Premio Strega, c’è anche “odio” di Daniele Rielli
Letteratura. La candidatura dello scrittore bolzanino è stata lanciata da Antonio Monda Il romanzo, uscito per Mondadori, è la terza prova d’autore per l’ex “Quit the Doner” «Parlo della generazione dei 30-40 enni e di un mondo, il nostro, quasi al tramonto»
Bolzano. C ’è anche uno scrittore bolzanino, quest’anno, tra i candidati al Premio Strega, uno dei più prestigiosi premi letterari in Italia, nato nel 1947 da un’idea, tra gli altri, di Maria Bellonci e il gruppo degli Amici della domenica. Da allora gli Amici della domenica, che oggi costituiscono un corpo elettorale di quattrocento persone diversamente inserite nella cultura italiana, si riuniscono ogni anno per scegliere in due successive votazioni il vincitore. Tra i romanzi in lizza quest’anno c’è anche “Odio” di Daniele Rielli, scrittore bolzanino trapiantato a Roma, alla sua terza prova dopo il romanzo d’esordio “Lascia stare la gallina” (per il quale è stato definito già allora autore di culto), e “Storie del mondo nuovo”, dopo essere stato il più grande hater di Beppe Grillo con lo pseudonimo di Qui the Doner. Il libro di Rielli è stato proposto al Premio Strega da Antonio Monda, scrittore, insegnante alla New York University, nonché direttore artistico della Festa del Cinema di Roma. Il quale scrive: «Ritengo che “Odio” sia uno dei libri italiani più interessanti, appassionanti e coraggiosi degli ultimi anni. Sono ammirato dalla lucidità e la passione con cui Daniele Rielli prende spunto dalla teoria del capro espiatorio di Rene Girard per raccontare una vicenda distopica solo in apparenza. E ammiro il modo – originale e profondo – in cui racconta i suoi protagonisti, uomini e donne che non hanno raggiunto i quaranta anni….».
“Odio”, pubblicato da Mondadori e con una bellissima copertina (una nave dispersa e solitaria nel blu del mare) racconta con grande acume il tempo in cui viviamo. Il protagonista è Marco De Santis che conquista la notorietà grazie al fatto di esser stato accusato ingiustamente di omicidio. Poi, dopo esperienze a Bologna e Berlino, fonda una potentissima società che conosce i data di milioni di persone e si occupa di indagini predittive. Come accade ai nostri giorni, il confine tra fama e infamia è quasi annullato, il culto dell’apparenza prevale costantemente sulla sostanza, così come il dominare delle passioni più viscerali e nefaste. Come scrive Monda «è un mondo nel quale la grazia sembra soccombere alla rivalsa e la vendetta allo sfogo di frustrazioni che nascono spesso da ingiustizie subite. “Gli esseri umani non si accordano mai se non a spese di una vittima”, spiega Girard: partendo da questo dolente assunto, Rielli racconta una serie di personaggi che si illudono di eliminare il mistero e l’imprevisto. Si tratta di un mondo immaginario, ma tragicamente simile al nostro, descritto da un autore che ha l’abilità e l’intelligenza del sicuro narratore e il coraggio e il talento di chi sa rischiare».Rielli ha accettato di rispondere alle nostre domande.
Si aspettava questa candidatura a un premio così importante?
Non me lo aspettavo e ne sono felice perché ci ho messo 4 anni per scrivere “Odio” e adesso ha più possibilità di visibilità. Sono contento anche se non vinco: gli scrittori scrivono per i lettori, non per vincere premi.
Secondo lei perché piace il suo libro?
Penso che la gente sia interessata alla realtà, che voglia leggere cose legate al presente. Soprattutto perché parla dei trenta-quarantenni di cui oggi in Italia si parla poco, al contrario di quanto succede al esempio, negli Stati Uniti o in Francia. E’ un approccio inconsueto a una contemporaneità che attira e respinge. Per me è molto importante la lingua che è quella letteraria italiana degli anni ’60-’70, quella di Goffredo Parise, Flaiano, Berto o Brancati, ma attualizzata. Quanto ai contenuti, alcuni sono reali: ci sono Matteo Renzi, Palazzo Chigi, i palazzi del potere. Questo crea l’allegoria con un realismo estremo.
Il suo libro segna il crepuscolo dell’occidente?
Stiamo vivendo un periodo complicato in cui si assiste alla decadenza di un sistema in cui non c’è pluralismo, né libertà di pensiero, né possibili diverse vedute.
A questo hanno contribuito anche internet e i social in particolare?
Sono mezzi pericolosi, perché non c’è dialogo e le posizioni distanti non si avvicinano mai. E tutti sono nemici di tutti, c’è una spinta a risposte istintive. Chi non ha la stessa opinione diventa il nemico, perché non c’è il confronto tra persona e persona. Violenza che poi spesso si scarica a terra. Citando il titolo del mio libro, c’è più odio, più violenza verbale. Per questo sul mio sito ho creato un podcast in cui ci si confronta guardandoci in faccia.
Molti suoi lettori aspettano il nuovo libro. Quando?
Tutti pensano che lo scrittore passi le sue giornate sul computer, in realtà bisogna svolgere ricerche, vedere gente, parlare, indagare la realtà. Adesso è tutto fermo, tutto chiuso. E gli scrittori devono adattarsi anche loro…
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