e bloccare sistematicamente i vari gruppi di motociclisti.
Non è pensabile che ad esempio una pattuglia composta da due soli agenti possa fermare, controllare ed eventualmente multare gruppi di 15/20 motociclisti. Servono organizzazione e rinforzi adeguati. I controlli devono essere frequenti, sistematici, soprattutto fuori dei centri abitati, sui Passi. Solo così essi diventeranno un potente deterrente.
Applicando in questa prima fase le norme che già esistono, sono convinto che gran parte del disagio sparirebbe senza che nessuno lamenti danni economici - come succede ora - né in provincia di Bolzano, né in quella di Belluno, né nella provincia di Trento.
Successivamente ed in modo graduale si potranno creare nuove norme, magari più restrittive, limitate al tempo nel quale sono necessarie, compensate da una maggior fruibilità dei mezzi di mobilità alternativa.
Si dovrebbe attuare una politica dei piccoli passi.
È abbastanza inutile pensare ai massimi sistemi senza usare quanto di buono già c’è e che aspetta solo di essere messo in pratica.