Ondulati Orizzonti, Caramaschi racconta gli “altri” tirolesi 

Letteratura. Ottavo romanzo scritto dal sindaco di Bolzano. «È la mia passione notturna» La vicenda racconta la vita immaginaria di uno dei seimila tirolesi che scelsero Napoleone «C’è fantasia ma, allo stesso tempo, c’è anche attenzione alla correttezza storica dei fatti»


Paolo Campostrini


Bolzano. Furono seimila i sudtirolesi di Napoleone. Molto meno di quelli che lo odiarono, certo. Quel dannato francese senza Dio. Seimila. Tanti di meno di chi lo combattè fucile o forcone in mano, dal Berg Isel alle mura di castel Rafenstein. Ma seimila dalle terre hoferiane non sono pochi. Chissà perchè poi, combattere per Bonaparte? Visto che ci sarebbe stato da camminare, a seguirlo con la Grande Armeè, zaino in spalla, fin tra le steppe russe. Georg Pfeifer era uno di questi.

Il soldato Georg Pfeifer.

Un giorno aveva deciso: vado con l'imperatore. Si era arruolato nell'esercito del Regno d'Italia perchè un ideale come la libertà dagli oppressori , il riscatto dei popoli e delle menti dall'oscurantismo, valeva bene il rischio di morire per un pallettone sparatogli da un prussiano o una sciabolata cosacca. E poi, in fondo, perchè avrebbe dovuto rimanerci secco? Era giovane, era abituato alle fatiche, era agile. Con tutti quei giorni a correre per i prati di Deutschhofen e a caricare fieno sui carri del suo maso. L’Eggererhof si chiamava. Era il 1812 o già di lì, quando se ne andò con le truppe di Beauharnais , agli ordini di Murat . Magari c'è ancora quel maso. Con la sua scritta stampigliata in gotico sul legno della porta del fienile. In “Ondulati orizzonti” ( Mursia editore, 241 pagine, 17 euro) quel maso c’è ancora. E pure quella scritta, anche nell'anno Domini 2020, quando l'erede inconsapevole di quel soldato arriva in Alto Adige, alla ricerca delle tracce di quel suo avo che , una volta deciso di restare in Russia, era diventato Georgij Eggeroff,. Parte da qui, da Georg Pfeifer, l’ultimo libro di Renzo Caramaschi. Che di giorno fa il sindaco di Bolzano e di notte («Di solito inizio a scrivere verso le 11 di sera» dice) fa lo scrittore. Ne ha scritti già otto. Sono libri in cui c’è sempre un poco di noi. Intesi come genti che abitano qui e poi i paesaggi del cuore, lo spirito contadino, la profonda dignità delle popolazioni che fino all'altro ieri si dividevano pane e polenta per tener viva la montagna. E c’è la storia.

La centralità della storia.

Parte sempre dalla storia, Caramaschi. Per cui , anche in “Ondulati orizzonti” c’è questo continuo transitare dalla realtà alla fantasia, dalle grandi vicende a quelle piccole che spesso ne vengono travolte. C’è un Georg che arriva dall' “Haut Adige”. Dice così il soldato Pfeifer a Napoleone che lo interroga in una tenda vicino a Mosca su quale fosse la sua patria d’origine. È mai esistito? Magari no.

Oppure sì, visto che ci saranno stati tanti come lui travolti da una storia più grande di loro ma che comunque è passata al loro fianco segnandovi vite e morti. Ma se mai Georg fosse esistito sarebbe stato proprio così: preso fino al midollo dagli ideali della rivoluzione ma innamorato, come ogni sudtirolese, delle sue montagne. Proteso a dar libertà anche ai contadini, soprattutto ai servi della gleba russi, eppure con un infinita, struggente, malinconia per la sua vita da contadino. È tutto dentro questa andirivieni di emozioni e di rimandi l'ultimo romanzo di Caramaschi. Perchè il soldato Georg combatte nelle steppe russe e ucraine ( eccoli, gli ondulati orizzonti, senza mai una fine possibile) tutto preso dal desiderio di rompere la storia a favore degli oppressi. Ha fede negli ideali napoleonici ma vede poi nel sangue dei suoi compagni, nelle sofferenze dell'armata ma soprattutto nelle violenze contro le inermi popolazioni che vivono nelle isbe e nei villaggi incendiati durante la terribile ritirata, solo un’eco scomposta di quei valori per i quali si era arruolato. E ritrova, una volta ferito e accolto da quelle genti, anche il senso profondo delle sue origini: la pace della natura, il conforto della fede, la pulizia morale della vita contadina. «Ma non rinnega quegli ideali per i quali è sceso in campo - dice del suo racconto Caramaschi - , tuttavia li rielabora, li riequilibra , in una visione che fa cedere il passo ad un senso più pieno dell'esistenza».

E marca la distanza, spesso incolmabile soprattutto in una guerra, tra teoria e pratica, tra potere e etica, tra rivoluzione e coscienza.

Gli ideali in movimento.

C'è la fantasia in “Ondulati orizzonti” ma anche la ricerca storica. Georg si arruola come in realtà fecero migliaia di sudtirolesi. Combatte battaglie reali. Dialoga con i generali della grande armata. Discute di ideali realmente viaggianti nelle menti di tanti giovani europei presi dal vento di libertà portato dell'imperatore. Poi viene in contatto con il Pope del villaggio in cui si rifugia e immagina una nuova vita. E anche un amore che lo accompagnerà fino alla morte. Ma quel Pope, con cui discute del modo attraverso cui togliere i contadini dalla schiavitù della gleba , condannati com'erano dalla nascita alla vecchiaia a servire lo stesso padrone, rappresenta un reale scontro che si accese allora, nei primi decenni dell'Ottocento, tra il clero ortodosso di Mosca, sensibile alle nuove istanze di affrancamento sociale, e quello ucraino, ben più conservatore, tra cui Georg-Georgij trova i suoi accesi interlocutori da Smolensk a Kiev. Perché un altro degli aspetti sempre presenti nei libri di Caramaschi è la correttezza dei riferimenti storici, politici e geografici.

«Dalla Russia al Nord Europa, ho visto tanto di quelle terre. E tanto ho nei ricordi» confessa oggi. Impossibile trovare una sconnessione, nel libro, quando la vicenda privata di Georg intercetta la storia più grande, quando dalla tenda di Napoleone si passa poi nei villaggi o lungo i fiumi. Tutto vero, anche nella finzione. Insomma, un libro che tiene insieme gli ideali di libertà che si frantumano negli orrori dell'occupazione e della guerra, con una fede ancora viva nella capacità della gente semplice di trovare in se stessi, nella propria coscienza , la forza di tener comunque fede alla sostanza dei valori nei quali si era creduto.

E anche quando, alla fine, Georg finisce in un campo di prigionia siberiano per aver troppo chiesto libertà a preti e padroni, pur nella follia che lo aggredisce per i patimenti, vedrà all'orizzonte non solo gli ondulati orizzonti ma ancora le sue montagne.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

L'intervista

Silvio Zanetti: «A 88 anni ho sposato Dolores: mi dà tanta felicità»

Bolzanino, il 16 aprile ha festeggiato il traguardo dei 90 anni. In via Rovigo è un’istituzione, dopo che negli anni Sessanta si è messo in proprio aprendo una cartolibreria: «Ho fatto fortuna fornendo la cancelleria a scuole, ospedali, pubbliche amministrazioni, caserme» (Foto di Rosario Multari)


Antonella Mattioli

Attualità