l’intervento 

Perché tuttO questo odio contro gli insegnanti? 

In Alto Adige sta facendo molto discutere la scelta dei dirigenti scolastici italiani di non riaprire le scuole per un mese dal 18 maggio. Riaprire le scuole primarie non per attività didattica,...



In Alto Adige sta facendo molto discutere la scelta dei dirigenti scolastici italiani di non riaprire le scuole per un mese dal 18 maggio. Riaprire le scuole primarie non per attività didattica, beninteso, ma per mero accudimento dei bimbi i cui genitori hanno oggettive difficoltà. In questi tre mesi di quarantena è indubbio che per le famiglie sia stata dura, ed ora lo è ancora di più soprattutto per chi da poco ha potuto riprendere a lavorare. Diventa praticamente molto complicato gestire lavoro, figli e didattica a distanza di questi ultimi.

Sono problemi oggettivi, questi come i tanti altri che il periodo di quarantena ha provocato ed ancora provocherà. Ma quello che in questi mesi ho tristemente riscontrato è l’ingiustificato livore di molti genitori nei confronti degli insegnanti.

Io sono un genitore ma anche un insegnante, non di ruolo, ma un esterno. Questa condizione mi permette però di vivere e comprendere meglio entrambi i punti di vista.

Dalla prima settimana di quarantena si è subito scatenato un malumore verso il sistema scolastico. Perché la scuola non si organizza? Perché non viene attivata la didattica a distanza? Ed avanti con una infinita serie di critiche e richieste verso una organizzazione scolastica che è stata colta inevitabilmente impreparata dalla situazione.

In silenzio e con molta umiltà gli insegnanti si sono rimboccati le maniche e in poche settimane hanno preso familiarità con gli strumenti digitali della didattica a distanza. Hanno imparato nuovi software, elaborato nuovi piani didattici senza una minima traccia e una minima esperienza in materia. In poco meno di un mese sono partite le lezioni a distanza. Subito molti genitori hanno trovato nuove critiche e nuovi motivi per sfogare la loro rabbia sui social. Tendenzialmente perché si sono resi conto che la didattica a distanza richiede un tempo aggiuntivo per stare dietro ai bambini. Richiede un minimo di conoscenza informatica. Son tutti bravi a lamentarsi sui social, meno bravi se devono gestire due account invece di uno sul pc o il telefono. Potremmo aprire una grande parentesi sul ritardo digitale ma non è questa la sede.

In tutto questo tempo nessuno dei criticoni e pseudo esperti in didattica a distanza ha alzato la mano per dire “come posso aiutare? “.

A dire che non va siam capaci tutti, a proporre soluzioni e metterci la faccia e il proprio tempo decisamente meno. A proposito, sì io sono uno di quelli. Una settimana dopo la quarantena mi sono proposto per aiutare per l’adozione della didattica a distanza e vi ho dedicato (volontariamente) molte ore tra analisi, webinar, corsi, ecc. Quello che mi ha stupito molto è stata la capacità di adattamento ed apprendimento degli strumenti tecnici (a volte non proprio semplici) di tutti gli insegnanti con cui sono venuto a contatto. Sono sincero dicendo che non me lo aspettavo, ma questo si è rivelato un limite mio. Evidentemente c’era dietro una forte motivazione per continuare la didattica e il rapporto con i ragazzi.

In questo tempo gruppi vari di genitori si formavano chiedendo alla classe politica una soluzione per tornare alla didattica in presenza. Ho visto postare immagini di “presunte classi svedesi” che facevano lezione in un parco. Una classe composta da 4 bambini in un parchetto portata ad esempio, ma dico scherziamo? Possibile che nessuno si renda conto di come è strutturata una classe tipica in Italia?

Dai 20 ai 25 bambini con un insegnante. Tra questi almeno un 20/30% con un qualche disturbo del comportamento o apprendimento. Tutti nelle mani di un unico insegnante. Ora credo che questo insegnante ci metterebbe la firma per trovarsi con 4 (quattro ) bambini in un parco svedese a far lezione all’aria aperta.

Forse c’è un problema di fondo con la didattica, ho scritto forse apposta. Io stesso ho un figlio plusodotato che necessiterebbe di un supporto specifico per cui negli anni mi sono reso conto di quante poche “armi” abbia la scuola a disposizione per affrontare casi specifici.

È dato tutto in mano alla buona volontà di insegnanti e dirigenti. Per fortuna almeno quello.

Ma è così. Ci preoccupiamo, per coccolare le nostre coscienze, di problematiche a migliaia di km da casa nostra ma fino a che non ci troviamo dentro non siano capaci di affrontare le vere problematiche davanti a noi.

Problematiche che questa situazione ha fatto emergere in maniera preponderante.

Ma il cosiddetto “mainstream” cosa fa? Si accanisce con l’elemento più debole della catena ovvero la figura dell’insegnante.

In seguito al rifiuto dei dirigenti di attivare l’attività scolastica ho letto commenti degni degli hater più velenosi in tutti i settori dello scibile che gli stessi credono di possedere.

In fondo è un grande classico prendersela con i più deboli. Lo si fa da piccoli e non cambia da grandi. Ovviamente sempre fino a che il debole non rientri nelle categorie mainstream da proteggere, l’insegnante no, evidentemente.

L’insegnante, ovvero la persona che si occupa dell’istruzione di vostro figlio, verso cui dovreste portare un giustificato e dovuto rispetto, fa un lavoro, non è un sacerdote che ha avuto una vocazione. Ed è un lavoro duro e il perché lo ho spiegato qualche riga più sopra.

Tuttavia: se non c’è la didattica a distanza la colpa è dell’insegnante; se la didattica a distanza c’è ma non funziona secondo le vostre aspettative è colpa dell’insegnante; se non vi va interne è colpa dell’insegnante.

E adesso se l’insegnante di rifiuta di fare il baby sitter a vostro figlio è uno che ruba lo stipendio e preferisce starsene sul divano.

Ho letto di tutto e di più. Chi usa toni volgari e chi i toni volgari li condisce con un po’ di buonismo giusto per raccattare qualche consenso in più e non sembrare (così crede) volgare. Fesserie di commenti e giudizi dati senza nessuna cognizione di causa. Ma così sono i social network, luoghi dove ognuno è libero di esprimere la propria opinione e se questa è condita di quattro frasi che fanno breccia sulle disgrazie del momento, il gioco è fatto. Piovono likes e cuoricini…dalle stesse persone che 10 minuti dopo mettono lo stesso like all’argomento diametralmente opposto ma venduto altrettanto bene.

Così nascono e si alimentano gli haters, già perché queste persone sono degli haters veri e propri anche se credono di non esserlo solo perché abbracciano una causa che fa comodo a molto. Il babysitteraggio lo è sicuramente di questi tempi.

Certo vorremmo tutti tornare alla normalità ma non è possibile ora e non lo sarà per lungo tempo.

Questo dovrebbe essere un momento per stare uniti non per cercare divisioni. Eppure, gli haters cercano facili consensi in questa situazione. E lo fanno sulle spalle dei più deboli, gli insegnanti.

Questi ultimi hanno tutta una serie di motivazioni per non accettare certe condizioni. Magari non sono tutte motivazioni forti ma io mi chiedo: voi lo fareste?

Dubito.

Gli insegnanti non sono né infermieri né dottori né badanti dei figli altrui.

In pochi capiscono che questa non è una battaglia e non bisogna necessariamente cercare un amico o un nemico.

Sarebbe ora di smetterla di seminare odio a vuoto e parlare di soluzioni concrete.

Soluzione che sì pensino al bene dei bambini ma che riescano a conciliare anche le esigenze dei genitori e il bisogno di garanzie degli insegnanti.

Mettersi a confronto, mondo della scuola, necessità dei genitori e magari anche tra diversi gruppi linguistici.

Ma no non avverrà, state tranquilli. I gruppi politici vivono di questi dissensi ed ognuno cerca di accaparrarsi l’uno o l’altro consenso.

Questo della scuola è l’ennesimo esempio dove si è perso il lume della ragione. Non si discute su come risolvere il problema ma sulle inevitabili conseguenze dello stesso.

Non si arriverà da nessuna parte. Seguiranno fiumi di post contro gli insegnanti perché il trend adesso è così. Andare controcorrente costa, soprattutto perché bisogna metterci l’impegno personale.

Ma in fondo non sono questi i problemi. Meglio spendere tempo e risorse per trovare soluzioni alla ripresa del campionato di calcio. Che sarebbe anche un bene, almeno una larga parte di haters potrebbe sfogarsi in altro modo.

Considerando poi che la maggior parte delle insegnanti sono donne mi stupisco anche della poca presa di posizione di quelle che fanno della (giusta) lotta contro la parità di genere. Un silenzio quasi imbarazzante. Anche perché è una battaglia donna contro donna. Madri contro insegnanti. Astenersi maschi perditempo, please.

Poi però preoccuparsi perché è stata rimossa una panchina pitturata di rosso, quello si che è fondamentale. Ma quello che sta avvenendo nei confronti delle donne insegnanti non è forse un atto di violenza?

Secondo me abbiamo perso la bussola e non sappiamo più da che parte andare. Io tendo a giustificare tutti perché credo che questo periodo ci abbia sfiancato sia fisicamente che emotivamente. Ma forse la politica dovrebbe riflettere e fare quello che è chiamata a fare: un confronto sereno e pacato e non un accumulatore di latente violenza sociale.

(insegnante e genitore)













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