PIù RISPETTO PER CHI LAVORA NELLA MUSICA 

In due mesi di Lockdown gli eventi dal vivo sono stati nominati SOLO sotto la voce “divieto”. In Alto Adige, con l'ultima discussa legge, è stata inserita la possibilità di realizzare una...



In due mesi di Lockdown gli eventi dal vivo sono stati nominati SOLO sotto la voce “divieto”. In Alto Adige, con l'ultima discussa legge, è stata inserita la possibilità di realizzare una manifestazione solo su parere positivo del Presidente della Provincia Arno Kompatscher. Il problema è che non esistono solo i grandi eventi che, immagino, potranno chiedere autorizzazioni speciali nel momenti in cui certificheranno il rispetto delle direttive (che per questo settore ancora non esistono). Il problema è che il mondo degli spettacoli dal vivo (non solo musica) è anche fatto di piccoli e medi concerti, organizzati da promotori e organizzatori privati, piccole associazioni, centri giovanili e altro. In questo momento sembra si stia riaprendo tutto (nell'incertezza generale). La domanda quindi è questa: se un bar può riaprire rispettando le distanze, un ristorante può aprire con tavoli ogni due metri, un barbiere può tagliare i capelli misurando la febbre e usando i guanti e così tutto il resto, perché non è possibile redigere un documento con le disposizione riguardanti le manifestazioni in modo da rispettare gli stessi parametri e far riattivare un intero settore lavorativo? La mia paura è che questo settore lavorativo sia considerato solo come semplice settore culturale in cui ci si esibisce per hobby o per gratificazione personale. A questo punto è ovvio che nessuno si sbilancerà permettendo la realizzazione di eventi senza avere le garanzie che questi si svolgano in sicurezza.

Ma la colpa non è solo delle istituzioni. La colpa è anche di tutti noi che, in primo luogo, ancora non abbiamo creato strumenti in grado di rappresentarci. Un po' per abitudine (nella concezione comune i lavoratori dello spettacolo non sono lavoratori), un po' per pigrizia, un po' per difficoltà burocratiche e un po' perché ognuno spesso pensa solo a sé stesso. Sarebbe bene trovare il modo di realizzare e presentare un documento che regoli l'attività in questo periodo particolare in modo tale che ognuno possa sapere come muoversi (domanda: se per le celebrazioni liturgiche verrà fatta un'ordinanza apposita perché non farla per le manifestazioni?). Nel frattempo, grazie anche a questo documento, potrebbe essere possibile presentare un progetto per l’allestimento di spazi esterni da proporre ai singoli comuni che sia in grado di rispettare le disposizioni e che permetta ad ogni operatore di realizzare eventi (teatro/concerti/danza/cinema/altro). Non ha senso che ogni organizzatore debba attrezzarsi per risolvere tutta una serie di problematiche comuni: uniamo le teste e le forze e creiamo degli spazi attrezzati a disposizione di ogni organizzatore. Ovviamente bisogna tenere conto che qualsiasi cosa si possa realizzare nel prossimo futuro sarà comunque in qualche modo un surrogato: un evento è anche incontro, condivisione, scambio, aggregazione, elementi che per forza di cose non potranno essere vissuti al 100%. Tutti dobbiamo fare uno sforzo per il sostegno di questo settore, perché dietro ogni artista che si esibisce ci sono moltissimi altri lavori connessi: i tecnici audio, luci, chi monta i palchi, chi gestisce l'evento, i grafici, i videomaker, i truccatori, gli scenografi, gli insegnanti, le nuove figure che gestiscono i social e altro che ora, non volendo offendere nessuno, non ho inserito. Non si può far finta che tutto questo non ci sia.















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